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Duane Michals: narrazioni estetiche di mondi interiori

Duane Michals fa parte di quel piccolo gruppo di fotografi artisti che scelse nella metà del Novecento di trattare temi difficili e scomodi, come la depressione. Con una estetica ricercata e surrealista, Duane Michals ha influenzato tante generazioni successive di artisti e intellettuali.

Duane Michals è poco conosciuto in Italia sebbene i suoi lavori più famosi risalgono agli anni 60 e 70. Duane Michals è da considerarsi uno dei primi artisti concettuali che scelsero la fotografia come medium artistico di espressione. Una scelta controcorrente per i suoi tempi, in cui la fotografia veniva usata quasi esclusivamente per fare reportage e documentazione oggettiva degli eventi.

L’estetica di Duane Michals riflette la voglia dell’artista di esplorare il proprio vissuto interiore attraverso la creazione di immagini al tempo stesso surreali e sorprendentemente commoventi. Michals, trattando temi come l’isolamento, la solitudine, la ricerca della propria identità (anche di genere) e la sofferenza mentale, ha scelto di indagare ambiti psichici ostici ancor oggi.

“To photograph reality is to photograph nothing.” (Fotografare la realtà è fotografare il nulla).

Biografia breve di Duane Michals

Duane Michals è un fotografo americano di 92 anni noto per il suo stile sperimentale e innovativo, che spesso incorpora elementi di poesia e narrazione nelle sue immagini. Tuttavia, la sua vita personale è stata segnata da una lotta contro la depressione, che ha influenzato il suo lavoro e la sua carriera. Nella sua carriera, Michals ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo lavoro innovativo e influente. La sua opera è stata esposta in musei di tutto il mondo, tra cui il Museum of Modern Art di New York, il Victoria and Albert Museum di Londra e il Centre Pompidou di Parigi.

In un’intervista del 2015 con The Guardian, Michals ha parlato apertamente della sua esperienza con la depressione, descrivendola come “una presenza costante nella mia vita”. Ha detto che la sua depressione lo ha spinto a cercare un significato più profondo nella vita e nell’arte, e che ha trovato conforto nell’espressione creativa.

Fotografia e medical humanities

La fotografia può essere utilizzata come un mezzo per esplorare la salute mentale e le esperienze di malattia. Sono oggi tanti gli studi in cui si valorizza la fotografia per documentare le esperienze di malattia, per esplorare il vissuto traumatico e per implementare l’intelligenza emotiva.  La fotografia può essere molto utile per migliorare la comprensione della malattia da parte dei medici e degli operatori sanitari, formati sulle narrazioni non verbali. Non è una prassi di medical humanities di uso frequente in Italia. Scoprire le opere di Duane Michals è toccare con mano quanto finora detto.

Alcuni lavori di Duane Michals in breve

Nel lavoro del 1964 Empty New York (New York vuota) Michals cattura l’isolamento e la solitudine di spazi solitamente molto affollati e rumorosi. L’artista ritrae luoghi del quotidiano ma senza traccia dell’uomo. Vedere le immagini sortisce un effetto di straniamento paragonabile a quello della lettura del famoso romanzo post apocalittico di Matheson Io sono legenda (1954). In esso si racconta la solitudine dell’ultimo uomo vivo dopo l’apocalisse biologica. Viene da chiedersi dove siano finiti tutti…

Le cose sono strane (Things are queer, 1973) recita uno dei lavori, ormai cinquantenne. È una serie di nove immagini in cui la percezione dell’esserci assume una prospettiva escheriana, quale quella di Maurits Cornelis Escher: l’artista dei mondi impossibili. Passato presente e futuro si rincorrono in un macro/micro spazio occupato da un uomo comune, ma non qualsiasi. Ritratto con il lessico visivo tipico del surrealismo, quest’uomo è in cerca di una dimensione che gli calzi o lo contestualizzi. “Things are queer” è un lavoro che Michals ha definito frutto della depressione vissuta.

Nel lavoro del 1998 Dr Heisenberg’s Magic Mirror of Uncertainty (Il magico specchio della incertezza del dottor Heisenberg) una donna guarda sé stessa nello specchio. Vede il proprio volto deformarsi e l’immagine fluire da un lato all’altro dello specchio. È come se il flusso di pensieri di lei venga rivelato dallo specchio, incapace di restituire una immagine statica nel riflesso.

Considerazioni

Oggi sa tutto di già visto e le opere di Duane Michals non spiazzano più l’osservatore. Guardando l’intera produzione artistica, si può affermare che egli è stato alla ricerca costante delle nudità non visibili: le fragilità umane, le debolezze, le ambiguità sul genere, le stigmatizzazioni. La depressione per Michals è stata una specie di musa ispiratrice, amica e nemica di viaggio costante. Per metterla a frutto e non subirla (uno psicoanalista userebbe il termine “sublimazione”). L’artista usa la fotografia concettuale come riscrittura del proprio vissuto. Essa risulta, quindi, sempre in equilibrio precario e non univoco, ma mai disperato o senza uscita. In questo aspetto gli insegnamenti surrealisti di Renè Magritte, che Michals conobbe e ritrasse, hanno avuto un gioco fondamentale. Nell’intreccio delle riflessioni visive che offre allo spettatore l’artista è ironico, molto spesso autoironico e soprattutto mostra una sensibilità, ante litteram, fluida. Michals cerca di raccontare il microcosmo senza scomodare i massimi sistemi e soprattutto senza mai esprimere giudizi! Tutto ciò porta a percepire gli altri, il mondo e sé stessi diversamente. E questo spesso fa la differenza.

Luigi Starace*

Bibliografia

  1. Barbara Hitchcock (2014): “Duane Michals: The Man Who Invented Himself”, è una biografia che esplora la vita e l’opera di Michals, compresa la sua lotta con la depressione.
  2. Duane Michals e Sonia Voss (2019): “Duane Michals: The Essential Interviews”, è una raccolta di interviste con Michals che coprono la sua carriera e la sua vita personale, inclusa la sua esperienza con la depressione.
  3. Duane Michals (1970): “Duane Michals: Sequences”, è una raccolta di immagini che mostrano il talento di Michals nel creare sequenze fotografiche narrative.
  4. Duane Michals (2019): “Duane Michals: 50”, è un libro che celebra il 50º anniversario della carriera di Michals, con immagini selezionate dalla sua vasta collezione.
  5. Duane Michals (1975): “Duane Michals: The Photographic Illusion”, è un libro che esplora le tecniche fotografiche innovative di Michals.

Sitografia

  1. https://philosophypublics.medium.com/queer-space-duane-michals-photographic-series-things-are-queer-299c3a2721d0
  2. https://fiaf.net/agoradicult/2022/12/13/duane-michals-prima-parte-a-cura-di-michele-di-donato/
  3. https://saramunari.blog/duane-michals/

*Curatore del Padiglione #Uaremyproblem, parte della biennale internazionale di arte The Wrong Biennale

Foto: Duane Michals, fonte Wikipedia, foto di dominio pubblico

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