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La ricerca delle cause biologiche dei disturbi dell’umore

Potenzialità e prospettive per una valutazione eziologica integrata della depressione. Le cause biologiche sono solo un aspetto del problema.

Negli ultimi anni siamo stati testimoni della diffusione di diverse ipotesi che hanno cercato di spiegare le cause, le origini e l’eziologia dell’umore depresso. Ciascuna di queste teorie è basata sui principi e sui costrutti delle discipline condivise. Di volta in volta è stata enfatizzata l’importanza delle cause genetiche, di quelle sociali, psicologiche o biochimiche, e così via.


È evidente che quando cerchiamo di trovare la causa, o meglio le cause della depressione, sia dal punto di vista della ricerca scientifica, sia dal punto di vista della osservazione clinica, ci troviamo di fronte alla straordinaria unicità della persona ammalata di depressione.

Il paziente si pone, infatti, in relazione con noi con il suo complesso universo. Esso è costituito dalla sua storia, dai suoi vissuti intrapsichici, dalla sua struttura di personalità, dalla genetica, dalla famiglia, dall’ambiente sociale e le sue interazioni, ma anche dalle sue aspettative e dagli stili di vita. L’alterazione dell’equilibrio di questi fattori sviluppa la depressione ed in essa va ricercata la causa della malattia.

Attualmente, nonostante gli straordinari progressi della ricerca, le cause della depressione sono ancora non del tutto conosciute.
Negli ultimi decenni lo sviluppo del campo delle neuroscienze ha portato nuova linfa e nuove conoscenze alla ricerca delle cause neurobiologiche dell’umore depresso.
Anche in questo campo la complessità del numero crescente di informazioni e di scoperte sottolinea la partecipazione nello sviluppo della depressione di numerose concause. Esse vanno ricercate nella genetica, nei neuro-circuiti cerebrali e nel ruolo dei neurotrasmettitori cerebrali (la serotonina e il glutammato). Le tecniche strumentali di neuroimaging (la TAC funzionale, la Risonanza Magnetica Nucleare) hanno facilitato la ricerca.

Ipotesi infiammatoria


Recentemente insieme a questi “storici” fattori eziologici, nuove ricerche stanno confermando un possibile ruolo dell’infiammazione nell’insorgenza della depressione. Nuovi aspetti che sono individuati nell’infiammazione, nell’interazione dell’asse intestino-cervello (in inglese Gut-Brain Axis, GBA), nell’attivazione della modulazione delle cellule cerebrali della microglia e così via.


Un recente studio del gruppo tedesco della Università di Mainz, condotto dalla Prof.ssa Mareike Ernst (2021), ha confermato che la depressione sia associata ad un aumento dell’infiammazione ed ha osservato che la sua insorgenza si possa prevedere attraverso l’osservazione precoce dell’incremento e alterazione di alcuni fattori caratteristici dell’infiammazione. I risultati ottenuti, infatti, hanno registrato un aumento della proteina C-reattiva e del numero dei globuli bianchi, molto tempo prima dell’insorgenza dei primi sintomi della malattia.
Lo stesso studio, inoltre, ha evidenziato l’esistenza di differenze tra i due sessi. La previsione dell’insorgenza della depressione, attraverso l’osservazione dell’aumento dei fattori infiammatori, era però evidente soltanto negli uomini e non nelle donne. L’aspetto interessante e innovativo di questo studio riguarda, non tanto la conferma del coinvolgimento dei processi infiammatori nell’origine della depressione, ma soprattutto la differenza del coinvolgimento di tali processi nei diversi sessi.

Questo studio segue un filone di ricerca, della psichiatria di precisione, sulle cause della depressione (Lalousis et al., 2021), che conferma la necessità di sviluppare tecniche di riconoscimento precoce della malattia, mirate alla individualizzazione dei fenomeni depressivi in specifici sottogruppi di pazienti.

Asse cervello-intestino


Strettamente collegato alla ricerca del coinvolgimento dei processi infiammatori, nell’insorgenza della depressione, si è sviluppato negli ultimi anni un crescente interesse sul ruolo dell’asse cervello-intestino, che ha portato alcune recenti ricerche ad affermare che la depressione nasca nell’intestino.

Seppur enfatizzata per necessità mediatiche assumendone, quindi, un significato semplicistico e sensazionalistico, la ricerca scientifica sta iniziando a confermare l’ipotesi iniziale dell’interessamento dell’asse intestino-cervello nello sviluppo dei disturbi depressivi o più in generale dei disturbi dell’umore. Lo stress, o gli eventi stressanti, agendo attraverso il cervello, possono determinare un’alterazione della composizione microbica della flora intestinale. Evidenze scientifiche sempre più numerose, inoltre, indicano che questi batteri possono influenzare la neurochimica cerebrale e comportamentale.

È oramai chiaro che la colonizzazione post natale dell’intestino gioca un ruolo chiave nella regolazione dello sviluppo dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e lo sviluppo nel sistema dei neurotrasmettitori cerebrali (serotonina, noradrenalina e dopamina) che regolano il tono dell’umore.

Depressione e flora batterica intestinale


Uno studio recente (Wang et al., 2021) ha sottolineato la correlazione tra la flora batterica intestinale, gli stati emotivi e l’infiammazione cutanea da psoriasi. La ricerca ha evidenziato, in particolare, il ruolo della alterata regolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e l’asse intestino-cervello nella genesi comune della depressione e della psoriasi.


Siamo ancora lontani dalla conoscenza delle cause della depressione o dei disturbi dell’umore. Le recenti scoperte scientifiche, tuttavia, iniziano a far luce su diversi meccanismi neurobiologici che possono essere alla base di tali patologie. Le neuroscienze stanno favorendo le indagini in questo settore e stanno dando un decisivo contribuito allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche efficaci e mirate sulla persona.


Non bisogna, tuttavia, mai dimenticare il ruolo multifattoriale delle diverse componenti ereditarie, familiari, psicologiche e sociali che contribuiscono allo sviluppo dei disturbi psichiatrici e che rendono unico il ruolo del clinico e del paziente.

Francesco Franza

Bibliografia

  1. Ernst M, Brähler E, Otten D et al.: Inflammation predicts new onset of depression in men, but not in women within a prospective, representative community cohort. Sci Rep 2021; 11: 2271
  2. Lalousis PA, Wood SJ, Schmaal L et al.: Heterogeneity and Classification of Recent Onset Psychosis and Depression: A Multimodal Machine Learning Approach. Schizophr Bull 202;5: sbaa185.
  3. Vojvodic J, Mihajlovic G, Vojvodic P et al.: The Impact of Immunological Factors on Depression Treatment – Relation Between Antidepressants and Immunomodulation Agents. Open Access Maced J Med Sci 2019; 12:3064-3069.
  4. Wang X, Li Y, Wu L, et al.: Dysregulation of the gut-brain-skin axis and key overlapping inflammatory and immune mechanisms of psoriasis and depression. Biomed Pharmacother 2021; 137:111065.
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