Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

La Mail Art Stigma. Un modello ventennale di buona pratica contro lo stigma

Mail Art Stigma è un progetto di lotta allo stigma attraverso la formazione informale. È una mostra ma anche un progetto globale dove l’arte diventa strumento di inclusione. Favorisce la neuro-divergenza e rende visibile la “diversità” attraverso la creatività di ciascuno. Mail Art Stigma continua dopo vent’anni di vita a celebrare la diversità e diffondere il valore della arteterapia come pratica educativa e culturale.

Quando si parla di salute mentale, lo stigma resta un ostacolo. L’OMS ricorda che vergogna, paura del giudizio e disinformazione impediscono di chiedere aiuto. L’European Health Report 2024 sottolinea come la discriminazione ostacoli l’accesso alle cure. Nella Mail Art Stigma l’arte incontra il sociale, secondo la filosofia di “Stigmamente: inclusione reale e generativa non formale, capace di generare comunità. Un messaggio forte e attuale, oggi come venti anni fa.

Vent’anni di arte e inclusione

Nel 2025 la mostra Mail Art Stigma celebra il suo ventennale. Nata come progetto culturale e come forma di apprendimento informale sul mondo della psiche. La Mail Art Stigma rappresenta una buona pratica contro lo stigma e per la promozione della diversità umana.

Venti anni fa la sua forza innovativa nello scenario italiano della lotta allo stigma fu l’uso dell’arte postale come linguaggio libero e collettivo, capace di unire mondi lontani. Vi parteciparono anche diversi utenti dei servizi di salute mentale italiani oltre che studenti di ogni classe e artisti internazionali.

Oggi le motivazioni sono le medesime: offrire un luogo d’incontro in cui arte e società dialogano.
Libertà espressiva, autenticità, valore della diversità. Sono i principi che, ieri come oggi, permettono a questo progetto di generare comunità e di contrastare lo stigma in modo naturale e partecipativo.

Dalla call internazionale alla rete della diversità

Nel 2005 furono spedite 400 lettere di invito a mail-artisti di tutto il mondo. Molti di loro erano legati alla rete IUOMA (International Union of Mail Artists) e altri in contatto con Tiziana Baracchi, una delle prime mail artiste italiane. Risposero oltre 250 artisti da ogni continente, dando vita a un dialogo mondiale sull’identità e sulla mente.

Il progetto, ideato da Stigmamente, affrontava un tema solo in apparenza semplice: la diversità della mente e del corpo. Venne sviluppato da una rete eterogenea di Enti interessati: l’Università di Foggia, la Cattedra di Psichiatria del prof. Antonello Bellomo, la Biblioteca Magna Capitana, la Provincia di Foggia. Il Festival del Cinema Indipendente di Foggia che creò in seguito, grazie alla passione del Direttore Artistico Geppe Inserra, una sessione a concorso per film, documentari e cortometraggi dedicati allo stigma.

Mail Art: l’arte libera del movimento Fluxus

Per comprendere Mail Art Stigma occorre tornare al “movimento Fluxus. La Mail Art, nata negli anni Sessanta, promuove un’arte democratica e partecipativa: niente gerarchie, niente mercato, nessuna barriera tra artista e pubblico. Gli scambi avvengono ancora oggi per posta: un francobollo diventa passaporto di libertà creativa. È un linguaggio che attraversa confini e mantiene viva la sua forza espressiva. Come scrive Giancarlo Da Lio, “la Mail Art è l’ultima spiaggia della creatività” (Stigliani, 2008).

Mail Art Stigma, screenshot di Luigi Starace , 2025

Il progetto della mostra oggi: tra arte e comunità globale

Mail Art Stigma è oggi una mostra multimediale e un laboratorio di comunità. Comprende una serie di brevi documentari creativi, l’esposizione degli originali ricevuti via posta e i libri d’artista. Ogni opera può essere toccata, letta, rigirata. L’esperienza sensoriale diventa conoscenza condivisa.

Guarda il video con molti lavori esposti  https://www.youtube.com/watch?v=0dbgf9gD7-g

Le sensazioni emotive

Camminare tra le opere della Mail Art Stigma è come attraversare un piccolo atlante della sensibilità umana oltre che geografica. Nella mostra si ha la sensazione di fare il giro del mondo e seguendo il gusto di ciò che attrae ci si può soffermare sulla cartolina trasformata in collage anni ’70. O sul libro d’arte fatto a mano o si può pensare come un pezzo di legno di 20 centimetri possa essere stato affrancato e inviato via posta.

