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Anziani e suicidio. Una sfida per la nostra società

Accade che gli anziani fanno fatica a trovare un senso alla propria esistenza, e spesso mettono in atto comportamenti suicidari. La sfida della prevenzione è offrire loro comprensione e supporto adeguato.

Anziani e malattie

L’invecchiamento della popolazione mondiale, ottenuto grazie al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, porta con sé anche inevitabili conseguenze. La salute generale da secoli è progredita enormemente grazie alle conquiste della medicina e della società. Tuttavia aver raggiunto e superato traguardi anagrafici impensabili ha portato anche ad un aumento delle patologie croniche. La cronicità nel mondo occidentale richiede enormi sforzi, economici ed organizzativi, per la sua gestione e terapia. Non sempre la possibilità di trattare certi disturbi della senilità si correla inoltre ad una adeguata qualità di vita degli anziani. Aumentano infatti anche le disabilità, la perdita di autonomia e i disturbi cronici, spesso accompagnati da sindromi dolorose. Di frequente gli anziani debbono assumere quantitativi consistenti di farmaci per mantenere il loro equilibrio, pur patendo comunque disagi più o meno invalidanti. 

Anziani e salute mentale

In questo quadro generale non stupisce che anche la salute mentale sia influenzata dall’avanzare dell’età, con un aumento progressivo di disturbi dell’umore, disturbi cognitivi, disturbi neuropsicologici. La crescita esponenziale di disagi psichici in età avanzata è evidente, ed è spiegabile in base a fattori oggettivi di declino del funzionamento psichico, legato alla senescenza. D’altronde, l’età anziana porta con sé numerose perdite, di persone, ruoli, attività, capacità, quindi è gravato da un elevato rischio di ferite e traumi psicologici. La correlazione tra disturbi cognitivi e dell’umore è oramai acclarata, ed entrambi, molto frequenti negli anziani, contribuiscono a creare quadri clinici estremamente complessi da affrontare.

I cambiamenti sociali e gli anziani

Se da un lato le caratteristiche psicofisiche della popolazione sono mutate col progredire dell’età media, sono profondamente cambiate anche le caratteristiche della società. La famiglia in quanto nucleo di persone che forniscono supporto vicendevole nelle difficoltà è un modello in crisi. Spesso troviamo famiglie di una o massimo due persone, che lavorano, e non hanno tempo da dedicare all’assistenza dei propri anziani. Vengono affidati così a persone a pagamento o a strutture ed istituzioni. Non esiste quel tessuto sociale che garantiva un tempo una presenza più capillare del “vicino della porta accanto”, o dei compaesani. Si assiste ad una sorta di spersonalizzazione del contesto sociale. D’altronde gli anziani che perdono la propria identità lavorativa, sono destinati nel tempo a smarrire il proprio ruolo, il senso della propria appartenenza al contesto sociale. Di grande importanza c’è anche l’aspetto economico, visto che molto spesso l’età anziana si accompagna a condizioni socio economiche precarie. Riducendosi il potere di acquisto scemano le possibilità di autonomia degli anziani.

Anziani e COVID-19

È oramai evidente che la pandemia da Sars-cov19 abbia esercitato un’influenza nefasta sulla salute psicologica della popolazione generale, accanendosi in particolare sulle fasce più deboli. Negli ultimi mesi stiamo infatti realizzando che giovani e anziani hanno risentito enormemente dell’isolamento forzato, dell’impossibilità di mantenere abitudini rassicuranti e contatti sociali tra pari. Giovani e anziani hanno condiviso inoltre una specie di campagna di stigmatizzazione e colpevolizzazione riguardo la pandemia. I giovani perché accusati di condotte trasgressive delle misure di contenimento del contagio, gli anziani perché considerati causa delle restrizioni sociali o ghettizzati “a fin di bene”. Molti ricordano ancora con sofferenza i lunghi mesi trascorsi nelle RSA (Residenze Socio Assistenziali per anziani) senza potersi incontrare o vedere, la chiusura di ogni centro di socializzazione e riabilitazione diurna, gli inviti a non uscire di casa. Tutto questo a distanza di anni pare stare riscuotendo ora il suo tributo, con un tasso dei suicidi tra gli anziani in aumento.

Quali interventi attivare a prevenzione del suicidio nella senilità?

L’adeguata informazione circa il fenomeno suicidario nell’età avanzata svolge un ruolo cruciale nella prevenzione dello stesso. Diffondere in modo capillare la conoscenza circa l’argomento può permettere ai familiari degli anziani fragili di attingere alle riscorse del territorio. Rivolgersi tempestivamente ai professionisti sanitari può infatti essere la chiave di volta per prevenire dei comportamenti suicidari. Il medico di medicina generale da sempre svolge un ruolo di riferimento privilegiato per le famiglie, e in particolar modo per gli anziani. La sua formazione, adeguata e continua, può essere un tassello fondamentale nella prevenzione e trattamento del disagio, e nell’intercettare le situazioni a rischio suicidario tra gli anziani. La formazione specifica del personale delle strutture pubbliche e private che si occupano di età avanzata ha in generale analoga importanza nella prevenzione del fenomeno suicidario.

Le sfide della società moderna nel rispetto dell’anziano

La prevenzione del suicidio in età avanzata non può essere solo faccenda demandata ai professionisti della salute mentale e fisica. È risaputo infatti che il suicidio non è una malattia ma un comportamento frutto di molteplici condizioni. La sua maggiore incidenza in età senile ha sicuramente più fattori che vi contribuiscono, come abbiamo esaminato in precedenza, non esaurendosi in una questione meramente medica.

Una società che voglia davvero prendersi cura di sé stessa deve sviluppare un atteggiamento attento e rispettoso verso gli anziani. Essi hanno il diritto di rientrare a pieno titolo nella vita attiva della collettività. E allora ben venga l’attenzione della politica e delle istituzioni a promuovere una cultura del benessere anche in età avanzata. Ben venga l’impegno a costituire maggiori spazi di socializzazione, centri diurni, case di comunità. Ben venga la capacità di sviluppare esperienze diversificate e creative come il co-housing (esperienze abitative variegate di convivenza di anziani soli con supporti diversi). E ancora, è stato sperimentato con successo il virtuoso intreccio di anziani e bambini in strutture che permettevano lo scambio reciproco, tra l’anziano che accudiva, e le sollecitazioni gioiose dei bimbi. Ovviamente, manco a dirlo, è stato un successo! (Present Perfect, 2015).

Wilma Di Napoli

Bibliografia

  1. Pompili M, Tatarelli R. Il suicidio in Italia, Aspetti epidemiologici e socio demografici. Quaderni italiani di psichiatria. Vol 29, Iss 2.PP 41-50. 2010.
  2. Schulz R. et al. Association between depression and mortality in older adults. Arch Int Med; 160:1761-8. 2000.
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