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Auto aiuto o psicoterapia? Lotta congiunta alla depressione

Le persone a volte si chiedono se sia utile intraprendere un percorso di auto aiuto per i loro disturbi d'ansia o depressivi. Il dubbio è che non siano efficaci, visto che di solito non sono condotti da professionisti della salute mentale. Sfatiamo alcuni miti.

L’auto aiuto può essere una risorsa da affiancare alla psicoterapia nel contrasto alla Depressione?

I dati statistici lo confermano: depressione e ansia sono inesorabilmente in aumento in questi anni post pandemia. La richiesta di aiuto psicologico o psichiatrico aumenta di pari passo con la crescita dei bisogni di salute psichica, ma il divario tra risorse e bisogni non accenna a diminuire. Le previsioni per i prossimi cinque anni anzi evidenziano una ineluttabile ulteriore contrazione del capitale costituito dal personale sanitario. Tutti i disagi che ne conseguiranno, come il drastico allungamento delle liste di attesa per una psicoterapia, paiono inevitabili. In questo scenario è urgente e necessario adottare tempestivamente politiche sanitarie lungimiranti, che possano dare una risposta concreta ed efficace alle difficoltà della popolazione. Tra le varie iniziative in atto, le istituzioni socio sanitarie stanno prendendo in grande considerazione le opportunità di sostegno costituite dai gruppi di auto aiuto. La loro efficacia è difatti riconosciuta da numerose pubblicazioni scientifiche. Si moltiplicano così le esperienze di promozione dello sviluppo di reti di auto aiuto, a disposizione di persone che soffrono di disagi depressivi e ansiosi (Calcaterra, 2013).

Ma cosa sono questi gruppi? E cosa li distingue da un gruppo di psicoterapia?

L’auto aiuto si fa risalire alla nascita dei gruppi per alcolisti in Usa. Nel 1937 Bill e Bob, due alcolisti, scoprirono che sostenendosi a vicenda riuscivano a mantenere l’astinenza. La profonda condivisione che scaturiva da una esperienza comune, e il supporto reciproco, erano efficaci. Questo è l’assunto di base dell’auto aiuto che non è mai stato messo in discussione.

Ascoltarsi e comprendersi in forza della propria esperienza di sofferenza, sostenersi senza giudicare, sono armi potentissime per contrastare un disagio psichico. Negli anni successivi l’esperienza di auto aiuto si è diffusa in tutto il mondo. Il metodo che rappresenta è stato applicato con successo anche ad altri disturbi, tra cui la Depressione e l’Ansia. Successivamente si sono diffusi anche altri principi e metodi, come quello famoso di Victor Hudolin. Questo metodo prevedeva anche la partecipazione di familiari e la conduzione del gruppo da parte di un facilitatore. Questa figura, che non deve necessariamente essere un professionista sanitario, ha il ruolo benefico di stimolare la discussione tra i partecipanti, favorendo una partecipazione attiva ed equilibrata.

Negli anni 70 i gruppi di auto aiuto per dipendenze patologiche approdano anche in Italia diffondendosi. Essi aprono la strada al propagarsi di realtà dell’auto aiuto anche in altri settori della salute mentale. Con gli anni 90 la presenza sul territorio di gruppi di auto aiuto è spesso promossa e sostenuta anche dai Servizi pubblici di salute mentale. Vengono messi a disposizione come supporto per molteplici forme di disagio (Calcaterra, 2013).

Gruppi di auto aiuto e gruppi di psicoterapia sono simili?

Nel gruppo di auto aiuto ciascuno porta un bagaglio di storia personale, fatta di sofferenza ma anche di risorse, e lo mette a disposizione degli altri. La posizione adottata è quella della reciprocità: nessuno ha un sapere tecnico, superiore a quello dell’altro, nessuno pretende di avere la risposta giusta. La condivisione di punti di vista e approcci differenti, in base alle sensibilità individuali, può tuttavia favorire la scoperta di nuovi spazi di riflessione. Viene garantito il conforto della comprensione reciproca, senza giudizi. Lo stimolo offerto dal confronto può permettere al gruppo di trovare la forza dove c’era difficoltà, e aprire a nuove piste da percorrere (Newman et al, 2011).

