Fin dall’antichità è risaputo che la luce del sole varia durante le stagioni ripercuotendosi sul benessere psicofisico delle persone. Il ritmo delle stagioni influenza le attività, le abitudini quotidiane, nonché gli stessi prodotti in natura che sono molteplici e variegati. Nei diversi Paesi del mondo, a seconda della latitudine la durata del sole nell’arco della giornata e dell’anno è diversa, questo influisce notevolmente sul tono dell’umore.
Il percorso storico, antropologico, e lo stesso mutare delle temperature, del clima, interferisce anche sulla modalità degli scambi commerciali. Infatti la comunicazione in tutto il pianeta avviene attraverso i mezzi di trasporto, rispecchiando la globalizzazione, e, purtroppo questo si manifesta negativamente in un periodo di pandemia.
I temperamenti e le stagioni nella storia della medicina
Già nel 460 a.C. Ippocrate, considerato il padre della medicina, integrò dalla natura la sua teoria umorale e i temperamenti: freddo, caldo, secco, umido con: le quattro stagioni. Le sue teorie furono riprese da Galeno (168 d.C.).
Lo stesso Dante scrisse nel XXX canto dell’Inferno il concetto di malattia, in particolare l’idropisia, ossia un liquido che si accumula nei tessuti e cavità sierose (pericardio, pleura, peritoneo). Il Sommo Poeta commentava i concetti espressi da Ippocrate tra la salute e la malattia.
Ippocrate e le teorie degli umori
Secondo le sue teorie: “nel corpo circolano gli umori; il flegma (linfa), il sangue, la bile gialla e quella nera, il loro equilibrio porta alla salute psicofisica”. I quattro temperamenti da lui descritti in relazione con le quattro stagioni si ha in autunno, con il clima freddo e secco, una prevalenza della bile nera. Essa è rappresentata e caratterizza il temperamento melanconico. Durante l’inverno il clima freddo ed umido, si associa a quello flemmatico. In primavera periodo umido e caldo, il temperamento è il sanguigno. In estate, infine, nel clima secco e caldo prevale il temperamento bilioso.
La fragilità psichica, la paura e il cambio delle stagioni
Il cosiddetto orologio biologico durante le stagioni subisce delle variazioni soprattutto con una diversa produzioni di ormoni. Tra questi anche la melatonina prodotta da una ghiandola: l’epifisi, che regola il ciclo sonno-veglia. Se viene alterato l’equilibrio delle emozioni, in particolare la paura, si può determinare una maggior fragilità psichica, soprattutto nel cambio delle stagioni. Questa fragilità tende alla vulnerabilità ed è strettamente correlata in alcune persone alla solitudine e alla mancanza di rapporti interpersonali.
I comportamenti aggressivi che manifestano alcuni individui sono dovuti alla scarsa tolleranza alla frustrazione. Essa è largamente rappresentata nel cambio delle stagioni e soprattutto durante questo triste periodo storico di pandemia. L’isolamento sociale gradualmente determina una “visione a tunnel” di infinita solitudine. Proprio per questo, nel clima d’incertezza e paura che ha determinato la pandemia è necessario concentrarsi sul presente e nel sereno vivere quotidiano.
La personalità
Secondo diversi ricercatori le persone con temperamento melanconico o flemmatico sono più predisposte alla depressione. La parte integrante del carattere è rappresentata dal temperamento che si manifesta nei vari aspetti comportamentali. In modo simile Jung (Jung C.G, 1921) con la sua teoria sui tipi di personalità ne rappresenta le dimensioni psicologiche:
L’estroverso stabile appare socievole, con buona autostima e autocontrollo di sé, sicuro ed autonomo. La personalità dell’introverso stabile è contraddistinta da calma e riflessività, nell’interazione con l’ambiente e le relazioni interpersonali. Queste dimensioni psicologiche dipendono dal tipo di personalità, dalle emozioni rispetto ai traumi della vita: lutti, separazioni, eventi stressanti. Se si riesce ad elaborarli e superarli prevale l’adattamento, invece se vi è un mancato equilibrio emotivo, si possono manifestare le malattie psicosomatiche e in altri casi la depressione. Fattori predisponenti sono rappresentati oltre la familiarità, da eventi traumatici, tra cui la pandemia è un ulteriore fattore di fragilità.
Un ruolo fondamentale è dovuto ai fattori climatici. Infatti nei paesi nordici (per citarne alcuni: Finlandia, Norvegia, Danimarca) vi è un elevato consumo di antidepressivi, e sembra che la Danimarca ne sia la seconda al livello mondiale. Dove c’è poco sole vi è maggiore incidenza di disturbi dell’umore. Un ruolo importante come già detto è rappresentato dalla solitudine, soprattutto a dicembre sotto le festività, uno dei mesi in cui è più alto il numero dei suicidi.
Conclusioni
Freud nel libro “Il disagio della civiltà” del 1929, rivelò tre aspetti:
- le difficoltà nelle relazioni personali portano alla sofferenza;
2. le sostanze tossiche: l’alcol o le droghe, che vengono usate come autoterapia;
3. la “sublimazione” intesa come una modalità di difesa della persona per trasformare l’aggressività in lavoro, nell’arte e nella creatività.
Quest’ultimo aspetto incide soprattutto nell’allontanare la paura della morte o nell’evitare la morte stessa con dei comportamenti distruttivi.
Maria Efisia Meloni
Bibliografia
- MIND, Mente &Cervello: Il tempo della solitudine.
- L’isolamento sociale da coronavirus ha stravolto la nostra quotidianità. Con quali conseguenze sulla nostra psiche? N.185-Anno XVIII-Maggio 2020.
- Vittorio Bartoli: L’idropisia di maestro Adamo in Inferno XXX. L’importanza della dottrina umorale di Galeno nel medioevo. Università di Firenze, Tenzone n.8, 2007.
- Francesco Tempesta: ansia autunnale: come dirle addio e ritrovare il buonumore, 14 ottobre 2018, il Giornale.it
- Maria Efisia Meloni: I paradossi della comunicazione. Umorismo, ironia, sarcasmo, Tema 2016.