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La depressione e il «cuore spezzato»

Fiumi di inchiostro si sono sprecati. Il cuore come sede dell’anima. Il cuore come luogo dell’amore. Il mal d’amore associato al mal del cuore. Il cuore infranto, spezzato, lacerato nella depressione. Sembrerebbe materiale per poeti, artisti e filosofi. Ma la clinica può dire ancora molto. E le neuroscienze? Forse sì!

Introduzione

Fin dai tempi antichi filosofi, poeti, cantori e scienziati si sono posti la domanda sull’esistenza di una relazione tra cervello e cuore. Il cuore come centro delle emozioni o come sede dell’anima è un concetto largamente diffuso in tutte le culture. Le scoperte scientifiche degli ultimi decenni hanno indicato il cervello come la sede delle emozioni, dei comportamenti e, più in generale, del pensiero umano. Il cuore è stato consegnato ai poeti, ai musicisti, alla letteratura e ai social network.

Ricerche scientifiche

Il prof. Mario Maj dell’Università di Napoli al 22° World Psychiatry Congress, tenutosi dal 3 al 6 agosto 2022 a Bangkok in Thailand, ci ha fornito tracce da seguire. Il prof. Maj affermava che «esistono numerosi dati oggettivi che sembrano rispondere a questo quesito».

Innanzitutto, confermava che deve essere sempre ricordata l’importanza del fare diagnosi. Per fare diagnosi di depressione si deve tenere sempre conto dell’insieme dei sintomi psichici e somatici descritti dal paziente. Quando il paziente affetto da depressione descrive i propri sintomi fa spesso riferimento a «disturbi del cuore».   Eppure, nelle principali classificazioni diagnostiche delle malattie mentali, come il DSM e l’ICD, non c’è traccia (Maj 2023).

I pazienti con depressione durante i colloqui clinici parlano spesso di mancanza di energia, di stanchezza, di mancanza di volontà. Sebbene non esistano molte ricerche che studiano la descrizione dei sintomi del paziente ce ne è una molto interessante. I ricercatori del Department of Mental Health di Baltimore negli USA nel 2017 hanno fatto un po’ di luce (Haroz et al., 2017). Hanno dimostrato che la mancanza di energia (astenia) era il secondo sintomo della depressione più descritto spontaneamente dai pazienti (58,8 %) subito dopo l’abbassamento del tono dell’umore. Poi venivano la cefalea (nel 35,5% dei pazienti), il dolore generale prolungato o acuto (nel 34,1%) e al quinto posto i problemi con il cuore (nel 29.4%). Un percentuale elevata e importante per la diagnosi. Ma non si sa bene cosa sono.

«È interessante notare – sottolineava il prof. Maj – che in alcune regioni del mondo così come nel Sud-Est asiatico, il “dolore in petto” viene indicato come uno dei sintomi più importanti della depressione».  I sintomi somatici sono addirittura i sintomi più comuni della depressione nei paesi dell’America Latina e dell’Asia orientale e secondi nell’Asia del Sud.

Sintomi di cuore e depressione mascherata

La depressione mascherata ebbe un grande successo negli anni ’70. Era descritta come una sindrome depressiva dominata da sintomi somatici che si credeva mascherassero il nucleo della depressione rappresentata da sintomi emotivi e cognitivi.

Secondo alcuni eminenti ricercatori della depressione, in particolare Jules Angst, è invece vero il contrario. La componente somatica è parte integrante del nucleo della sindrome depressiva.

 È stata la cultura occidentale ad enfatizzare eccessivamente i sensi di colpa e la vergogna come elemento centrale della depressione. Le popolazioni più pure di cuore non cadono in questo tranello culturale (Franza et al., 2020).

Addirittura, nelle popolazioni asiatiche i disturbi della zona toracica (senso di oppressione, di peso) sono i principali sintomi descritti nella depressione residuale. Questi sintomi hanno una significativa influenza sulla scarsa qualità della vita individuale e sociale e aumentano il rischio di ricadute.

