Introduzione
“Lei non sta soffrendo, vostra figlia dorme come Biancaneve perché la realtà che la circonda è terribile e questa specie di sonno è una forma di protezione. La bimba aspetta solo che la situazione migliori e allora avrà la possibilità di svegliarsi e tornare ad essere vivace.” Così inizia la voce di campo in “Sopraffatti dalla vita”, un docufilm di Netflix, del 2019, di John Haptas e Kristine Samuelson, sulla sindrome da rassegnazione. Sindrome che da 20 anni ha colpito centinaia di bambini traumatizzati, richiedenti asilo in Svezia.
I “Biancaneve” in Sopraffatti dalla vita
Dasha (sette anni), Leyla (dieci anni) e Karen (dodici anni) sono addormentati. Il docufilm è un susseguirsi di amorevoli gesti di cura intervallati da desertiche riprese di paesaggi innevati, di campi di terra scura, di fiumi ghiacciati. La natura brulla qui sembra rimarcare ed amplificare il dolore. Le parole sono superflue. Non ci sono commenti. Le uniche parole sono quelle degli specialisti che cercano di spiegare questo fenomeno dal punto di vista scientifico.
Dasha
Dasha, con la sua famiglia, ha assistito alla lettura del rigetto della “sentenza” di richiesta di asilo. I bambini, che capivano lo svedese, “avevano capito tutto, prima che traducessero a loro”. Dasha si è subito disperata e poi si è addormentata come Biancaneve. Aveva vissuto per un anno e mezzo le tensioni della famiglia in attesa della risposta. La bimba è rimasta addormentata per più di un anno, fino a quando non è stato accolto positivamente il ricorso.
Leyla
Leyla è una bimba yazidi, malata da mesi. La mamma era stata brutalmente stuprata nel paese di origine e minacciata di morte dal nonno per lo scandalo. Erano, dopo circa un anno, ancora in attesa della risposta alla richiesta di asilo. Nelle scene iniziali, la sorella maggiore si prende cura di lei ma poi pian piano anch’ella ha iniziato a ritirarsi dal mondo. “È tutta paura, i nostri corpi sono pieni di paura”, dice il padre. È commovente la scena silenziosa delle due bambine nei loro lettini, due piccole biancaneve addormentate. Qui non c’è il lieto fine.
Karen
Karen era uno studente modello, bravissimo in matematica. Adorava la scuola. Karen nel paese di origine ha subito un agguato dove ha assistito all’assassinio dell’amico di suo padre. Lui ed il padre sono scampati all’agguato. Arrivato in Svezia con la famiglia il ragazzino era molto scosso “stava sempre sul chi vive, si guardava attorno con fare ansioso”. D’impatto la scena in cui la dottoressa insegna alla madre come far inghiottire il gelato a Karen profondamente addormentato. All’epoca del film era in stato catatonico da 14 mesi. Dopo che alla famiglia è stato rinnovato il permesso di soggiorno temporaneo, ha ricominciato a deglutire, sempre imboccato.
La sindrome da rassegnazione
La sindrome da rassegnazione è una condizione clinica molto seria, caratterizzata da riduzione dello stato di coscienza. I bambini vivono in uno stato stuporoso per mesi o anni. Sono completamente inerti, incapaci di reagire al dolore e a qualunque stimolazione vocale e tattile. Non sono in grado di nutrirsi né di camminare autonomamente. Vengono alimentati attraverso un sondino naso-gastrico. La sindrome da rassegnazione inizia con la comparsa di irritabilità. Si allontanano progressivamente dal mondo e si chiudono in sé stessi. Si disimpegnano dalle attività abituali come la scuola e il gioco, diventano apatici. Smettono di camminare, parlare, mangiare, diventano deboli. Perdono urine e feci fino ad arrivare alla condizione di profondo torpore e incoscienza.
Criteri diagnostici
La classificazione nosografica è ancora complessa e oggetto di dibattito. Si sa che è sempre correlata a un pregresso Disturbo Post Traumatico da Stress (soprattutto nei maschi) e/o a Depressione (soprattutto nelle femmine) (Cohen D, 2006). In circa il 30% dei casi i genitori soffrivano di disturbi psichici. Viene ipotizzato potrebbe trattarsi di una forma estrema di disturbo dell’umore o di ansia. I bambini, infatti, sono sempre vittime di traumi fisici e psichici per lo stato continuo di pressione, allerta e paura. L’età di insorgenza media è di 11,5 anni (da 8 a 15 anni). (von Knorring e Hultcrantz, 2020).
