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La storia di Amalia. Un singolare percorso nella sua depressione

Quella di Amalia è la storia personale di un percorso terapeutico singolare, basato sulla sua determinazione alla conoscenza della depressione, al fine di combatterla.

Alla base del percorso terapeutico vi è un moto di ribellione unito ad una grande caparbietà conoscitiva. Con questi remi Amalia ha intrapreso il suo viaggio. Essi le hanno permesso di navigare nelle acque agitate della sua depressione sconfinarne gli argini rocciosi e poterla, poi, osservare con distacco e consapevolezza.

Amalia incontra la depressione

Quando Amalia affronta, con fatica, la vita e l’ingresso nell’età adulta, si imbatte in una realtà a lei tanto sconosciuta quanto dolorosa. La sagoma della depressione comincia a delinearsi netta nella sua giovane esistenza. L’intrusione, dapprima silenziosa, si trasforma in un’eruzione di sintomi, pensieri, comportamenti, sensazioni negative e dolorose. La depressione irrompe nella vita di Amalia e tenta di distruggerne le emozioni, invalidarne gli interessi, vanificarne i sogni, appropriarsi dei suoi tempi, dei suoi spazi. Il senso di smarrimento iniziale, si trasforma in angoscia, lo spazio vitale si contrae mentre l’isolamento e la solitudine, ricercati, sembrano doverla proteggere da ogni avversità. Tutto questo segna l’avvio di un percorso di conoscenza singolare della depressione.

Amalia si ribella

Amalia riconosce, dai suoi volti, quell’invasore che si aggira da tempo, indisturbato, nella vita dei suoi genitori, ora dolorosamente separati, a cagionare loro angoscia e disperazione. La ragazza, ora ne subisce l’intrusione anche nella propria vita, ma Amalia non ci sta. Si ribella. Vuole abbattere il nemico sconosciuto, ma con quali armi? Deve prima conoscerlo. Decide, quindi, di avviare, da sola, un percorso di ricerca e di studio volto alla scoperta dell’identità del suo invasore. Di come sia entrato nella sua vita e del perché ciò sia avvenuto.

Ad un certo punto del suo viaggio sente, comunque, di dover chiedere aiuto. Ha bisogno di un sostegno e di una guida. Si rivolge, pertanto, ad una persona esperta per meglio indagare e trovare insieme ulteriori risposte ai segnali dolorosi scaturiti dalle sue angosce esistenziali e di vita. Ed è insieme alla sua guida che ha cercato e trovato le armi necessarie per vincere la sua dolorosa battaglia.  In questo percorso di conoscenza, iniziato in solitudine, Amalia mantiene un coinvolgimento attivo e totale. Non vuole soccombere al male oscuro perché vuole riappropriarsi della sua esistenza. Ciò non le impedisce di proseguire i suoi studi universitari, fare vita sociale, trovare l’anima gemella. Curare le diverse patologie organiche da cui è affetta.   

Conoscenza e condivisione

Il viaggio intrapreso da Amalia, sostenuto dalla sua resilienza, le ha impedito di isolarsi in un mondo che la stava fagocitando in un mare di disperazione e non senso.

Amalia ha voluto guardare in faccia il mostro che viveva dentro di lei, conoscerlo ed affrontarlo. Quel male oscuro che è artefice di sofferenze indicibili ed inspiegabili, carica di angoscia e disperazione chi ne è afflitto.

Amalia ha combattuto con forza e serenità la sua depressione ricorrendo agli strumenti forniti dalla conoscenza e dal confronto con le altrui, similari, esperienze. In tal senso, un gruppo social di condivisione e confronto è stato uno dei momenti importanti del suo percorso. Fondamentale è stata la richiesta di una figura di aiuto esterno, competente. In essa ha riposto la sua fiducia e fornito la collaborazione in un clima empatico di condivisione e comprensione.

