Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

Cerca
Close this search box.
Logo Eda
EDA Italia Onlus

Fatica della compassione e depressione

Lavorare con persone affette da problemi fisici e psichici può avere gravi conseguenze sulla salute psicologica degli operatori sanitari. La fatica della compassione ha un ruolo importante nello sviluppo di disturbi d’ansia e depressivi. La crisi pandemica da COVID-19 ha contribuito ad aumentarne il rischio.

Introduzione

La pandemia da COVID-19 ha determinato la necessità di individuare nuove modalità di valutazione del lavoro dei professionisti della salute. È aumentata la consapevolezza dell’importanza di lavorare in un ambiente sano ed equilibrato. Numerosi studi hanno, infatti, dimostrato l’enorme carico di stress, di fatica della compassione e di burnout nelle persone che lavorano in ambito sanitario. Durante la pandemia è stato osservato un incremento dello stress soprattutto tra i professionisti della salute mentale (Fountoulakis et al. 2023).

Interessante è stato notare l’andamento oscillatorio dei livelli di stress lavorativo. Questi sono aumentati durante le fasi con maggiori picchi di incidenza di contagi da COVID-19. Ritornare alla normalità sanitaria il più presto possibile è stata la speranza degli operatori sanitari e degli assistiti. La speranza, lo stress lavorativo e la fatica della compassione lavorativo oscillavano insieme all’incidenza della pandemia. La fase attuale della fine della crisi pandemica, tuttavia, sta avendo degli strascichi importanti sulla salute mentale degli operatori sanitari.

Cos’è la fatica della compassione?

La fatica della compassione è la “conseguenza naturale del risultato delle emozioni e dei comportamenti che si prova di fronte alla sofferenza di un altro” (Figley 1995). L’altro è in questo caso è l’assistito, la persona che il caregiver professionale prende in carico per assisterlo e curarlo. Il caregiver può essere colpito dalla fatica della compassione che riduce la sua capacità di interessarsi della persona malata. I caregiver sono le persone che assistono le persone malate o bisognose di cure. Gli operatori sanitari possono essere definiti anche come caregiver professionali. La fatica della compassione è un termine piuttosto recente, conosciuto e nato nel campo della traumatologia come stress traumatico secondario. Questo concetto è stato usato per la prima volta nel 1992 da una infermiera. L’infermiera Joinson lo usò in una rivista infermieristica per descrivere lo stress psicologico degli infermieri logorati dalle emergenze ospedaliere quotidiane.

Il ruolo della fatica della compassione sul lavoro

La fatica della compassione è un fenomeno caratterizzato da tensione emotiva, da eccessive preoccupazioni nel prendersi cura della persona sofferente. Il caregiver che ne è colpito può raggiungere elevati livelli di fatica della compassione. I sintomi sono caratterizzati da ansia elevata, insonnia e sofferenza emotiva. In alcuni casi il caregiver raggiunge elevati livelli di empatia con il suo assistito fino ad arrivare al burnout. Può rivivere la stessa sofferenza e lo stesso dolore provato dalla persona malata. In questo caso si parla di trauma secondario. Il caregiver può raggiungere uno stato di tensione tale da essere tormentato da immagini dolorose, da irritabilità, da comportamenti di evitamento. Può rivivere le sperienze dolorose della persona malata.

Tutto ciò può portare a commettere errori clinici, a una difficoltà nell’effettuare una adeguata diagnosi e assistenza del paziente: Tutti questi elementi possono incidere notevolmente sull’assistenza sanitaria.

Differenza tra fatica della compassione e burnout

La fatica della compassione e il burnout differiscono per alcuni aspetti fondamentali. Il burnout è una sindrome che può colpire qualsiasi lavoratore. Chiunque persona che lavori può sperimentare il burnout, ad esempio, nei ristoranti, negozi, aziende e istituzioni. Il burnout non è associato all’esposizione a un trauma, la fatica della compassione, sì. L’inizio del burnout è graduale, mentre la fatica da compassione ha un inizio più rapido dei sintomi ed è conseguenza dell’esposizione a un singolo evento traumatico di tipo sanitario.

Entrambe le sindromi possono causare difficoltà lavorative. Possono causare un aumento delle assenze lavorative, e una maggiore difficoltà nello svolgere bene il proprio lavoro. La differenza tra la fatica della compassione e il burnout sta anche nel ruolo degli operatori. La prima colpisce, infatti, i professionisti sanitari, gli operatori sociali e tutte le persone che si prendono cura degli altri (caregiver).

