Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

La cattiveria umana

Dopo alcuni terribili episodi di criminalità commessi da gruppi di adolescenti si è avviata nella comunità scientifica una riflessione sulla natura strutturale della cattiveria umana. Essa potrebbe essere una possibile causa della violenza. La cattiveria sarebbe così una delle possibili cause di comportamenti aggressivi e origine della violenza nei casi di giovani criminali.

Introduzione

Philip Zimbardo, uno dei più influenti studiosi di psicologia sociale scomparso nel 2024, divenne celebre nel 1971 con l’esperimento carcerario organizzato presso l’università di Stanford. L’esperimento si propose di studiare le modificazioni del comportamento delle persone all’interno di un particolare gruppo sociale in un ambiente carcerario simulato (Zimbardo, 2008).

L’esperimento: l’uomo ha una cattiveria strutturale?

Zimbardo, per realizzare il suo esperimento si riferì alla teoria del comportamento sociale di Gustave Le Bon, nota come la Teoria della deindividuazione. Secondo questa teoria gli individui di un gruppo coeso tendono a perdere l’identità personale, la consapevolezza, il senso di responsabilità e manifestano comportamenti antisociali.

Zimbardo per il suo esperimento utilizzò gli studenti volontari del suo corso di laurea e assegnò loro in modo assolutamente casuale il ruolo di guardie o di prigionieri. Il gruppo delle guardie sviluppò in poche settimane comportamenti sadici e abusivi, mentre i componenti di quello dei prigionieri divennero rapidamente sottomessi e stressati. L’esperimento dimostrò come il potere della situazione e l’assunzione di ruoli sociali punitivi potessero portare a comportamenti crudeli e disumani.

Questo studio è considerato un esempio importante per comprendere il potere della situazione nel determinare il comportamento umano e continua a essere ampiamente discusso nell’ambito dei corsi di psicologia. Ma dimostrò anche che l’uomo non nasce con buoni sentimenti, come comunemente si ritiene, anzi nasce tendenzialmente cattivo perché può rapidamente cambiare il suo stile comportamentale sulla base del contesto di riferimento (Zimbardo, 2008).

Abbiamo voluto ricordare quella ricerca perché spiega alcuni comportamenti violenti agiti da gruppi di adolescenti dopo la crisi pandemica. Evento certamente stressante e pertanto capace di incidere sul comportamento di giovani adolescenti dalla struttura psicologica immatura e in fase di formazione. Al punto da giustificare comportamenti difformi da quelli pre-pandemici.

Molti degli episodi di violenza commessi dagli adolescenti sono infatti seguiti ai lunghi periodi di lockdown. Parliamo di bande giovanili, di aggressioni di tipo mafioso e, a volte, persino di alcuni efferati omicidi.

La cattiveria omicida a Pescara

Ricordiamo qui il brutale omicidio, a Pescara, del 23 giugno 2024 di Thomas Luciani. Esso avviò sulla stampa un ampio dibattito sulla cattiveria umana, a causa di quel tipo di delitto. Si era trattato infatti di un omicidio tanto feroce quanto inutile. Era stato commesso infliggendo oltre 25 coltellate per la miseria di 200 euro di debito da recuperare. Quell’omicidio, commesso da un minorenne con un gruppo di giovani amici. Erano tutti affiliati ad un noto clan malavitoso.

Era stato commesso per punire platealmente un giovane debitore e per poter poi essere accettati quali membri del clan. Poco importava a quei giovani criminali che quel debitore era solo un ragazzino di diciassette anni, o che gli assassini ne avessero solo pochi in più. Così giovani, già così feroci. Parlavano di rispetto e di onore, utilizzando l’intero armamentario linguistico dei criminali adulti a cui facevano riferimento. Quella stessa criminalità di cui riproducevano i comportamenti per farli propri senza filtri.

