È noto come la speranza possa influire il modo di porsi della persona anche in situazioni di grande sofferenza, come nelle conseguenze del lockdown e della pandemia, nei disturbi oncologici e nella depressione e nel pericolo di vita. Patrick Zaky è un fulgido esempio di quanto è necessaria la speranza.
Patrick George Zaky
Liberato dal carcere in Egitto dopo 22 mesi di detenzione, ha ringraziato così chi lo aveva sostenuto:“Grazie a tutti quelli che hanno tenuto accesa la luce “. Queste parole dello studente egiziano indicano chiaramente come la speranza può rappresentare un’importante risorsa nelle situazioni più difficili.
Zaky ha ancora raccontato “Non posso dire tutti i dettagli e preferisco non parlare delle condizioni di detenzione. Ma poi ho capito che c’era una speranza. È la speranza, sai, la cosa più difficile da tenere in vita quando ti tolgono la libertà”.
La speranza
La speranza è intimamente legata ai sensi, per questo può essere una luce nel buio e può essere considerata la capacità umana di riunire tutte le nostre forze e di concentrarle per riuscire a raggiungere un obiettivo. Secondo Shimanoff (1984) il termine è una delle parole più frequentemente menzionate nelle conversazioni di tutti i giorni: le persone sperano nel raggiungimento di un bene o nell’evitamento di un male, quasi come tendenza naturale.
La parola deriva dalla radice sanscrita spa-, che significa “tendere verso una meta” ed è proprio questo che significa sperare: protenderci verso qualcosa che non possiamo ancora vedere, ma che ci aiuta ad andare avanti. Sperare è pertanto tendere verso un miglioramento a partire da una condizione di malessere, frustrazione, insoddisfazione ma anche paura ed angoscia.
Ricerche scientifiche
Alcuni primi studi sulla dimensione della speranza sono stati condotti in situazioni di minaccia alla vita ed associati, pertanto, alla capacità della persona di reagire alle avversità.
Ad esempio Korner e McGee hanno documentato la relazione tra la speranza e la sopravvivenza degli ebrei nei campi nazisti. Sulla scia di quei primi studi, la dimensione della speranza è stata considerata come fattore fondante la relazione di cura e pertanto approfondita nelle sue componenti e qualità dal punto di vista delle persone malate.
In uno studio condotto da Johnson su un gruppo di persone malate di tumore sono stati delineati 10 attributi della speranza: aspettative positive, qualità personali, spiritualità, presenza di obiettivi, confort, assistenza, relazioni interpersonali, controllo, lasciare qualcosa di valore agli altri, riconoscere gli obiettivi raggiunti.
In uno studio di Geisinger il novanta per cento dei pazienti (su un totale di 120) risulta avere un senso di speranza come principale significato alla propria vita. Un altro studio invece ha evidenziato i fattori che riducono la speranza nelle persone malate: l’abbandono e l’isolamento (dalla rete famigliare, sociale e operatori sanitari). Altri fattori sono il dolore, il disagio incontrollabile e la svalutazione della personalità.
La speranza e la sua mancanza
L’esperienza legata al lockdown e al Covid-19 ha fatto emergere l’importanza della consapevolezza di sé stessi e delle relazioni con gli altri, alla quale non siamo quasi mai educati. Spesso infatti, siamo spinti da ritmi frenetici alla ricerca di qualcuno o qualcosa che speriamo apporti un miglioramento nella nostra vita. Questo comportamento allontana la possibilità che abbiamo in ogni momento di partire da noi stessi per comprendere cosa ci fa stare bene, che cosa condiziona il nostro sentire e il nostro agire e che cosa possiamo fare per cambiare.
Per contro la mancanza di speranza, definita come provare una sensazione di una situazione insormontabile, dove nessun obiettivo sembra raggiungibile, è associata con la Depressione ed è correlata con l’idea di suicidio.
Il concetto di speranza
è dunque multidimensionale e complesso Esso è associato ad un’emozione positiva, ma è anche un processo di anticipazione ansiosa che coinvolge il pensiero, il comportamento, le emozioni e la modalità di porsi in relazione con gli altri. La speranza di Zaky gli ha permesso di superare le gravi difficoltà della sua prigionia.
È una forza vitale nell’adattamento che emerge in tutta la sua potenza nelle parole della lettera che Zaky aveva scritto alla sua famiglia il 21 giugno 2020: “Spero che stiate tutti bene e che il Coronavirus non abbia colpito nessuno dei nostri cari […] Un giorno sarò libero e tornerò alla normalità, ancora meglio di prima”.
Antonella Vacca
Bibliografia e sitografia
- Gelling L. The role of hope for relatives of critically ill patients: a review of the literature. Nurs Stand. 1999 Sep 22-28;14(1):33-8.
- Greisinger AJ et al. Terminally ill cancer patients. Their most important concerns. Cancer Prac 1997;5:147–54.
- Korner I. Hope as a method of coping. J Consulting and Clinical Psychology 1970; 34,2:134-139.
- Mazza C. et al. A Nationwide Survey of Psychological Distress among Italian People during the COVID-19 Pandemic: Immediate Psychological Responses and Associated Factors. Int J Environ Res Public Health. May 2;17(9):3165.
- McGee R. Hope: a factor in influencing crisis resolution. Advances in Nursing Science 1984; 6,4:34-44.
- Shimanoff S. Commonly Named Emotions in Everyday Conversations. Perceptula and motor skills. First Published April 1, 1984 Research Article.
- Stephenson C. The concept of hope revisited for nursing. J Adv Nurs. 1991;16:1456–61.
- Susan E. et al. “La speranza nei malati terminali di cancro” European Journal of Cancer (EJC) 44(2008) 1169-1174.
- Tutton E. et al. An exploration of hope as a concept for nursing. Orthop Nurs. 2009;13:119–27.
Sitografia