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Carattere, identità e società

David Riesman nel 1955 pubblica «La folla solitaria» in cui analizza il rapporto tra epoche storiche e il relativo «carattere sociale generato» nei suoi membri.

Introduzione

Il sociologo americano David Riesman nel 1955 pubblica «The lonely crowd: a study of changing american character» (tradotto in Italia in «La folla solitaria»).  

In questo testo analizza il cambiamento del carattere sociale dell’America del XIX secolo che viene sostituito gradualmente da un tipo completamente diverso. Per carattere Riesman intende quella parte della personalità in cui l’esperienza è costitutiva rispetto al peso della genetica. Per carattere sociale viene intesa quella parte del carattere propria dei gruppi sociali ed è legata all’esperienza viva.

Il carattere etero-diretto

Negli anni ’50 David Riesman per primo comprese il nuovo carattere sociale che nell’Occidente si stava sviluppando. E lo definì etero-diretto (other-directed type). Un uomo che modella il proprio sentire ed agire sui mutevoli segnali esterni come fosse orientato da un radar. L’elemento distintivo di questo nuovo modo di conformarsi alla società è la sensibilità a cogliere i segnali provenienti dall’esterno.

Il carattere dell’uomo diretto dalla tradizione

Prima della scrittura, nel mondo orale l’appartenenza ad una comunità avveniva attraverso la condivisione delle azioni. Nel mondo orale non c’era spazio per una riflessione interna, cosa che avverrà solo con la scrittura. Era un mondo di azione. La coscienza era collettiva, l’individuo non si demarcava dal gruppo di appartenenza. L’interiorità ha iniziato a comparire con la scrittura. Avere il senso di sé implica un atto riflessivo che permette il distanziarsi dalle azioni. La persona difficilmente concepiva sé stessa come un individuo. Prodromi di interiorità si potevano trovare nella confessione, attraverso il pentimento, ma era un’interiorità non ancora individualizzata.

L’uomo medioevale si caratterizzava, infatti, per un’interiorità massificata, in cui la coscienza apparteneva alla società piuttosto che al singolo. L’intera vita era volta ad aderire a modelli tradizionali orientati dalla famiglia e dal clan. Riesman definisce, quindi, l’uomo medioevale occidentale come un individuo diretto dalla tradizione e ne traccia le caratteristiche psico-sociologiche.  

Il carattere auto-diretto

Con l’Umanesimo e il Rinascimento si passa da un mondo teocentrico a un mondo che è antropocentrico. Il primo filosofo che dà senso all’individualità è Cartesio, che apre l’epoca moderna. Cartesio è il primo che pone il pensiero al centro dell’universo e a fondamento dell’esistenza. L’epoca moderna inizia con il suo cogito ergo sum. Riesman definisce il carattere sociale che compare nell’epoca moderna inner-directed type (persona auto-diretta). La persona auto-diretta, rispetto all’uomo diretto dalla tradizione, acquista «la capacità di controllare la propria vita» (Riesman, 1956).

Un uomo che costruisce la propria identità sul versante dell’interiorità. Una persona coerente, compatta e conforme a modelli standard che si ripetono sempre uguali nell’intero corso di vita. Quest’uomo vivendo in un mondo sociale ristretto, tesse relazioni sociali stabili, definite e strutturate secondo precise regole sociali. Il suo modo di emozionarsi è più viscerale. Su questa fissità legata alle relazioni di appartenenza al contesto comunitario, si va a costruire un modo di essere che è costante e permanente nel tempo (d’Errico & Mastrofilippo, 2009).

Genesi del carattere sociale etero-diretto

Noi siamo sempre immersi in una matrice storica e culturale, in relazione alla quale cogliamo e leggiamo i fenomeni dell’esperienza che ci appartiene. A partire dalla fine del XIX secolo avvengono una serie di cambiamenti tecnologici (ferrovie, telegrafo, telefono, cinema, ecc.). L’esperienza umana di essere sé ne viene fortemente impattata, segnando la differenza tra modernità e post-modernità. Questi cambiamenti imprimendo al mondo una velocità nuova hanno modificato il senso del tempo e dello spazio. Di conseguenza è variata la modalità con cui l’individuo va a costruire la propria esperienza.

L’essere sempre vigile per cogliere subito il senso degli eventi e fronteggiarli, induce l’uomo a rivolgere lo sguardo verso l’esterno. Il modo con cui l’uomo moderno era abituato a darsi senso viene totalmente frantumato dalla velocità. E comincia a porsi il tema di che cosa significhi il tempo. Diventando i tempi veloci, l’individuo necessariamente ha dovuto ristrutturarsi e adattarsi rispetto alle generazioni passate. E si comprende come l’identità sia diventata discontinua, cosa caratterizzante la post-modernità (Arciero, 2007).

In realtà l’etero-direzione nel rapporto tra l’uomo e la società di riferimento è sempre esistito. L’uomo è da sempre, sempre immerso nella relazione con l’altro. La differenza è che prima il contesto esterno di riferimento era più fisso ed ancorato a salde relazioni intrecciate storicamente (d’Errico & Mastrofilippo, 2009).

Chi è questo uomo post-moderno etero-diretto?

È un uomo veloce, flessibile. La neutralità, l’ambivalenza, la poliformità sono tutte sue caratteristiche. L’uomo post-moderno dal carattere sociale etero-diretto è un uomo poliedrico che sa gestire ed adattarsi a diverse situazioni. È un uomo che ha imparato a fare zapping tra diversi contesti. Queste caratteristiche, però, non vanno viste come un minus, se ben gestite sono virtù.

A differenza dell’uomo moderno, dal carattere sociale auto-diretto inchiodato dalla sua visceralità, l’etero-diretto è più flessibile. Il suo modo di emozionarsi è più cognitivo.  Per capire ciò che sente quest’uomo nuovo deve guardare fuori e capire chi è dal feedback che ha dall’altro. L’altro diventa, pertanto, ontologico e definente, costitutivo per l’interiorità. Pertanto tutto il comportamento viene valutato in relazione al punto di riferimento di questa alterità (d’Errico & Mastrofilippo, 2009).

Conclusioni

Uno dei problemi principali per l’uomo etero-diretto è il bisogno di essere con l’Altro, di identificarsi. Ma anche allo stesso tempo ha la necessitò di distanziarsi per differenziarsi. Né troppo vicini, né troppo lontani. Dalla dinamica liquida Sé-Altro scaturisce una fenomenologia estremamente interessante su cui riflettere. Ad esempio: se il senso di me passa attraverso l’altro, allora io chi sono? L’esperienza mi appartiene effettivamente o mi è stata indotta? Come posso essere approvato senza espormi? Sono un autore o un simulatore? Mi sentirò accettato o no dagli altri? Perché in base a questo io mi sento e sono (Arciero, 2007). Il modo attraverso cui daremo delle risposte connoterà la nostra salute mentale!

                                                                                               Immacolata d’Errico

Bibliografia

  1. Arciero G.: “Sulle tracce di Sé”. Bollati Boringhieri, 2007.
  2. d’Errico I., Mastrofilippo D.: “Come la Società orienta la costituzione dell’Identità Personale: ieri, oggi e … domani”. In “Educazione alla salute in età pediatrica” a cura di M. T. Montagna, A. Quaranta e O. Montagna. Cacucci Editore, Bari, 2009; 85-99.
  3. Riesman D.: “La folla solitaria”. Edizioni Il Mulino, 1956

Foto: di Imma d’Errico “copertina libro di Riesman-collage”, 2024

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Carattere, identità e società - Collage copertina libro di Riesman

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