Alla fine chiedo ad Amalia di riassumere le tappe di questa sua esperienza, dei suoi vissuti e farne un breve ma esaustivo documentario. Un documentario che è la sintesi di una più estesa e complessa narrazione. In esso Amalia puntualizza da cosa è scaturito il bisogno di conoscere la sua depressione di volerne parlare e di volersi confrontare.

Breve intervista clinica ad Amalia

T.  “Amalia elenca sinteticamente le tre principali motivazioni al percorso terapeutico”

A. “Conoscere e parlare mi ha permesso, per primo, di esorcizzare il disturbo”

T. “Con questo, cosa mi vuoi dire?”

A. “Intendo dire che ho sentito la necessità di ridimensionare il problema. Renderlo più accessibile, più leggero. In un certo senso ho voluto tentare di mettere il problema in posizione one-down, quindi guardarlo dall’alto e scrutarlo impedendogli che fosse lui a farlo. Ho ribaltato le posizioni. Ciò mi ha dato maggiore sicurezza nell’affrontarlo”

T. “In sostanza mi pare di capire che lo hai esaminato, è così?”

A. “E’ proprio così”

T. “Perché hai voluto esaminarlo?”

A.  “Esaminarlo mi ha permesso di non negare il problema, secondo punto, vederlo nella sua realtà, e questo mi è stato utile perché mi ha messo di fronte all’esistenza del problema. Un problema reale che non andava negato o sottovalutato, ma compreso e conosciuto.  Questo momento mi ha fornito l’input e la determinazione ad affrontarlo, accettando, nel contempo, le sfide e gli ostacoli emotivi ed umorali che esso mi frapponeva per tentare di demotivarmi e di bloccarmi”

T. “In cosa ti è stato utile il ricorso ad un esperto?”

A. “Il ricorso all’esperto è stato fondamentale perché mi ha sostenuta emotivamente e, soprattutto, insieme abbiamo individuato il percorso giusto da seguire per gestire e sconfiggere il disturbo. È stato un lavoro incentrato su di me, sul mio rapporto con la depressione e sul mio rapporto le altre patologie. Ho lavorato sul mio rapporto con gli altri e sul mio ruolo in una famiglia conflittuale e problematica come la mia. Questa esperienza, per quanto lunga e sofferta, mi ha cambiata. Mi sento più sicura e preparata ad affrontare situazione stressanti e problematiche. La mia autostima è migliorata. Chiedere aiuto ad una figura esperta è stato importante ma soprattutto necessario. Volevo anche essere utile, terzo punto.”

T. “Come pensi di essere utile?”

A. “Durante il mio percorso terapeutico, ho trovato molto importante ascoltare esperienze simili alla mia, condividerne le sofferenze, porsi reciproche domande e darsi reciproche risposte.  È stata un’esperienza di confronto con un gruppo social con la stessa problematica. Ora racconterò loro, e a chi ne ha bisogno, la mia esperienza arricchita di consigli e suggerimenti utili per chi soffre e si sente intrappolato in un tunnel da cui non scorge la luce. Li aiuterò a trovare insieme quella luce. Mi sento pronta a parlarne con tutti, anche con coloro che non vivono l’esperienza della depressione e che non sanno cosa sia. Io ho imparato vivendo sulla mia pelle il travaglio del disturbo quando non ne conoscevo la natura e i suoi oscuri meccanismi. Poi ho imparato a definirla, a riconoscerla e a scoprire l’esistenza di molte soluzioni, la prima, fra esse, è chiedere aiuto a persone competenti”.          

Riflessioni

Una storia significativa a sottolineare l’importanza della conoscenza e della prevenzione, diffusa ed estesa a tutti e ad ogni fascia di età. La prevenzione sociale, basata sulla conoscenza e anche sul confronto di esperienze, è una delle armi più efficaci a riconoscere e combattere la depressione.

 Enza Maierà

Foto: Envato Elements

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