Da circa un anno il mondo è piombato improvvisamente nell’incubo della pandemia, un microscopico virus: il Covid-19, un nemico invisibile ha cambiato la nostra vita, le abitudini, il rapporto con i nostri affetti. L’aspetto psicologico e il nostro benessere è influenzato dal grado di coinvolgimento del vissuto emotivo, ma soprattutto dal suo equilibrio; ed è essenziale in quanto la vita stessa è un “continuum di emozioni” (primarie, secondarie).
Quali meccanismi di difesa ciascuno di noi ha utilizzato per far fronte ad un’esperienza così traumatica? Ogni turbamento anche se percepito in modo confuso, riporta le persone alla paura, all’angoscia, al dolore: sono le prime esperienze sensoriali del bambino, che si ripresentano nell’adulto durante gli eventi traumatici: lutti, separazioni, malattie.
Le perdite colpiscono tutti indistintamente e in modo massiccio in questo triste periodo storico: la perdita dei propri cari, il lavoro, la salute. Questa esperienza dovrebbe indurci una profonda riflessione sul nostro vissuto emotivo.
Le emozioni
Quali emozioni abbiamo provato? Per citarne solo alcune: la tristezza, la paura, la sorpresa, la rabbia, in una sorta di groviglio, che impreziosisce parallelamente la gioia nell’apprezzare la spontaneità e l’attaccamento alle nostre sane abitudini e la loro semplicità quotidiana, a cui ci eravamo quasi assuefatti, nella normalità consueta del nostro quotidiano.
È molto importante soffermarsi su come si vive il sentimento di perdita; questo aspetto è in rapporto con l’investimento affettivo dell’individuo, correlato alla fragilità, agli stressor, e i life events. Un ruolo fondamentale nella suscettibilità alle malattie è rappresentato dallo stress.
Come l’evento stressante viene percepito? E, allo stato attuale, come è considerata la possibilità di ammalarsi! O meglio la percezione della malattia in merito ai sintomi ansioso-fobici?
La paura è un’emozione primaria che ha la funzione di difesa da eventuali pericoli, ma se viene percepita in modo inadeguato e pervasivo sfocia nell’angoscia, fino alla sensazione di perdere il controllo su stessi, e può culminare con un attacco di panico. Sicuramente la precarietà, la sensazione di minaccia continua della vita, mina i meccanismi di difesa sui quali poggia la nostra esistenza. Si può accompagnare ad un senso di colpa e di vergogna, che se protratti nel tempo ci rendono più vulnerabili alla depressione.
Il vissuto emotivo e la malattia
Il concetto di malattia nel soggettivo vissuto emotivo può determinare inadeguatezza ed ansia nel percepire solo l’eventualità di perdere la salute. In realtà esso interferisce sul pensiero e sulla sfera affettiva, soprattutto nelle personalità dotate di scarsa autostima, con eccessivo controllo sull’ambiente; ciò si ripercuote sulla sensazione di mancanza del controllo personale e scarso equilibrio delle emozioni. La modalità di adattamento agli eventi stressanti diventa disfunzionale, in quanto si riscontra una carenza di strategie di problen solving e di coping. Il senso di colpa, e qualsiasi tipo di perdita, anche la più grave, possono essere riparate, come scriveva la Klein (Meloni M.E., Rudas N., 2019).
Chi è dominato dall’esperienza di perdita, talvolta va incontro all’ambiguità e al conflitto, ne è palese espressione la mancanza di difese mature, e l’incapacità a tollerare la solitudine. La depressione si associa a sofferenza o disabilità, i diversi quadri clinici comportano una compromissione della libertà.
Difficoltà decisionali
In questo periodo invaso dalla pandemia si ha una doppia perdita: quella della facoltà di prendere decisioni e di operare delle scelte. Molti elementi sono strettamente correlati nel minare l’equilibrio emotivo: l’ansia che aumenta in dismisura e sfocia in angoscia, il vissuto melanconico si esprime con l’incapacità ad esperire orizzonti aperti, ed infine un agito comportamentale che può accompagnarsi ad azioni ripetitive ed ossessive.
Quanto differisce il mondo virtuale da quello reale? Le problematiche relazionali, l’isolamento e le difficoltà nell’inserimento dei gruppi sociali, si correlano, sia sul piano caratterologico, con quei tratti di comportamento abitualmente definiti nevrotici, cioè espressioni somatiche di stati emotivi.
Le difficoltà nella comunicazione con l’ambiente e con gli altri, soprattutto a causa di particolari interpretazioni della realtà, mette in luce gli ostacoli nel contatto interpersonale. In particolare sembra definire una maggiore attribuzione all’accettazione da parte dell’ambiente e dei gruppi sociali, con un’elevata reattività alle frustrazioni provenienti dall’esterno ed una discreta riduzione della tolleranza.
Tali problemi emergono allo stato attuale sia nei social che nella vita non virtuale, il narcisismo è assai diffuso ed è difficile trovarne il confine labile tra quello sano e il patologico, un buon criterio può essere rappresentato dall’empatia, l’interesse, la curiosità a relazionarsi con l’altro.
Maria Efisia Meloni
Bibliografia
1.Maria Efisia Meloni, Nereide Rudas: Il Lavoro Negato, MIM Edizioni SRL 2019 (MI).
2. Michael Lewis: Il sé a nudo. Alle origini della vergogna, Gruppo Editoriale Giunti, Firenze 1995.
3. MIND, Mente &Cervello: Il tempo della solitudine. L’isolamento sociale da coronavirus ha stravolto la nostra quotidianità. Con quali conseguenze sulla nostra psiche? N.185-Anno XVIII-maggio 2020.
4. MIND, Mente &Cervello: Più forti della fatica. La capacità di un atleta di superare i propri limiti è nella solidarietà del cervello più che nella forza dei muscoli. N.192-Anno XVIII-dicembre 2020.