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Guida romantica a posti perduti

La depressione, l’alcolismo e l’ansia viste da una prospettiva empatica

Nel film “Guida romantica a posti perduti” una curiosa coppia di estranei, ambedue imprigionati in una falsa quotidianità, giunge a patti con il proprio passato. Benno, protagonista maschile del film, ha superato i cinquanta anni e beve fino a sfiancarsi, Allegra, la protagonista femminile, ha la metà degli anni di Benno, fa la blogger di viaggi, ma con abbondante immaginazione.

Tutti e due vivono fingendo e non hanno nessuna voglia di cambiare. Sono vicini di casa senza essersi mai “compresi”, ma un giorno Benno sbaglia pianerottolo e l’inaspettato irrompe nelle loro vite. Il caso porta questa coppia in un “viaggio” verso posti smarriti o abbandonati dove, rinforzandosi a vicenda, i due si riscoprono nella loro esistenza.


Il film “Guida romantica a posti perduti” è stato presentato in anteprima alle Giornate degli Autori durante la 77a Mostra internazionale del cinema di Venezia ed ha introdotto un pochino di aria fresca, sia nel cinema italiano d’autore, che nella narrazione di storie intimiste e dal forte interesse psichiatrico.


La regista Giorgia Farina, che aveva già affrontato tematiche di interesse psichiatrico nel suo precedente film “Ho ucciso Napoleone”, narra la storia di due anime (prima che persone) entrambe turbate da quello che è una patologia mentale. Un disturbo di panico con agorafobia affligge Jasmine Trinca, che interpreta Allegra, una blogger di viaggi che ovviamente non viaggia. Una depressione grave tormenta Clive Owen, attore britannico che interpreta Benno, un presentatore della tv inglese.


Ed è sicuramente quest’ultimo ad essere molto ben delineato nella sua depressione e nella dipendenza da alcool, malattia che lo ha portato praticamente alla cirrosi. Benno rappresenta l’evoluzione di una depressione che da “esistenziale” diventa francamente “maggiore” e rappresenta il peggiore dei modi con cui alcune persone purtroppo la fronteggiano: il ricorso alle sostanze stupefacenti, in questo caso l’alcool.


Il “road movie” (film che si sviluppa prevalentemente in viaggio e che funziona sempre abbastanza bene nel cinema italiano) è un pretesto per raccontare lo sfioramento di due anime sofferenti, la prima mascherata da finta spensieratezza, piena in realtà di paure (Allegra), la seconda (Benno) francamente crepuscolare e che va verso un “desiderio di essere dissolto” autodistruttivo e apparentemente inarrestabile. I luoghi sono un pretesto per fare un viaggio metaforico all’interno di loro e, in fondo di noi stessi. Luoghi che rappresentano fondamentalmente delle metafore della condizione esistenziale di Allegra e Benno.


In Allegra è il non detto ad avere il sopravvento. Le paure che la bloccano sono anche la conseguenza del non volersi affidare, del non cercare una cura, dell’evitamento come stile di vita. Evitamento che stride con la voglia che Allegra ha di vivere la vita: più si evita, meno si vive però. Meno si affrontano le paure con una relazione terapeutica, più ci si immerge in esse. Il panico ti blocca, ti rende quasi incapace di esprimere e riconoscere le proprie emozioni: il chiedere aiuto è fondamentale (De Berardis, 2007). E Allegra trova aiuto in Benno.

È però quest’ultimo personaggio ad essere estremamente sfaccettato e magnetico nel suo delinearsi come non alcolista. La condizione che lo affligge è in realtà proprio una depressione che Benno tenta di autocurare con l’alcool ( Fergusson DM, et al., 2009). Questo è estremamente frequente nelle persone affette da depressione maggiore: alcuni dati hanno mostrato come il 30% circa delle depressioni può essere accompagnato da uso o abuso di alcool ( Polimanti R et al., 2019).

Benno dice di avere “troppi segreti”, ma tra essi c’è il non fidarsi, l’avere perso lo “slancio vitale”, di considerare la vita finita per colpa sua, di vedere il mondo e il futuro completamente “dipinti di nero” per riprendere una famosa canzone dei Rolling Stones. Cosa è questa se non depressione?


Nel film di Giorgia Farina ogni tanto la scrittura si sfilaccia, qualcosa stona e alcuni dialoghi sembrano apparire (volutamente?) fuori contesto. Il panico incontra la depressione e l’abuso di alcool: è un incontro possibile?
Le anime di Allegra e Benno si sfiorano, a volte si toccano e sono i luoghi “perduti” a fare da collante.

Il “luogo” sembra essere la metafora di una relazione terapeutica e un po’ dispiace che la sceneggiatura non abbia il coraggio di osare di più, di affondare nel malessere per ritrarlo nelle sue profondità di dolore. Il “road movie”, in questo caso dell’anima, è una sorta di percorso destinato a fallire o ad avere successo? Chissà. Se vedrete il film lo saprete.


Siamo sicuramente lontani dal dolore della perdita, straordinariamente rappresentato in un film come “Eternal Sunshine of the Spotless Mind”, il film del 2004 del visionario Michel Gondry (del quale mi vergogno a citare l’orribile titolo italiano “Se mi lasci ti cancello”!), che viene esplicitamente citato nel manifesto e in una scena. Ma ammiro il coraggio con cui Giorgia Farina “vede” i suoi personaggi, sempre con simpatia e, soprattutto, empatia, li accarezza con la macchina da presa, li prende per mano, li ama profondamente e li accompagna nel loro percorso di viaggio e di vita.


La fotografia di Timo Salminen è semplicemente perfetta, e c’è, in effetti, qualcosa di Aki Kaurismäki nel film della Farina. Timo Salminen è stato il direttore della fotografia di diversi film del regista finlandese quali ad esempio “Nuvole in viaggio” e “L’uomo senza passato”.

Credo che la scelta di Salminen non sia stata casuale e questo ha giovato moltissimo al film. Così come non si può restare indifferenti quando compare nel film Irène Jacob, sempre splendida e indimenticabile protagonista della “Doppia vita di Veronica” e del “Film Rosso” (film del 1994) del compianto maestro Krzysztof Kieślowski.


Nel panorama asfittico di molto cinema italiano che spesso si crogiola in storie “piccole”, cercando un’inutile e stucchevole impronta d’autore, “Guida romantica a posti perduti” è una boccata d’aria fresca, un piccolo gioiellino che fa ben sperare per il futuro, un film che parla di panico e depressione in modo empatico e mai sciacallesco.  

Domenico De Berardis

Bibliografia
1. De Berardis D, Campanella D, Gambi F, et al.: Alexithymia, fear of bodily sensations, and somatosensory amplification in young outpatients with panic disorder. Psychosomatics. 2007;48(3):239-46.
2. Fergusson DM, Boden JM, Horwood LJ.: Tests of causal links between alcohol abuse or dependence and major depression. Arch Gen Psychiatry. 2009;66(3):260-6.
3. Polimanti R, Peterson RE, Ong JS, et al.: Evidence of causal effect of major depression on alcohol dependence: findings from the psychiatric genomics consortium. Psychol Med. 2019;49(7):1218-26.

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