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I giovani, tra paura e solitudine

Cosa hanno lasciato due anni di pandemia e isolamento ai nostri ragazzi? E come stanno affrontando adesso il delicato momento internazionale? Tra paure e disagi, i giovani hanno bisogno di credere ancora nel futuro.

Comprendere le ragioni biologiche, psicologiche, sociali e culturali che sono alle base dei disturbi dell’umore tra i giovani e soprattutto delle differenze di genere correlate ad essi è utile per capirne i meccanismi sia negli uomini che nelle donne. Oltretutto ci dà modo di farci un quadro epidemiologico e scientifico del tema.

Prima di parlare di questo, però, credo sia doveroso fare un passo indietro e un excursus su un periodo che ha cambiato e sta modificando il sentire e il modo dei ragazzi di affrontare o non affrontare la vita. Grazie al mio lavoro di giornalista e scrittrice, sono venuta a contatto con tanti ragazzi e in questi ultimi due anni devo certificare ciò che ho riscontrato anche attraverso servizi e reportage sul disagio e spesso la solitudine dei giovani. La pandemia ha cambiato tutti ma soprattutto i giovani e giovanissimi sono stati vittima, e lo sono tutt’ora, di disturbi e disagi preoccupanti. 

Sono aumentati i casi di rabbia, l’incapacità di immaginare un futuro, l’isolamento e anche l’autolesionismo. 

Paura e rabbia nei giovani

I dati dell’ultimo sondaggio dell’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, Tecnologie, GAP e cyberbullismo) in collaborazione con Skuola.net, hanno preso in esame un campione di 4935 giovani di età compresa tra gli 8 e i 19 anni. Questo lavoro sulla salute mentale dei ragazzi tra pandemia e guerra parla chiaro: 7 giovani su 10 sono arrabbiati proprio a causa della pandemia e preoccupati dalla guerra in Ucraina. Ma c’è di più: se lo psicologo fosse gratuito, 6 su 10 hanno detto che ci andrebbero. I giovani insomma hanno attraversato e continuano ad attraversare un periodo delicatissimo dal punto di vista psicologico e mentale. Quello che colpisce maggiormente è la rabbia di cui molti sono preda, un’ira verso ciò che accade ma che si riversa anche contro sé stessi.

Il Presidente di Di.Te., lo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Lavenia sostiene che la rabbia accumulata dai giovani possa intraprendere strade pericolose. 

Ansia e depressione stanno aumentando – sostiene Lavenia – “I ragazzi non fanno più nemmeno domande agli adulti per sapere cosa sta accadendo. Trovano tutte le informazioni online e non sempre su siti istituzionali o da fonti affidabili. Pensano di avere le risposte già sul loro smartphone. Se il tono dell’umore si abbassa, la rabbia aumenta. Diventa un circolo vizioso che può avere conseguenze devastanti” (Sondaggio Associazione nazionale Di.Te.).

Tendenza all’isolamento nei giovani

Sottolinea un dato preoccupante, il direttore di Skuola.net, un sito molto seguito dagli studenti, Daniele Grassucci

È preoccupante” – sostiene Grassucci – “che il mondo degli adulti ignori quanto sia diffuso il disagio psicologico dei nostri bambini, adolescenti e dei giovani. Infatti il 40% dei ragazzi e il 60% delle ragazze coinvolti nella ricerca arrivano ad affermare come nessuno riesca a comprendere il loro stato d’animo

A preoccupare particolarmente – secondo questa ricerca – sono autolesionismo e autoisolamento tra i giovani. I dati sull’autolesionismo sono preoccupanti: oltre 1 ragazzo su 6 dice che negli ultimi mesi ha provato a farsi del male per sfogare il proprio malessere. E su questo ci sono picchi allarmanti tra gli under 16 anni. Sono in aumento anche i casi di autoisolamento: il 18% del campione preso in esame afferma che spesso valuta la prospettiva di non voler più uscire di casa.

Epidemiologia

Ma torniamo ora ai dati epidemiologici che forniscono un’importante fonte di informazione sulle spiegazioni delle differenze di genere. Costituiscono infatti la rappresentazione più accurata dell’espressione dei disturbi nella popolazione generale. La frequenza con cui è possibile riscontrare i disturbi dell’umore nella popolazione generale è molto alta rispetto ad altre patologie o disturbi psichiatrici. Lo studio ESEMeD (European Study on the Epidemiology of Mental Disorders) ha evidenziato alcuni punti.

