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Il rischio suicidario tra inverno e primavera

5 passi per uscire indenni da feste e cambi di stagione, che come si sa possono essere periodi difficili per le persone sole e sofferenti. Il rischio suicidario è dietro l'angolo

Il rischio suicidario è un tema di interesse primario per chi si occupa di salute mentale e in generale del benessere psichico della popolazione. Approfondire ciò che sta alla base dei comportamenti autodistruttivi delle persone è indispensabile. Ha come scopo comprendere meglio i meccanismi psicologici coinvolti e le valutazioni statistiche, così da organizzare la risposta sanitaria nel modo più efficiente possibile.

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), riconosce d’altronde come la corretta informazione e sensibilizzazione dei cittadini a questo tema sia di cruciale importanza nella prevenzione, sia perché fornisce indicazioni precise su come affrontarlo, sia come forma di lotta allo stigma. Per stigma intendiamo “l’attribuzione di un pregiudizio infondato che ha come conseguenza l’isolamento della persona”.

Contrastare pregiudizi e informazioni sbagliate può così rendere più facilmente accessibili i servizi sanitari per le persone che ne hanno bisogno (Di Napoli, 2015). Da qui l’importanza di parlare del rischio suicidario, anche nel periodo natalizio! 

Il rischio suicidario

È risaputo infatti che le festività, seppur attese da molti come momento di gioia, non sono un periodo semplice per tutti. Ci sono infatti molte persone che proprio tra Natale e Capodanno soffrono in particolare modo la solitudine. Esse sono deluse da aspettative irrealizzate, si affliggono per progetti personali fallimentari o comunque riconosciuti come tali. Molti esperti della salute mentale lanciano allarmi per correre ai ripari e rinforzare le risposte sanitarie, proprio durante il periodo festivo.

È necessario tuttavia sfatare alcune credenze di rischio suicidario. Di fatti il periodo natalizio è ritenuto da molti un momento delicato e un pericolo di ammalarsi di depressione. In realtà esso rappresenta un tempo dove i casi di suicidio si riducono leggermente. La loro frequenza torna a crescere a volte quasi con un rimbalzo a gennaio.  

Ipotesi di riduzione del rischio suicidario

Come spiegare questo fenomeno? Si possono fare molte ipotesi: forse la maggiore facilità ad incontrarsi che caratterizza le feste aiuta a ridurre il senso di isolamento di chi soffre.  Forse la religione ha un ruolo protettivo; forse anche la maggiore attenzione fornita dai servizi sanitari dona sollievo a chi è in difficoltà.

Probabile che il periodo delle feste rappresenti tutto sommato un periodo di “sospensione delle scelte”. Esse tornano invece prepotenti col nuovo anno, di solito un momento in cui, conclusi i riti, si fanno bilanci e si rischia di irrigidirsi su posizioni negative a autodistruttive (Ploderl et al, 2015).

Un altro momento delicato dove torna a esserci una maggiore concentrazione di rischio suicidario è il passaggio tra autunno e inverno, e tra inverno e primavera.

I cambi stagionali sono noti ai professionisti della salute mentale come periodi critici, dove specie le persone affette da disturbi dell’umore, con una certa ricorrenza, tendono a soffrire per ricadute e peggioramenti. Tutto ciò probabilmente spiega almeno in parte questo andamento e sottolinea l’importanza di monitorare con attenzione questi aspetti durante il passaggio stagionale (Woo et al, 2012).

Il rischio di suicidio

Le persone a rischio

Chi sono le persone che decidono di mettere fine alla loro vita?

Se andiamo a vedere i casi di suicidio ci rendiamo conto di alcuni elementi chiari e sicuri: di suicidio muoiono più gli uomini che le donne, quasi con un rapporto 3 a 1. Invece se andiamo a considerare i comportamenti di danno fisico alla propria persona e i tentativi suicidari, questi diventano anche 10 volte più frequenti nelle donne.

Non c’è quindi una categoria immune al rischio suicidario, e se è vero che i picchi statistici si hanno intorno alla mezza età (49-59 anni) e il rischio aumenta con l’avanzare dell’età (sopra i 75 anni la curva sale costantemente) preoccupa nell’ ultimo decennio il triste progredire di un andamento in crescita nelle fasce giovani e giovanissime (Di Napoli e Della Rosa, 2015). 

