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Bile nera e malinconia

La malinconia nell’antica Grecia era causata da un eccesso di bile nera nel cervello. E' quanto Ippocrate il padre della medicina e grande medico del IV secolo A.C. ipotizzava.

La malinconia nell’antica Grecia

Secondo Ippocrate, famoso medico, geologo e aforista greco di Coo, del IV secolo avanti Cristo, la bile nera era uno dei quattro umori (sostanze liquide dell’organismo), che insieme al sangue, alla flemma e alla bile gialla governavano il benessere psicofisico delle persone.

Il padre della moderna medicina fu influenzato dalla teoria di Pitagora, elaborata successivamente da Empedocle, secondo la quale il corpo umano era composto dai quattro elementi della natura: sole, terra, aria e acqua.


La bile nera

Per Ippocrate la terra corrisponderebbe alla bile nera (o atrabile, in greco Melàine Chole) che ha sede nella milza, il fuoco corrisponderebbe alla bile gialla (detta anche collera) che ha sede nel fegato, l’acqua alla flemma (o flegma) che ha sede nella testa, l’aria al sangue la cui sede è il cuore (Geymonat L et al, 1970).

L’illustre medico di Coo credeva che il giusto equilibrio di ogni essere umano dipendesse dall’equilibrio interno di questi quattro elementi, cui corrispondono i quattro umori. Essi sono: la flemma, fredda e umida; il sangue, caldo e umido; la bile gialla, calda e secca; la bile nera, fredda e secca.


Il prevalere di uno di questi quattro umori determinava le caratteristiche del comportamento delle persone. Il famoso medico greco pensava che la bile nera, detta anche atrabile (dal latino: atra “nero”, bilis “fiele/bile”, pertanto “bile nera”) era prodotta dalla milza. Una sua prevalenza sugli altri umori determinasse il temperamento malinconico e la malinconia, offuscando il cervello umano. Essa se in costante eccesso, oltre a sintomi fisici quali pelle opaca, calvizie, balbuzie, causava anche “ansia ed abbattimenti costanti” (l’aforisma VI, 23 di Ippocrate).  

La teoria umorale

La teoria umorale, concepita da Ippocrate, e ripresa successivamente da Galeno, famoso medico greco del 200 dopo Cristo, rappresenta un punto cardine della nascita della medicina. Essa si libera dalle spiegazioni e concezioni superstiziosa-magica o religiosa, per fornire una valutazione scientifica sull’origine e la causa delle malattie.

La medicina ippocratica indaga con scrupolosità metodologica le patologie umane, fornendo spiegazioni causali della malattia, attuando valutazioni diagnostiche e curando con i rimedi disponibili dell’epoca.

Il concetto di fondo era che l’uomo, come del resto la natura, dovevano avere un equilibrio dinamico di forze e di elementi contrapposti. Il predominare dell’una sull’altra determinava un disequilibrio patogeno. Tale squilibrio, perdurando nel tempo, induceva prima la sofferenza, o una prevalenza caratteriale, quale il temperamento malinconico, e realizzava poi la malattia.

Diagnosi e bile nera


Il metodo diagnostico ippocratico era basato sull’evidenza esterna dei segni dell’influenza della bile nera sul comportamento umano, sul fisico e sull’animo delle persone. Egli cercava di ritrovare in essi i segni della sofferenza e della malattia. L’organo colpito dall’eccesso di bile nera era il cervello, offuscato dall’umore nero.  «È il cervello a provocare follia o delirio, a ispirarci il timore e la paura, giorno e notte, a causare l’insonnia, a farci commettere errori, a renderci ansiosi senza motivo, distratti, a portarci ad agire in modo contrario rispetto a quanto di solito faremmo. Tutti questi stati di cui soffriamo provengono da un cervello non sano, che diventa anormalmente caldo, freddo, umido o secco» (Minois G, 2005).

Inoltre, in merito all’alternanza delle quattro stagioni, lo stato malinconico era associato all’autunno e alla vecchiaia. Gli antichi intuivano e forse constatavano un incremento del “mal di vivere” in tale periodo, in sintonia con la caduta e la morte delle foglie.

La cura per l’eccesso di bile nera

La terapia consisteva nel riequilibrare gli umori interni dell’uomo, facendo espellere l’eccesso di bile nera con il vomito e le feci, utilizzando purganti e sostanze che provocano il vomito, come l’elleboro. Essa è una pianta che provoca potenti effetti purgativi, stimola il vomito e irrita la mucosa intestinale. L’elleboro può provocare rottura dei vasi sanguigni, con conseguente colore rosso-nerastro delle feci: prova concreta dell’eliminazione della bile nera.
Per gli antichi l’atrabile erano i coaguli di sangue nero, che si vedono nelle feci emorragiche, misto a muco intestinale, di colore più o meno scuro, prodotto alterato della bile e chiaro indizio di malattia e di umore melanconico.


La rosa di Natale

L’helleborus niger, chiamata anche rosa di Natale perché fiorisce in inverno, è tutt’ora usato in omeopatia. Essa viene utilizzata, con micro dosi, seguendo il principio della cura con la similitudine “similis cum similibus curantur, per le difficoltà mentali, depressione, apatia e stati di angoscia. La mitologia greca racconta che Ercole guarì dalla sua follia mangiandone le foglie. Nel linguaggio dei fiori l’elleboro viene considerato come la liberazione delle negatività.

Oltre alla terapia farmacologica, a base di piante medicinali, era anche indicata per la cura della melanconia una migliore igiene di vita. Tutto ciò che era in eccesso o in difetto doveva essere riequilibrato.

Maurilio Tavormina

Bibliografia

  • Geymonat L, Micheli G, Mangione C: Storia del pensiero filosofico e scientifico, Volume 1, Garzanti, 1970, p.380
  • Minois G: Storia del mal di vivere. Dalla malinconia alla depressione. Dedalo Editore, Bari 2005
  • Kristeva J: Sole nero: Depressione e malinconia. Feltrinelli Editore, Milano, 1989

Sitografia:

www.etimo.it Etimologia: atra-bile;

Helleborus niger – Elleboro Rimedi omeopatia online – Roma (omeopatiablog.it)

www.wikipedia.it

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