A differenza di un gruppo di psicoterapia, nell’auto aiuto non è presente un esperto professionista che sappia “condurre” il gruppo verso obiettivi specifici. Non sono adottate delle linee di indirizzo precise, in base alle indicazioni di tecniche psicoterapeutiche. Se c’è un facilitatore, sia esso un professionista o uno dei partecipanti, nel gruppo di auto aiuto ha il solo scopo di “facilitare” la comunicazione. Ha a cuore che il confronto avvenga nel rispetto e nella condivisione, favorendo la partecipazione di tutti, ricordando il principio cardine del non giudizio.

Nel gruppo di auto aiuto non ci si affida alle mani esperte di un terapeuta che possa indicarci la strada. Ciascuno è protagonista del proprio cambiamento, assumendo la responsabilità di sé stesso e mettendosi in gioco (Biesheuvel-Leliefeld KEM et al, 2017).

Possiamo quindi paragonare l’efficacia dei gruppi di auto aiuto ad una psicoterapia?

Si tratta sicuramente di approcci differenti con caratteristiche specifiche. In un gruppo di auto aiuto una persona può cercare condivisione, comprensione, e conforto tra pari. Questi elementi possono ridurre fortemente il senso di isolamento e vergogna che prova chi soffre di disturbi depressivi. Sappiamo che abbattere l’isolamento può migliorare molto la qualità di vita delle persone. (Biesheuvel-Leliefeld et al, 2017).

Il confronto reciproco inoltre può incoraggiare la persona ad un percorso di cambiamento, in cui rendersi parte attiva. Si adottano abitudini o comportamenti positivi, che non erano usuali o chiari in precedenza. Questo di solito va di pari passo con l’aumento della consapevolezza personale, e di conseguenza anche l’aumento del senso di auto-efficacia. Accresce la sensazione di essere capaci di trovare soluzioni dove c’erano solo problemi (Dijkstra-Kersten et al., 2019).

Nella psicoterapia, di gruppo o individuale, il cambiamento è accompagnato dal terapeuta, che sostiene la persona in questo percorso, in base alle tecniche di cura che possiede. Un ruolo fondamentale in questa pratica ha la relazione terapeutica, che è essa stessa strumento cardine della cura. Relazione terapeutica e tecniche psico terapeutiche sono strumenti fondamentali che la persona ha a disposizione per consentirle quel cambiamento che cerca, ma che spesso le sfugge. Di fronte ad una sofferenza profonda o che si incardina su meccanismi psichici patologici di lunga data, può costituire la risorsa più efficace per favorire il cambiamento.

Conclusioni

Auto aiuto e psicoterapia sono approcci alla Depressione che non vanno visti né in modo opposto né competitivo. Essi offrono contesti e modalità diverse nell’affrontare il disagio depressivo, pur mantenendo uno scopo comune, quello di dare sollievo e sostenere il cambiamento di chi soffre. È anzi possibile, col consenso di paziente e terapeuta, che vi sia un’integrazione di questi percorsi, così da ottenere una preziosa sinergia di intenti. L’OMS riconosce la validità dell’Auto Mutuo Aiuto come approccio alla Depressione. Essendo una realtà gratuita, facilmente accessibile, e diffusa in modo capillare nel territorio, l’Auto aiuto costituisce una preziosa opportunità a disposizione della popolazione (Francescato et al, 1993).

Wilma Di Napoli

Bibliografia

  1. Biesheuvel-Leliefeld KEM et al (2017). Effectiveness of Supported Self-Help in Recurrent Depression: A Randomized Controlled Trial in Primary Care. Psychoterapy Psychosom. 86 (4):220-230.
  2. Calcaterra V. Attivare e facilitare i gruppi di aut/mutuo aiuto.2013. Ed Erikson.
  3. Dijkstra-Kersten SM et al. (2019). Supported self-help to prevent relapse or recurrence of depression: Who benefits most? J Affect Disorder. Oct 1;257:180-186 
  4. Francescato D., Leone L., Traversi M. 1993. Oltre la psicoterapia. Ed Carocci.
  5. Newman M.G., Szkodny L., Llera S.J., Przeworski A. (2011). A review of technology-assisted self-help and minimal contact therapies for anxiety and depression: Is human contact necessary for therapeutic efficacy? Clinical Psychology Review. Vol 31, Issue 1. Pages 89-103.

Foto: Envato Elements

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