Le cause di suicidio

E quali sono le cause che portano una persona a compiere questa scelta? È ormai noto che il fenomeno suicidario sia estremamente complesso e che abbia più cause che lo possono provocare.  Non è pertanto con il solo intervento medico e/o farmacologico che potremo risolvere tale problema, ma è necessario affrontarlo a più livelli e con uno sforzo condiviso tra istituzioni pubbliche e private, enti, associazioni, e soprattutto accrescendo consapevolezza e solidarietà tra le persone (Di Napoli e Della Rosa, 2015).

Suggerimenti d’intervento

È necessario infatti sostenere adeguatamente le fasce sociali più deboli e a rischio (anziani, adolescenti, persone sole, con problemi economici e/o di lavoro, con malattie croniche invalidanti). È indispensabile garantire cure adeguate per la salute mentale di chi soffre, ma anche sostenere e rinforzare le capacità delle persone di prendersi cura di sé stessi e del loro benessere psicologico. 

Semplice a dirsi, ma come? In primo luogo senza nascondersi o fingere indifferenza, perché è indispensabile riconoscere il proprio disagio, la propria sofferenza, senza colpa o vergogna.

I 5 passi consigliati

Prendere coscienza della propria sofferenza è il primo passo per capirsi un pochino di più, e per chiedere aiuto.

Il secondo passo? Cercare qualcuno di cui si ha fiducia, che può essere un conoscente come un estraneo, un professionista come un semplice vicino di casa, un insegnante, un medico, un professionista della salute mentale, un volontario e con lui condividere un po’ del proprio dolore. Questo non lo cancellerà ma forse lo renderà più sopportabile e potrebbe aprire la strada a qualche nuova opportunità di conforto.

Il terzo passo consiste nell’abbandonare la tendenza a pensare in negativo, per focalizzarsi sul presente, sulle cose concrete e sulle relazioni positive. Questo pensare ossessivo, infatti, non contribuisce a risolvere i problemi, non aiuta a prendere decisioni, non riduce l’ansia, anzi l’alimenta e tiene vivi sentimenti di colpa, impotenza, rancore e rimpianto. Contrastare questa tendenza a generalizzare e vedere tutto in negativo, per focalizzarsi più su problemi specifici e concreti, può esser la chiave per una svolta vincente (Watkins et al, 2011).

Come quarto passo vale la pena di evitare di irrigidirsi in posizioni troppo estremiste (tutto o nulla, bene o male, buoni o cattivi) e di esercitare piuttosto la propria capacità di adattarsi alle situazioni, anche a quelle magari non del tutto soddisfacenti, riducendo aspettative eccessive e posizioni rigide.

Infine il quinto passo, è quello che ci conduce in una dimensione dove ci prendiamo più cura di noi stessi, della nostra salute fisica e mentale, trovando il tempo di coltivare interessi, di godere della relazione con gli altri, di giocare coi nostri cari e fedeli animali o di stare a contatto con la natura.

Insomma, tra inverno e primavera, l’importante è fare quei passi che ci portano nella direzione del nostro benessere!

Wilma Di Napoli

Bibliografia

  • Watkins ER, (Taylor RS, Byng R, Bayens C, Read R, Pearson K, Watson L) et al. Guided self-help concreteness training as an intervention for major depression in primary care: a Phase II randomized controlled trial. 2011. Psychological Medicine, 16:1-13.
  • Di Napoli WA, Della Rosa A. Suicide and attempted suicide: results from a local suicide prevention project. Psychiatr Danub. 2015 Sep; vol 27. Suppl 1:126-132.
  • Woo J-M, (Okusaga O, Postolache TT) et al. Seasonality of Suicidal Behavior. Int J Environ Res Public Health, 2012 Feb; 9(2):531-547.
  • Plöderl M, (Fartacek C, Kunrath S, Pichler EM, Fartacek R, Datz C, Niederseer D) et al. Nothing like Christmas—suicides during Christmas and other holidays in Austria. European Journal of Public Health, Volume 25, Issue 3, June 2015, Pages 410–413.

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