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L’anziano ed il dolore

L'ingresso nella terza età, implica un progetto a breve termine. Una vasta letteratura scientifica mette in luce la relazione tra il dolore fisico e il dolore psicologico nell'insorgere della depressione. Quali intrecci oscuri sono correlati dal dolore alle emozioni con passare degli anni?

Il dolore è presente nelle persone con un ruolo importante di difesa dell’equilibrio psicofisico, infatti ci avverte se c’è un pericolo. Nel dolore fisico la soglia della sua percezione varia da un individuo all’altro secondo alcune variazioni genetiche. Esso risuona, vibra come un diapason (un antico strumento di misura musicale, che veniva usato già nell’antica Grecia). Plutarco nel II secolo d.C. ne descriveva l’utilizzo. Ancora oggi viene usato in medicina nelle diverse branche: neurologia, ortopedia, otologia.

La percezione del dolore

La sensazione del dolore è influenzata dal tipo di cultura, dagli stimoli ambientali, ma soprattutto è correlata al tipo di personalità e alle emozioni prevalenti. Dal punto di vista anatomico a livello cerebrale viene elaborato dalle stesse aree che interessano le emozioni: lobo frontale e insula, tra le più importanti.

Una riflessione sul vissuto delle emozioni è necessaria, in particolare sul sentimento di perdita che rappresenta il nucleo della sofferenza psicologica. Questo aspetto è in rapporto con “l’investimento affettivo che la persona ha rispetto all’oggetto perduto”, sia nei lutti che nelle separazioni (Meloni M.E., Rudas N., 2019).

Sicuramente nelle persone anziane gli eventi luttuosi sono molto più numerosi, non solo in ambito familiare ma anche nel gruppo degli amici, e questo accresce la sensazione di solitudine. Talvolta diventa difficile distinguere un dolore fisico, dovuto ad una malattia, rispetto a quello morale dovuto alla sofferenza psichica. Questo perché le emozioni giocano un ruolo importante in entrambi i casi. L’ansia può aumentare, e in un circolo vizioso diminuisce la sopportazione al dolore, amplificandone l’intensità. Essa per alcune persone può addirittura diventare intollerabile. In alcuni soggetti risulta così insopportabile tanto da preferire la morte! Negli anziani è sicuramente più invalidante, in quanto sono presenti più malattie fisiche contemporaneamente.

Il dolore e l’elaborazione della malattia

La stessa malattia necessita il superamento del dolore e la sua accettazione. Ne consegue una maggiore fragilità allo stress verso gli eventi della vita. Un ruolo di suscettibilità alle malattie è rappresentato proprio dallo stress, e dalla capacità di adattarsi all’ambiente esterno. In particolare in questo periodo della pandemia in cui ormai da due anni si vive nell’incertezza e nella paura. Un’emozione come la paura se non è equilibrata pesa notevolmente sulla qualità della vita.

Un dolore fisico, per esempio nella cardiopatia ischemica (infarto, scompenso cardiaco ecc.), nei tumori, nelle lesioni dovute a traumi, è costituito prevalentemente dal sentimento di angoscia.

È la stessa sofferenza che ritroviamo nell’esperienza soggettiva, o nel legame ambivalente delle altre patologie gravi, acute o croniche. I dolori psicologici talvolta vengono sostituiti nei dolori fisici, o viceversa, numerosi sono gli studi scientifici di natura psicosomatica. Questo succede nelle persone giovani, ma molto più frequentemente negli anziani, e, ciò implica una momentanea regressione dell’individuo che utilizza questo meccanismo di difesa. Questo dipende dalla capacità di accettare la malattia, dall’influenza degli eventi scatenanti o dai conflitti interni ed esterni. I sintomi ansioso-fobici sono sintomi specifici nella presa di coscienza della malattia.

Stress e malattia

Nelle patologie di qualsiasi origine, lo squilibrio della funzionalità del sistema ipotalamo-ipofisi può portare a disturbi d’ansia o a depressione. Gli stimoli nervosi attivati dallo stress e dall’ansia, provenienti dai centri superiori regolano attraverso l’ipotalamo e l’ipofisi, la produzione dell’ormone dello stress: il cortisolo.

Nell’anziano, vi sono meno possibilità di compenso rispetto all’individuo giovane. Il legame del dolore con la depressione diviene più forte se vi sono più malattie contemporaneamente. Gli stimoli dolorosi condividono le stesse regioni cerebrali coinvolte nella gestione dell’umore, come dimostrato dalla RMN (Risonanza Magnetica Nucleare). Essa è in grado di identificare non solo le lesioni cerebrali traumatiche, ma anche quelle dovute alla depressione e al Covid-19 nelle forme più gravi. Le più importanti zone anatomiche cerebrali sono: la corteccia prefrontale e la cingolata anteriore, quest’ultima funziona da integrazione dei segnali chimici della sensibilità con gli stati emotivi.

La fisiopatologia della depressione implica una alterazione della regolarità dei sistemi neuro-trasmettitoriali che contribuiscono all’aumento della possibilità degli effetti dell’associazione fra depressione e patologia vascolare cardiaca. Infine il dolore fisico presente nella malattia cardiaca, si manifesta in tante altre patologie organiche.

Conclusioni

Il dolore morale nella depressione può essere considerato come il sentimento di angoscia che ritroviamo nell’infartuato, con cui ha in comune gli aspetti senso-percettivi, cognitivi ed emotivi. Molti studi scientifici ci aiutano a comprendere quanto la plasticità neuronale evolva nel dolore cronico e nella depressione.

I meccanismi neurofisiologici e neuro-tramettitoriali che gli sottendono sono gli stessi: negli anziani ciò avviene con minore efficacia. A volte la persona non riesce a far fronte agli eventi traumatici e allo stress della vita. La R.M.N.(Risonanza Magnetica Nucleare) mette in luce a livello cerebrale delle lesioni, come nella depressione, che scompaiono quando si guarisce e si ristabilisce un equilibrio nelle attività della vita quotidiana. Concludendo voglio ricordare Norman Cousin (1964) con le sue importanti ipotesi sull’umorismo, considerato da lui un anestetico naturale contro il dolore e lo stress.

Maria Efisia Meloni

Bibliografia

  1. Biggio G (2011) Meccanismi neurobiologici nei disturbi d’ansia e del tono dell’umore. Centro di Eccellenza per la Neurobiologia delle Dipendenze dell’Università di Cagliari. Gior. Ital. Psicopat. 2011:126-135
  2. Chokron S. (2022) Ridere fa bene al cervello. Il riso aiuta nella guarigione da diverse malattie, migliora la memoria e l’apprendimento, favorisce le relazioni sociali e aumenta la motivazione MIND, Mente & Cervello. N.207-annoXX, marzo 2022, pag 88-91
  3. Fabriani G. (2022) Quando l’amore finisce. La fine di un rapporto può essere difficile, e a volte chi è lasciato mette in atto comportamenti disfunzionali verso l’ex. Un problema che affonda le sue radici nell’infanzia. MIND, Mente & Cervello. N.207-annoXX, marzo 2022, pag 24-29
  4. Meloni M.E., Rudas N.(2019) La deprivazione lavorativa come esperienza di perdita. Il Lavoro Negato, Mimesis Edizioni, 2019: pag 28-32

Sitografia

  1. Albè M. (2021) 20 dolori fisici legati ad uno stato emotivo specifico. greenMe. Salute ed alimentazione. https://www.greenme.it/salute-e-alimentazione/psicologia/dolori-fisici-emozioni/  Https://www.greenme.it>dolori-fisici-emozioni
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