Dolore Toracico

La sensazione di oppressione toracica è sei volte più comune nei depressi rispetto ai non depressi. I pazienti depressi descrivono anche una “strana costrizione” a livello del cuore. Per tali “disturbi al cuore” i pazienti depressi si rivolgono al pronto soccorso quasi tre volte più nei soggetti sani. Sono grandi consumatori dei servizi sanitari alla ricerca della causa cardiaca della loro sofferenza.

Sindrome del Cuore Infranto o sindrome di Takotsubo

La sindrome di Takotsubo è una condizione caratterizzata da dolore toracico, mancanza di respiro, palpitazioni e ipotensione arteriosa. Spesso può rassomigliare ad un attacco cardiaco. La diagnosi si effettua possibile sulla base dell’elettrocardiogramma e in particolare dall’angiografia coronarica che esclude il blocco dei vasi coronarici.

Ma il dolore c’è ed è simile a un infarto cardiaco. Può durare da pochi minuti a diverse ore. La prognosi è, in genere, favorevole. È più comune nelle donne di età superiore ai 50 anni. Dall’intervista dei pazienti emergono spesso storie di sofferenze o traumi vissuti recentemente. Le cause sono molteplici. Frequente è la morte del coniuge o di un parente stretto. Oppure sono descritti eventi come la perdita della casa, perdite economiche, conflitti interpersonali e anche stress lavorativo. Il dolore, tuttavia, non è solo psicologico ma ha anche cause biologiche. Il cosiddetto sistema nervoso simpatico ne è il responsabile principale.

L’attività del cuore viene controllata dal sistema nervoso autonomo. Questo è composto da fibre nervose simpatiche e parasimpatiche che hanno come regista il sistema nervoso centrale. Il fine meccanismo che regola l’intera orchestra ha sede in particolari aree del cervello che sono indicate con i nomi di corteccia insulare, l’amigdala e l’ipotalamo. Da notare che sono aree coinvolte nello sviluppo della depressione.

Il cervello nel cuore

La componente principale del processo fisiologico che coinvolge il cuore nella depressione è un aumento dell’attività simpatica e una riduzione dell’attività parasimpatica. Le conseguenze sono una alterazione della frequenza cardiaca e una risposta della frequenza cardiaca più elevata a fattori di stress psicologici e fisici. Una ricerca del 2021 ha studiato il rapporto tra la ruminazione autocritica tipica della depressione e la frequenza cardiaca (Kocsel et al. 2021). Questi due fenomeni si rafforzano a vicenda in una sorta di circolo vizioso che contribuisce al disagio soggettivo della persona depressa. Non sorprende sulla base di questo scenario che la violenza delle aritmie sia più alta tra gli individui con depressione rispetto agli individui senza depressione. Altri meccanismi sono stati chiamati in causa. I più studiati sono l’infiammazione, le alterazioni neuroendocrine e le alterazioni dell’endontelio.

Conclusioni

Tutte queste scoperte stanno ora portando i cardiologi a dedicare maggiore attenzione alla depressione. Essa rappresenta un fattore di rischio per il peggioramento della prognosi di malattie cardiache. Capire e conoscere che tale associazione può avere substrati biologici e clinici può aiutare il paziente depresso. Non sono solo “fantasie” del paziente ma vero e proprie patologie. Nel concludere queste rapida e sintetica spiegazione del rapporto cuore-cervello si riportano le parole del Prof Mario Maj. «[…] purtroppo la mia esperienza a livello internazionale mi dice che il mantra persistente della demedicalizzazione della psichiatria sta lavorando contro questo sviluppo della ricerca» (Herrman et al. 2022)

Francesco Franza

Bibliografia

  1. Franza F et al. Heart and depression: psychopathological aspects in cardiological rehabilitation. Telos 2020; 1:89-103
  2. Haroz EE et al. How is depression experienced around the world? A systematic review of qualitative literature. Soc Sci Med 2017183:151-162.
  3. Kocsel N et al.  The interplay of self-critical rumination and resting heart rate variability on subjective well-being and somatic symptom distress: A prospective study. J Psychosom Res 2021;152:110676
  4. Maj M. Understanding depression beyond the “mind-body” dichotomy. World Psychiatry 2023;22:349-350.

Foto: Envato Elements

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