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La sofferenza di Antonella. Io sono come il mare

Antonella all'età di 13 anni vola via senza aver mai espresso la sua sofferenza. Ha lasciato degli scritti che hanno ispirato i suoi genitori nel costituire l’associazione Anto Paninabella.

Introduzione

L’associazione Anto Paninabella OdV porta avanti una battaglia contro pregiudizi, indifferenza e contro lo stigma della depressione e della sofferenza psicologica. In incontri presso le scuole e nelle varie comunità l’associazione di volontariato cerca di sensibilizzare contro la vergogna del proprio dolore interiore. Gli scritti che Antonella ha lasciato sono stati raccolti in “Io sono come il mare”. Un libro per non dimenticare Antonella e per dare voce ai suoi pensieri e alla sua storia affinché siano di aiuto a chi attraversa un momento di sofferenza.

Io sono come il mare

Mare blu intenso, / pieno di onde spumeggianti. / Mare in burrasca se c’è tempesta. / Mare liscio come l’olio. / Mare pieno di vita, e colori. / Io sono come il mare. (Antonella Diacono, 2015)

Questo libro raccoglie e riordina le parole che Antonella ci ha lasciato, parole dure ma anche speranzose. Parole che ci fanno riflettere e soffermarci sul “male che uno fa o che subisce”. Antonella non ha mai confidato a nessuno il suo dolore e la sua sofferenza. I suoi scritti, oggetto di questo libro, sono stati “scoperti” su wattpad dopo. (Diacono, 2018)

Antonella Diacono.
Antonella Diacono

La sofferenza di Antonella

Antonella era un’adolescente complessa, diversa, “Non diversa in quel modo che fa spalancare gli occhi dallo stupore e viene ammirata. I miei compagni mi chiamano “strana”. Perché non faccio musical.ly. Perché sono intelligente ma non colta, Perché non mi apro e sto sempre da sola. Perché amo il silenzio in un mondo che non smette MAI di fare rumore”. Diversa “perché sogno in grande anche se sono piccola e insignificante. … Perché sono una sagoma di sfondo nelle vite degli altri, ma soprattutto della mia.

Una adolescente che dice: “Andate contro i pregiudizi … perché ciò che gli altri pensano di noi si attacca come una seconda pelle.” E ancora, “Per tutte le persone sole, apatiche e tristi voglio dare solo un messaggio. Non siete i soli a soffrire. Non siete soli.” (https://www.paninabella.org/sono-un-panino/)

Antonella era anche altro. Amava le storie. Amava leggere. Amava la musica. Il 9 novembre 2017 era al Petruzzelli per la “Lucia di Lammermoor”, ma amava anche “Notre Dame de Paris”, Caparezza, Samuele Bersani, Bach, Battiato, De Andrè, Capossela, Van de Sfroos, Chopin. Amava, tanto, il teatro. Amava poltrire. Amava andare per musei. Amava la giustizia e da qui il suo interesse per la politica. Amava gli insetti, voleva fare l’entomologa. Amava Undertale. Amava il mare. (Diacono, 2018)

Intervista a Domenico Diacono

Id’E: io ho cercato di cogliere Antonella attraverso i suoi scritti, ma tu che sei il suo “papino bello” ci dici chi era Antonella, qual era la sua bellezza?

DD: Anto era di un candore che non so se mi riesce di spiegare. Lei prendeva tutti sul serio, non pensava mai che qualcuno potesse mentirle, perché per lei la menzogna non esisteva. Chissà quanto deve esserle costato nasconderci il suo dolore.

Nei suoi entusiasmi era trasparente e coinvolgente. Come hai già detto qualsiasi forma di arte l’appassionava tantissimo, ma la preferita rimaneva la scrittura: sognava di scrivere un suo libro. Amava tantissimo prendersi cura degli altri: fare regali, preparare qualcosa, stare accanto ad un bimbo più piccolo, erano attività che la riempivano di gioia.

Id’E: dopo diversi anni hai compreso cosa potrebbe essere accaduto?