In Italia la prevalenza di depressione maggiore e distimia nell’arco della vita è pari all’11,2%.
I disturbi unipolari hanno una prevalenza mondiale variabile dal 5% al 25% e sono più diffusi tra le persone di sesso femminile con un rapporto tra i sessi di 2 a 1 e compaiono intorno ai 40 anni.
Il disturbo bipolare rappresenta la sesta causa di invalidità nelle persone tra i 15 e i 44 anni, oltre a costituire la causa più comune di disabilità. La prevalenza della patologia è stimata intorno all’1/1,5%, equamente divisa nei due sessi.

Differenza di genere nei disturbi dell’umore

Andiamo ora nel dettaglio: le donne hanno maggiori probabilità di presentare cicli rapidi e stati misti o comorbilità che differiscono da quelle dei maschi, tra i quali i disturbi dell’alimentazione. 

Le donne con disturbo bipolare I e II hanno maggiore probabilità di presentare sintomi depressivi rispetto ai maschi (APA, 2018). Nel corso degli anni è stato osservato un aumento sostanziale nel rischio di sviluppare disturbi dell’umore tra le donne rispetto agli uomini in campioni clinici.
I risultati confermano che le femmine sono più predisposte dei maschi a sviluppare o essere esposte a fattori che causano depressione unipolare non melanconica e disordine di adattamento con umore depresso. I tassi di incidenza specifici per l’età indicano che le femmine di età superiore ai 15 anni sono più inclini a sviluppare depressione unipolare rispetto ai maschi. E un gap di genere notevole è stato riscontrato anche nella vita media. Tuttavia, non sono emerse differenze di genere nei tassi di incidenza complessiva o specifica dell’età per la depressione con caratteristiche melanconiche e/o psicotiche (compresa la depressione bipolare). I risultati supportano la visione che l’età media di insorgenza di disturbi con caratteristiche depressive non differisce tra i sessi e che le età di insorgenza di tutti i sottotipi di depressione variano notevolmente (Bogren et al., 2017).

Informazione e prevenzione

Ci sono poi alcune cause evidenziate che renderebbero le donne più inclini ai disturbi dell’umore: genetica (es. le femmine hanno un maggior carico genetico per i disturbi dell’umore).
fattori neurobiologici (es. la fluttuazione degli ormoni riproduttivi, la reattività allo stress aumentata nelle donne); maggiore esposizione agli stressor ambientali (es.: stress legato al ruolo, eventi di vita). maggiore prevalenza di fattori di rischio premorbosi per la depressione nelle donne (es.: fattori temperamentali).
Evitando generalizzazioni devianti, è importante ricordare l’importanza di prestare attenzione ai nostri giovani e a tutti quei segnali cosiddetti predittivi. Fondamentale è anche analizzare la situazione per capire che molti atteggiamenti e malesseri sono solo la punta dell’iceberg di un disagio sommerso che spesso i giovani non riescono ad esprimere.

Nel corso di un lungo reportage che ho seguito per il TG1 e Unomattina ho incontrato molti ragazzi che popolavano il cosiddetto “boschetto di Rogoredo” alle porte di Milano. Da questa esperienza che mi ha segnato ho scritto un libro “Next stop Rogoredo”, cercando di dare un piccolo apporto e dire no a chi gira la testa dall’altra parte e finge di non vedere. 

Il bosco di Rogoredo è stato per anni infestato dallo spaccio e da vite di adolescenti distrutti dalla droga. In quel luogo ho visto con chiarezza l’estremizzazione delle sciagure in cui può sfociare un disagio che tra i giovani era già esistente ed è stato, dal mio punto di vista, solo enfatizzato dagli ultimi avvenimenti. Una solitudine forse sottovalutata dalla società, che credo debba intervenire per dare ancora la possibilità di sognare ai nostri ragazzi.

Micaela Palmieri

 Giornalista RAI

Bibliografia

  1. Sondaggio dell’Associazione Nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, tecnologie, GAP e cyberbullismo) in collaborazione con Skuola.net
  2. Bogren, M. et al. (2017) Gender differences in subtypes of depression by first incidence and age of onset: a follow-up of the Lundby population. European Archives of Psychiatry and Clinical Neuroscience, 1-11.
  3. Palmieri C (2013) – Crisi sociale e disagio educativo. Spunti di ricerca pedagogica. Franco Angeli Ed.
  4. Barbagli M, Colombo A, Savona E (2010)- Sociologia della devianza minorile. Il Mulino Ed.
  5. Bardellino T, Meluzzi A (2016) – Società fusa. Runa Ed.
  6. Palmieri M (2020) – Next Stop Rogoredo. Baldini+Castoldi Ed.
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