L’uomo può avere una cattiveria innata

Molto è stato scritto su quel delitto nel tentativo di spiegarne i motivi. Si parlò allora, come al solito, di famiglie assenti e di miseria … poi si dovette ammettere che non si trattava di questo. Si era trattato, invece, di violenza pura agita nell’ambito di normalissime famiglie, di quelle un tempo definite piccolo borghesi. Una si rivelò addirittura essere la famiglia di un carabiniere e un’altra di una avvocatessa del luogo molto stimata dalla comunità di riferimento.

La verità è che forse dovremmo accettare l’idea di base che aveva ispirato l’esperimento di Zimbardo. L’essere umano è per sua natura feroce, egoista e capace di uccidere senza motivo. Egli è l’unico essere vivente capace di uccidere e poi andare tranquillamente al mare. Quello di Thomas non è stato il primo caso di omicidio senza motivo e non sarà di certo l’ultimo. Potrebbe, invece, insegnarci a fare i conti con un’impietosa realtà: l’uomo è, per sua natura, cattivo. Lo dimostrano oggi anche le tante violenze che agisce verso altri esseri umani … per il solo fatto di essere diversi.

È forse il momento di fare i conti con quest’aspetto cupo della nostra psicologia collettiva e con i valori che la sostengono (Zimbardo, 2008).

Il caso di Pescara

Dopo il primo interrogatorio i ragazzi arrestati mostrarono allora un’assenza totale di pentimento e di empatia. Così come hanno scritto all’epoca i giudici del Tribunale di Pescara nelle motivazioni allegate alla richiesta di rinvio a giudizio. I due giovani assassini, infatti, andarono, dopo aver commesso il delitto, a fare un bagno a mare per divertirsi un poco e per disfarsi del coltello con il quale avevano infierito sul corpo della vittima.

Da notare che, quella volta, a uccidere erano stati i figli di famiglie insospettabili e Thomas era stato aggredito e ucciso a tradimento senza alcuna possibilità di difendersi e, pare, senza nemmeno capire cosa gli stesse capitando.

Gli uomini sembrano essere soli, invidiosi, narcisisti, gelosi, ambiziosi, affamati di potere, di soldi e di roba, tanto da avvertire forte il bisogno di sottrarli agli altri.

Questo tipo di umanità può essere capace di uccidere, e non in preda al cosiddetto raptus.  Questo il più delle volte si riduce a essere un’invenzione o solo uno stratagemma difensivo. Un’umanità capace di uccidere, senza perdere la consapevolezza di ciò che fa, al più senza sapere perché lo fa, però lo fa e continuerà a farlo. Forse perché è nel suo istinto ed ha sempre fatto così.

Esiste un solo modo per affrontare questo problema alla radice. Quello di fare i conti con la nostra psiche collettiva, senza fuggire o negarla, senza parlare di valori, ma esplorando ciò che siamo dentro senza finzioni. Sarebbe questo però solo un inizio per la comprensione della natura umana.

La violenza non si evita predicando la non violenza. La malvagità si affronta guardandola negli occhi, tentando di comprenderne il senso pieno e accettando l’idea che è dentro di noi.

Conclusioni

Il male può avere numerosi volti. Philip Zimbardo ha sottolineato che alla base della cattiveria non c’è solo un desiderio di sminuire, umiliare, controllare e fare del male ai propri simili. Ma c’è qualcosa in più … forse di strutturale e genetico.

Nel corso della storia non sono mancate personalità incomprensibilmente oscure, come sono state quelle di Ted Brundy e di Andrej Chikatilo. O feroci serial killer come lo sono stati anche Hitler e Stalin o personaggi della cronaca come Charles Manson.

Tutti costoro hanno commesso azioni atroci con notevole cattiveria o hanno spinto altri esseri umani a commettere crimini odiosi (Gerring et al, 2023).

Walter Di Munzio

Bibliografia

1.      Gerring R.J, Zimbardo P.G., Anolli L., Baldi L (a cura di): Psicologia generale, III edizione, Pearson Edizioni, Roma 2023.

2.      Zimbardo P.G.: L’ effetto Lucifero. Cattivi si diventa, Ed. Cortina Raffaello, Milano. 2008.

Foto: Envato Elements

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