DD: Sicuramente i problemi hanno avuto origine durante la terza media. Posso solo immaginare cosa abbia potuto innescare la sua sofferenza, la sua disperazione, purtroppo non ne ho riscontri ma una idea me la sono fatta. Si è sentita improvvisamente e senza motivo sola, e lei che aveva un grandissimo bisogno di amore, ne ha sofferto tantissimo. Ho scelto però di non seguire questa linea, la rincorsa a cosa e a chi. Ho scelto invece, con l’associazione, di seguire un’altra strada, che penso più utile per altri ragazzi. Chiedermi perché lei, pur tenendo in grandissimo conto la sincerità, non ha mai chiesto aiuto.

Id’E: sei riuscito a capirlo?

DD: Abbiamo fatto tante ipotesi sul perché Anto non ci abbia detto nulla. Tante volte ne ho parlato durante i miei incontri con i ragazzi nelle scuole. Credo che si possa sintetizzare tutto in un’unica parola: vergogna. La vergogna di apparire debole, forse malata, di affrontare lo stigma che accompagna le idee suicidarie. La paura di non essere “all’altezza” delle nostre ma soprattutto delle sue aspettative, di parlare di una cosa che sentiva come inesprimibile. La vergogna l’ha portata a sentirsi “inaiutabile”, senza speranza, senza futuro.

La paura e la vergogna però possiamo combatterle, possiamo far qualcosa per convincere chi sta rimuginando da solo che non è difettoso, che può e deve parlare. Che cercare un sostegno non è un atto da deboli, ma un atto di forza. Ci proviamo con l’associazione in tutti i modi possibili.

Id’E: qual era la posizione di Antonella verso il bullismo o meglio verso la mancanza di attenzione?

DD: Anto ha sempre combattuto il pregiudizio, l’etichettatura delle persone in base a peso, colore della pelle, abbigliamento. La sentiva come una cosa illogica e profondamente ingiusta, appunto una mancanza di attenzione verso gli altri, una superficialità inaccettabile. Figuriamoci se poteva avere cittadinanza per lei il bullismo, per lei che si preoccupava così tanto di quel che sentiva chi le stava accanto.

Id’E: avete costituito l’associazione Anto Paninabella. Perché questo nome?

DD: Paninabella è stato il suo ultimo nickname su wattpad. Ho fatto l’ipotesi che derivi da un episodio successo a scuola. Come per tutte le cose che riguardano l’ultimo scorcio di vita di Anto è solo una ipotesi. Abbiamo voluto tenere insieme il suo nome di battesimo con lo pseudonimo che due giorni prima di lasciarci si era data. E si era ripromessa che lo avrebbe usato per scrivere altre storie. Quelle che stiamo cercando di scrivere noi per lei e con lei.

Id’E: quali sono le finalità dell’associazione e come vi muovete?

DD: Con l’associazione puntiamo a realizzare progetti e iniziative che aiutino i ragazzi a migliorare la conoscenza delle proprie emozioni e l’autostima. Vogliamo combattere lo stigma della depressione e del disagio psicologico. Ci impegniamo a fornire agli adulti strumenti per prevenirla e intercettarne precocemente gli eventuali sintomi. Incontriamo i ragazzi nelle scuole, promuoviamo progetti di crescita per i ragazzi, organizziamo corsi per docenti e genitori. Istituiamo premi per ricerche in psicologia… tutto quel che possiamo per cercare di ricordare Antonella e fare in modo che la sua storia non si ripeta.

Id’E: un tuo messaggio per concludere?

DD: Sogno un mondo in cui nessun ragazzo, né adulto, si debba vergognare di confessare di pensare al suicidio, e in cui si affronti la depressione come una qualsiasi malattia fisica. I grandi cambiamenti non accadono dalla sera alla mattina, ma solo per il lavoro di tante persone che in quel cambiamento credono, come i nostri soci, e come i soci dell’EDA. Grazie!

Immacolata d’Errico

Bibliografia

Antonella Diacono – Io sono come il mare. Poiesis Editrice. 2018

Sitografia

  1. https://www.paninabella.org/
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