Perché la Mail Art è una buona pratica contro lo stigma

Mail Art Stigma funziona perché fa una cosa fondamentale: rende la diversità visibile e condivisibile, pertanto, fa inclusione e stimola diverse riflessioni sulle vite degli altri. Ogni foto, cartolina o busta spedita diventa un messaggio universale: la diversità è ricchezza, non difetto.


Pensare che ovunque nel mondo il peso dello stigma sia sentito stimola l’empatia, il dialogo su ciò che si ha in comune e ci coinvolge con semplicità. Una immagine, un pezzo di legno non sono impegnativi, ma diventano un modo semplice per approcciare un tema molto complesso e variegato come lo stigma. Ci sensibilizza al peso umano in chi se lo sente addosso. È l’Umanità delle cose semplici.

Arteterapia e sensibilizzazione

La mostra Mail Art Stigma è anche arteterapia. Creare, manipolare e riflettere favorisce espressione emotiva e autoconsapevolezza. Le opere spaziano dal racconto intimo alla denuncia sociale, dall’umorismo alla poesia visiva. Una mail art realizzata con materiali di recupero può parlare di purificazione e rinascita. 

Le narrazioni spaziano dal racconto intimo alla denuncia sociale, dall’umorismo alla poesia visiva. C’è il libro costruito con gli scarti di un autolavaggio, che allude alla “pulizia”, con le pagine composte dai panni sporchi.

La Mail Art Stigma stimola anche la realizzazione di laboratori creativi e sulle narrazioni: umoristiche, culturali, politiche, postmoderne, romantiche o intime. Tutte trovano spazio nell’arte. Tutte innescano riflessioni profonde.

Cosa offre oggi la Mail Art come forma d’arte pop alla comunità

Mail Art Stigma continua a essere, dopo tutti questi anni, uno spazio aperto dove ognuno può raccontarsi. Tra i giovani, ad esempio, funziona come una sorta di linguaggio aggiuntivo. Basta una busta e qualche materiale per permettere a ragazzi timidi, irrequieti o pieni di domande di esprimere emozioni che a voce non riescono a dire. Un disegno, un collage improvvisato o una fotografia ritagliata diventano il modo per dire “ecco come sto” senza bisogno di spiegazioni.

Per insegnanti e educatori, è uno strumento formativo che trasforma l’inclusione e il rispetto in esperienze concrete. Gli studenti cominciano a osservare e ad ascoltarsi con più attenzione, e parole come inclusione, rispetto o stigma smettono di essere concetti astratti per diventare esperienze raccontate con la loro sensibilità.

Anche chi si occupa di cura e formazione sanitaria trova nella Mail Art uno strumento prezioso. Nei percorsi di Medical Humanities, le piccole opere realizzate dai partecipanti aiutano a capire che dietro ogni paziente c’è un vissuto fatto di paure, speranze e simboli personali. In poche immagini, a volte, si riescono a scorgere dimensioni del disagio o della resilienza che un colloquio formale non rivelerebbe.

Infine, per i cittadini, la Mail Art Stigma offre un’occasione di incontro quotidiano con la diversità. Una mostra allestita in una biblioteca, una serie di opere esposte in un centro culturale o anche solo una bacheca pubblica con opere internazionali cattura la nostra attenzione. Esse ci invitano a fermarsi un momento, ad osservare e a riflettere. La creatività diventa così un mezzo per ricordare a tutti che le differenze non devono spaventare: sono parte naturale del nostro paesaggio umano.

Luigi Starace

Bibliografia

  1. Baracchi T., Mail Art in Italia: storia e pratiche, Postmedia, 2007.
  2. Bloch S., L’Arte della Posta, Thames & Hudson, 2012.
  3. Starace L., Mail Art Stigma, Grenzi Editore, 2005.
  4. Prinzhorn H., L’arte dei Folli, Mimesis, 2011.
  5. Stigliani M., Arte Postale e Fluxus, Electa, 2008.

Foto:

Opere dal Volume Mail Art Stigma CC- Screenshot di Luigi Starace, 2025

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