Fatica della compassione e depressione

La fatica della compassione può raggiungere livelli elevati di disagio psicologico. In questo caso lee persone colpite possono presentare sintomi ansiosi e depressivi.  Gli studi condotti dal nostro gruppo di ricerca hanno identificato anche una stretta associazione tra la fatica della compassione e lo sviluppo di un disturbo depressivo (Vacca et al. 2022; Minò et al. 2022, Franza et al. 2020). I risultati ottenuti sono simili a quelli di altri studi. È stato dimostrato, infatti, un aumento della fatica della compassione associato a un incremento dei sintomi depressivi in lavoratori di strutture ospedaliere (Lluch et al. 2022). Tutto ciò ha determinato una alterazione della qualità della vita degli operatori sanitari durante il COVID-19 le cui conseguenze si vedono anche ora.  In uno studio di prossima pubblicazione confermiamo l’aumento dei disturbi dell’umore, in particolare della depressione, nei caregiver professionali in questo periodo post-COVID-19.

Conclusioni

La fatica della compassione causa stress e un incremento del carico lavorativo tra i professionisti della salute. I caregiver professionali che lavorano nella salute mentale possono essere attratti nel lavorare con le persone affette da disturbi psichiatrici. Sono spinti da una elevata motivazione ed empatia nel prendersi cura di queste persone trascurando, spesso, i propri bisogni quotidiani. Possono diventare, tuttavia, più vulnerabili alla sofferenza dei propri assistiti. Può aumentare la loro sofferenza della compassione con gravi conseguenze sulla vita personale, familiare, lavorare e sociale. Le conseguenze possono essere importanti. Il caregiver professionale può andare incontro a elevato stress, ad ansia eccessiva, fino a raggiungere un vero e proprio disturbo depressivo. Conoscere l’importanza della fatica della compassione, come prevenirla e curarla può avere vantaggi nel migliorare la qualità dell’ambiente lavorativo e dei pazienti.

Barbara Solomita

Bibliografia

  1. Figley CR. Compassion fatigue: Coping with secondary traumatic stress disorder in those who treat the traumatized. Brunner/Mazel 1995
  2. Fountoulakis KN, et al. . Results of the COVID-19 mental health international for the health professionals (COMET-HP) study: depression, suicidal tendencies and conspiracism. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol 2023;3:1–24.
  3. Franza F et al. The Role of Fatigue of Compassion, Burnout and Hopelessness in Healthcare: Experience in the Time of COVID-19 Outbreak. Psychiatr Danub 2020;32(Suppl 1):10-14.
  4. Lluch C et al. N. The Impact of the COVID-19 Pandemic on Burnout, Compassion Fatigue, and Compassion Satisfaction in Healthcare Personnel: A Systematic Review of the Literature Published during the First Year of the Pandemic. Healthcare (Basel) 2022;10:364.
  5. Minò MV et al. The Effect of the Pandemic on the Care of Patients with Mental Disorders: Measure of “Compassion Fatigue” and “Burn-Out” in the Operator. Psychiatr Danub 2021;33(Suppl 9):114-118.
  6. Vacca A et al. The Emotional Impact of the Operator in the Care of Patients With Mental Disorders during the Pandemic: Measure of Interventions on Compassion Fatigue and Burn-Out. Psychiatr Danub 202;33(Suppl 9)

Foto: Envato Elements

0 0 voti
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest
1 Comment
Il più recente
Il più antico Il più votato
Feedback in linea
Visualizza tutti i commenti
Fatica della compassione e depressione

Ultime News

Socrate non era depresso_David_-_The_Death_of_Socrates.

Socrate non era depresso

Il suicidio di Socrate, il suo trascurare i beni materiali, la vita semplice e la divina voce interiore che lo indirizza nelle scelte potrebbero far pensare che soffrisse di depressione. Vedremo insieme quanto la sua vita sia stata un esempio di virtù, serenità ed equilibrio psichico.

Leggi ...

Macro Aree

Articoli Correlati di Categoria

1
0
Mi piacerebbe conoscere il tuo pensiero, si prega di commentarex

Newsletter

Puoi cancellare la tua iscrizione quando vuoi

newsletter