Geolocalizzazione
La particolarità della sindrome da rassegnazione è che la maggior parte dei casi sono stati registrati soprattutto in Svezia. I rifugiati provenivano dai Balcani, dalle Repubbliche ex-sovietiche, dal Sud della Russia, per la maggior parte appartenenti a minoranze etniche e religiose. E successivamente dalla Siria. Pochissimi minori con sintomi uguali o simili sono stati segnalati da altri paesi europei. Recentemente sono stati segnalati casi nei centri di detenzione per profughi dall’Australia (Sainty L, 2018) e dall’Isola di Nauru. (Harrison, 2018).
Perché la Svezia?
Non è ancora chiaro. In passato la Svezia era una società aperta all’accoglienza e all’integrazione, ma progressivamente è cresciuto il sentimento anti-immigrazione. Le richieste di asilo hanno tempi sempre più lunghi e vengono sempre più spesso rifiutate. Gli esperti nel docufilm sottolineano che la prospettiva della deportazione colpisce dei bambini già adattati al nuovo ambiente e che conoscono la lingua. Vent’anni dopo il primo caso, l’enigma del perché ciò accada solamente in Svezia non è stato ancora risolto. (Thinh Ngo & Matthew Hodes, 2019)
In un primo momento era stata divulgata l’idea, sostenuta dall’estrema destra, che i bambini e le famiglie fingessero. Veniva suggerito nei media, che i bambini si autoproducessero il coma o addirittura che fossero avvelenati dai genitori. Con la finalità di rimanere più a lungo nel paese posticipando la deportazione. Secondo i medici e i ricercatori i sintomi della malattia non sono volontari. Si è scoperto essere delle fake news (false notizie).
Il senso della sindrome da rassegnazione
Testimoni di terribili violenze, dormono per non vivere, si estraniano per non avere paura. È la perdita di futuro e di speranza a indurre il crollo e il ritiro. In relazione ad un ambiente che li ha rigettati, dopo aver creato una illusione di salvezza. L’idea che la rassegnazione colpisca questi minori, portandoli a ritirarsi dal mondo come unica via di fuga da una situazione psicologica insostenibile, è inaccettabile.
La guarigione
La voce di campo nel docufilm ci dice che la guarigione di questi bambini è molto graduale e lenta. Anche se non sono mancati casi ad esito negativo. A seconda della variabilità individuale, la sindrome regredisce e vengono ripristinate pian piano tutte le funzioni cognitive e motorie, senza che residuino disfunzioni. Il processo di guarigione inizia solo quando la famiglia si sente al sicuro e sembra dipendere dalla ricostruzione della speranza. Il sorgere della speranza evidentemente cambia la comunicazione all’interno del gruppo familiare. I genitori modificano probabilmente e inconsapevolmente il tono della voce, la gestualità. L’atmosfera familiare cambiata, genera e trasmette speranza.
Immacolata d’Errico
Bibliografia
- Cohen D. – Towards a valid nosography and psychopathology of catatonia in children and adolescents. Int Rev Neurobiol. 2006;72:131–147.
- von Knorring,AL., Hultcrantz, E. – Asylum-seeking children with resignation syndrome: catatonia or traumatic withdrawal syndrome? Eur Child Adolesc Psychiatry, 2020, 29, 1103–1109
- Thinh Ngo & Matthew Hodes – Pervasive Refusal Syndrome in Asylum Seeking Children: Review of the Current Evidence. Clinical Child Psychology and Psychiatry (2019)
Sitografia
- Harrison, V. (2018). Nauru refugees: The island where children have given up on life. Retrieved from https://www.bbc.co.uk/news/world-asia-45327058
- https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/cinema/sopraffatti-dalla-vita-commento-di-e-marchiori/
- Sainty L (2018) Australia’s child refugees are suffering a rare psychological illness where they withdraw from the world. www.buzzfeed.com/lanesainty/australias-child-refugees-are-being-diagnosed-with-swedens?utm_term=.gw4xE99XmZ#.ko1DxjjvB3. Accessed 9 Nov 2018