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Il bambino cattivo

Film del 2013 di Pupi Avati. Storia di un disfacimento familiare, dove dei genitori disfunzionanti generano una distanza affettiva incolmabile con il loro unico figlio, il bambino cattivo, di 11 anni.

Realizzato in collaborazione con l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Il Bambino Cattivo è stato trasmesso il 20.11.13 su Rai 1. È stato mandato in onda in occasione della Giornata Internazionale a favore dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Questo gli ha conferito un significato speciale. Pupi Avati ha voluto mettere in luce il dramma di molte famiglie in fase di separazione con i figli che vengono sballottati presso i parenti. Il dramma accade quando i figli vengono triangolati e strumentalizzati a fini personali. Figli indifesi sulla cui personalità acerba l’inettitudine e l’immaturità genitoriale inducono sofferenze e danni psichici. (https://www.maridacaterini.it/recensioni-programmi-tv-film-serie-tv-soap-opera/1716-il-bambino-cattivo-recensione-tv-movie-pupi-avati-critica-opinioni.html)

Brando, il bambino cattivo

Il titolo del film deriva da una frase scagliata dalla madre, in casa di cura psichiatrica, al figlio Brando scappato dalla Casa Famiglia di notte. Era convinta che il bambino parteggiasse per il padre, che l’aveva lasciata rifacendosi una nuova famiglia. E lo chiama bambino cattivo e per farlo cacciare lo accusa di furto davanti a un infermiere. Brando era stato dichiarato abbandonato da un tribunale e affidato a una Casa Famiglia. È un film per la televisione dove Pupi Avati narra la storia prendendo il punto di vista del bambino, all’interno di una famiglia patologica e abbandonica. Così facendo, riesce a catapultare lo spettatore nel mondo emotivo di Brando e a farlo immedesimare in lui e nel suo dolore. (https://www.ecodelcinema.com/il-bambino-cattivo-recensione.htm)

La famiglia di Brando

Il film inizia con una famiglia che si sta sgretolando. I genitori, entrambi docenti universitari, in conflitto da anni, cercano di strumentalizzare il bambino, tirandolo dentro le liti senza rispettare il suo essere bambino, inerme. La madre, Flora, soffre di gravi crisi depressive. Il padre, Michele, è un uomo immaturo e assente.  Michele inizia una relazione con una donna di cui era innamorato da ragazzo. Flora lo scopre e la situazione precipita. Michele pretende che il figlio approvi e sia complice. Flora tenta il suicidio, si perderà nell’alcol e nella depressione. Non si riprenderà più e verrà internata in una casa di cura.

Brando viene coinvolto all’interno di grossi conflitti famigliari, affettivi e di tradimenti, Non viene rispettato come bambino, viene iper-responsabilizzato e usato come “sfogo”. Gli viene chiesto di dire: ”dì che stai bene”, “dì che sei felice”. E ancora, a giustificazione delle loro strumentalizzazioni, gli ricordano che lui ormai è grande! E questo significa abuso e trascuratezza nei confronti di questo “bambino cattivo”.  Che cattivo non è! Abuso in quanto Brando viene strumentalizzato per i loro scopi, per le loro rivendicazioni, coinvolto nei loro conflitti, triangolato. Viene trascurata la sua essenza di bambino che non può assumersi responsabilità. Gli viene richiesto di mantenere dei segreti, di dare informazioni sull’altro genitore. Di tradire.

Fortemente impattante è la scena in cui il padre esce di casa senza rivolgere uno sguardo a Brando, dopo essersi preparato un borsone. Il bambino, che in quel momento cercava di parlare con la madre in difficoltà, ha lo sguardo terrorizzato.

I nonni del bambino cattivo

Inizierà qui il periodo più difficile per Brando. Il disgregamento della sua famiglia significherà per il bambino cattivo, l’arrivo in Casa famiglia. In realtà si cerca di inviarlo prima dai nonni. I nonni materni non vogliono occuparsene adducendo come giustificazione la salute del nonno cardiopatico, bisognoso di vita tranquilla. La nonna paterna, invece, essendo molto legata al nipote, cerca di occuparsi di lui e lo accoglie. Si mostra, però, ben presto inadeguata ad occuparsene e commette una serie di azioni sconsiderate che porta gli assistenti sociali a dichiararla inaffidabile. Drammatica la scena in cui la polizia strappa il bambino dalle braccia della nonna che cade. E Brando guarda con il volto sgomento e triste la nonna e il padre, sporgendosi dal finestrino dell’auto che lo porterà via.

La Casa Famiglia

Il bambino cattivo, quindi arriva in Casa Famiglia. Brando lì sviluppa un’enuresi che lo porta ad essere deriso dagli altri bambini. Enuresi come segno del disagio che prova. E a causa del disagio profondo, una notte decide di fuggire e andare dalla madre malata. Flora, però, in preda alle sue allucinazioni, lo accusa di averla tradita. È un “bambino cattivo” che non le ha rivelato che il padre aveva una relazione con un’altra donna!  A sua volta, il padre, quando Brando entra in casa famiglia, gli scrive una lettera, dove non chiede di lui, di come sta, non gli rivolge parole affettuose, ma gli comunica di non avere tempo per lui. E sparisce dalla vita del figlio. Non va a trovarlo. Non gli scrive più.

Il finale

Il sentirsi rifiutato e non amato, fa sì che respinge una coppia, molto affettuosa, che lo chiede in affido. La coppia ha già perso un figlio di recente. Brando li respinge per paura di essere usato come rimpiazzo e di non essere amato per sé e di essere nuovamente abbandonato. Alcuni mesi dopo, riceve la visita dal padre e si illude che voglia riportarlo a casa con sé. Michele invece, gli parla solo dei suoi successi, della sua felicità, mostrandogli l’ecografia del bimbo che prenderà il suo posto nella sua felice famiglia. A questo punto Brando accetta la coppia che lo aveva chiesto in affido. Prima però ribadisce di non avere intenzione di essere considerato solo un sostituto del figlio morto! E qui, in questa nuova famiglia dove trova affetto, il bambino cattivo torna ad essere di nuovo felice, forse felice per la prima volta. (https://www.psicofilm.it/recensioni/topsyfest2017-il-bambino-cattivo-pupi-avati-e-la-famiglia-disfunzionale/)

Riflessioni

Brando è un bambino con esperienze di rifiuto da parte delle figure genitoriali che avrebbero dovuto prendersene cura in modo amorevole. Non solo rifiuto ma anche accudimento insufficiente, qui possiamo parlare di attaccamento invertito. È un bambino “adultizzato”. I genitori gli richiedono obblighi al di fuori della sua portata. È un genitore per sua madre, che protegge e consola. È un confidente per suo padre, di cui custodisce pesanti segreti. La non disponibilità dei suoi genitori, troppo presi da sé, per lunghi periodi di tempo, ha fatto sviluppare in Brando il fenomeno dell’autosufficienza compulsiva. In psicologia si chiama autosufficienza compulsiva l’imparare che deve cavarsela da solo. Le continue esperienze di rifiuto hanno sollecitato in lui, in modo ricorrente, quelle emozioni relative alla perdita: rabbia e tristezza soprattutto. Emozioni che possono diventare ontologiche, cioè veri temi di vita che possono divenire costitutive e strutturali dell’identità personale in senso depressivo.  (Arciero, 2012)

Immacolata d’Errico

Bibliografia

Arciero G., Bondolfi G.- Sé, Identità e Stili di personalità. Bollati Boringhieri, 2012

Sitografia

Il bambino cattivo: recensione del tv movie con la regia di Pupi Avati

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