Fin dall’antichità vivevano in solitudine per propria scelta gli eretici, i religiosi, gli scrittori e gli artisti. E, nelle malattie gravi delle epidemie e pandemie venivano “messi in isolamento”.
Dante (1314) nella Divina Commedia nel XXVII canto dell’inferno descrive i lebbrosi. Parola derivata dall’etimologia greca “lepròs”, che significa squamoso, e, dal termine “elephas”, usata per la prima volta nella traduzione in latino della Bibbia. Areteo di Cappadocia ne descrisse i particolari della malattia nel 1300 (Medioevo); inizialmente i malati usavano un campanello in mezzo alla gente per farla allontanare, successivamente venivano abbandonati in luoghi deserti ed isolati.
La commovente descrizione di Alessandro Manzoni della peste bubbonica cosiddetta “peste nera” che si diffuse durante il dominio degli spagnoli nel Nord Italia (1629-1633). Romanzo storico pubblicato nel 1827, dove emerge la condizione di povertà della popolazione, la solitudine e l’isolamento nei lazzaretti. La persona viene “gettata in una condizione di solitudine” come scriveva la Rudas (Meloni M.E., Rudas N., 2019), ma non è la solitudine degli scienziati, artisti, dei filosofi, religiosi, dei mistici ecc, liberamente scelta. E, proprio in queste malattie gravi come nelle pandemie ed epidemie si è costretti all’isolamento. Invece nella depressione si coglie alla base la solitudine melanconica, la condizione esistenziale, in cui interagiscono molteplici fattori: personali e sociali. L’elevato numero di forme depressive comporta una riflessione nel suo vissuto. È necessaria un’analisi delle emozioni prevalenti. La depressione può colpire gli adolescenti come le varie fasce d’età del ciclo della vita. E, talvolta “la depressione della porta accanto” possiamo trovarla in chiunque, e non accorgerci che a breve potrebbe compiere un gesto disperato, come togliersi la vita.
Il doppio binario e la solitudine
Le numerose esperienze di perdita sono alla base della condizione depressiva: difficoltà lavorative, di relazione, con isolamento sociale. Nello “stress psicosociale” legato al cosiddetto lavoro negato, cioè nella disoccupazione, viene vissuto, come evento fallimentare esistenziale.
Nelle donne nel difficile ruolo “a doppio binario” di madre o di single (persona che vive da sola), con l’emancipazione sociale conquistata nei lunghi anni. Durante la pandemia le donne hanno pagato di più rispetto agli uomini, nella perdita del lavoro. Le difficoltà economiche, il senso di fallimento esistenziale entra in conflitto, con i ruoli di efficienza, di successo che la società richiede.
Nello “stress” l’emozioni negative sono alla base di una eventuale azione di disadattamento della persona. E, nella depressione perdono la loro funzione principale, si accompagnano al dolore psichico (spirituale) e come conseguenza gli individui vivono tutta la gravità dello stress. Si ha un sentimento d’incapacità ed inadeguatezza, con perdita dell’autostima, perdita della capacità di affrontare la situazione personale e familiare. Le donne sono più soggette ad un disturbo d’ansia come gli attacchi di panico (Viola R., 2021) e alla depressione rispetto agli uomini. In generale “Le donne sono più paurose e risultano più insicure rispetto agli uomini” (Rudas N. et al., 2016).
Perdita della libertà
Nella depressione si ha una perdita di libertà che si associa ad un attuale sofferenza e disabilità, o ad un rischio significativamente aumentato di morte (suicidio). Gli uomini hanno un rischio suicidario decisamente più alto rispetto alle donne. Un cumulo di emozioni negative che si manifestano in modo distruttivo, in cui la frustrazione, il senso di colpa, di vergogna, possono determinare il progetto definitivo di non voler vivere. La persona percepisce solo il dolore morale, è come sospesa nel vuoto, aggrappata al nulla e in piena solitudine. In particolare nella disoccupazione, l’individuo non può provvedere alla soddisfazione di bisogni fondamentali come l’alimentazione, l’alloggio, che sono i beni necessari ed indispensabili per vivere. Quindi ritengo che la sensibilizzazione a queste complesse tematiche, è finalizzata ad implementare la capacità di diagnosi e soprattutto alla prevenzione.
Conclusioni
Le epidemie e le pandemie nei secoli passati, come la: “peste nera” o manzoniana dal famoso romanzo di Alessandro Manzoni “I Promessi Sposi” (1629-1633). Il vaiolo che si diffuse nel XIX secolo con numerose epidemie che scomparvero definitivamente solo nel 1954.
La poliomielite dal greco “polios” (1840), l’influenza spagnola (1918-20), solo per citarne alcune, hanno cambiato il mondo e le nostre abitudini. In questi ultimi anni di pandemia, la solitudine e l’isolamento forzato per evitare di ammalarci, le restrizioni della libertà, la paura della morte, forse, ci hanno resi meno sensibili alla sofferenza degli altri? Dovremmo chiederci chi sta nella porta accanto? Come sta? E, soffermarci soprattutto sulla sofferenza e la solitudine delle persone colpite dalle malattie, dalla guerra e dai terremoti.
Maria Efisia Meloni
Bibliografia
- Maria Efisia Meloni, Rudas N: Il lavoro Negato. Mimesis Edizioni, 19-01-2019, pag.35-37
- Rudas N et al: Donne morte senza riposo. Un’indagine sul muliericidio. AM & Edizioni, Cagliari 2016, pag.110-111
- Rita Viola: Un’epidemia di panico. Sgretolare il muro della paura. MIND, Mente &Cervello: L’attacco di panico è un’esperienza devastante per milioni di persone, ma guarire è possibile. N.194-Anno XIX-febbraio 2021, pag. 25-29.
Sitografia
- Erickison: Coronavirus: le conseguenze psicologiche dell’isolamento forzato 14-03-2020 https://www.erickison.it
- Guerrini Usubini A.: Emozioni negative e difficoltà legate al covid attraverso l’intelligenza emotiva. 03-12-2021 https://www.auxilogico.it
- Lasciani Petrini V.: “I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni”. Mondadori Media S.p.A. 2023 https://www.studenti.it
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