La vita accanto a persone che soffrono di depressione può essere molto difficile, fonte di fatica e dolore per i cosiddetti caregiver. Si definiscono così familiari, o comunque persone legate da affetto o mansione a persone con disagio, cui danno attenzioni e sostegno.
Chi ha a cuore la salute e il benessere dei propri cari, affetti da disturbi dell’umore, può sentirsi estremamente coinvolto, preoccupato. Di solito è desideroso di fare qualcosa per ridurre la pena del familiare, ma si sente spesso impotente e inefficace nei propri sforzi. In effetti sperimentare l’impossibilità di superare certe difficoltà può portare i caregiver di persone depresse a sviluppare una profonda frustrazione, che si tramuta spesso in rabbia. Si possono nutrire sentimenti di rabbia verso di sé, in quanto “inutile”, verso i sanitari, inefficaci o indifferenti, e verso il familiare, colpevolizzandolo della sua sofferenza. Nello stesso tempo il caregiver si può sentire molto in colpa, perché non riesce a modificare la situazione di disagio del congiunto. Esasperato dalla situazione, può prendersela con lo stesso familiare, per poi pentirsene e nutrire appunto vergogna e colpa (Arenella et al, 2020).
Quale impegno pesa sul caregiver
Va ricordato che a volte i disturbi dell’umore hanno andamento ricorrente, si acutizzano cioè più volte nel corso della vita di una persona. Possono cronicizzarsi per lunghi periodi se non adeguatamente trattati, e/o sviluppare resistenza ai trattamenti. Il perdurare di disagi depressivi spesso determina una generale sofferenza dell’intero nucleo familiare, ancora più acuto quando in casa ci sono dei minori. Spesso al caregiver è implicitamente richiesto di farsi carico sia della gestione di tutte le questioni familiari (economiche, organizzative, relazionali), sia dell’accudimento del congiunto sofferente.
Tutto ciò non fa che aumentare il fardello emotivo che accompagna il disagio psichico. Esso è presente sia in chi ha il disturbo depressivo, sia in chi gli è legato da affetto e vicinanza. Va da sé che il carico che si trova ad esperire il caregiver di persone depresse è comprensibilmente estremamente gravoso (Mc cann et al, 2015).
Cosa si può fare allora per alleviare il peso emotivo
È risaputo che i disturbi dell’umore diverranno il disturbo più frequente e gravoso del nostro tempo. Molto si studia e si scrive sulla depressione, sul suo trattamento e prevenzione, ma poca attenzione è riservata al supporto ai caregiver delle persone depresse. Eppure ciò dovrebbe essere un argomento di primario interesse, vista l’importanza che potrebbe avere nell’incidere con maggior efficacia sul benessere della collettività.
Sostenere adeguatamente i caregiver di coloro che soffrono di depressione potrebbe svolgere un ruolo cruciale nell’aumentare l’efficacia degli interventi terapeutici per i depressi stessi.
Un caregiver più informato, e rinforzato, è sicuramente più disponibile ed efficace nel appoggiare il congiunto depresso (Mc Cann et al, 2015). Magari diviene anche più capace di cooperare con i professionisti che erogano i trattamenti terapeutici, collaborando in modo sinergico alla loro riuscita. In questo periodo in cui le risorse sanitarie patiscono ulteriori criticità e carenze, è una strategia utile e spesso necessaria al buon esito degli interventi.
Che tipo di supporto è opportuno fornire ai caregiver?
La possibilità di accedere a forme di psicoterapia individuale o sistemica per i caregiver può essere esternamente utile, tuttavia tale possibilità è abbastanza rara. Si tratta di un intervento oneroso in termini economici e di tempo, e le risorse professionali, specie nel servizio pubblico, sono molto limitate. È facile quindi capire il motivo per cui sta divenendo sempre più importante la risorsa costituita dall’auto aiuto. È necessario costituire interventi di gruppo dedicati ai caregiver di persone con disturbi dell’umore.
Questo tipo di intervento consente di raggiungere in modo più veloce ampi numeri di persone ed è economico. Può essere sviluppato integrando anche elementi di informazione e psico-educazione su temi di interesse cruciale, spaziando su vari argomenti (farmacoterapia, psicoterapia, comunicazione, servizi disponibili). Alla utilità del confronto e della condivisione tra pari si unisce anche il contributo di professionisti o comunque facilitatori, che possono parteciparvi su richiesta. Si forniscono quindi le informazioni più utili a vivere con maggior serenità e consapevolezza il problema (Mc Cann et al, 2015).
Gruppi di Auto aiuto come risorsa fondamentale per il caregiver
La presenza di disagi psicologici, come i disturbi dell’umore, spesso distorce in modo altamente disfunzionale la comunicazione e in generale le relazioni all’interno della famiglia. Ad esempio si tende a emarginare la persona malata come inetta (“di te non ci si può fidare, non sei in grado di farlo”). O a colpevolizzarla (“dai che dipende solo da te, puoi farcela se lo vuoi”). O ancora a iper-responsabilizzarla (“è colpa tua se stiamo male, ci fai soffrire”). Avere uno spazio di condivisione con altri caregiver aiuta ad allentare la tensione, il senso di solitudine. Può aumentare la coscienza di ciò che si sta vivendo e può quindi fornire strumenti utili a disinnescare le cosiddette “trappole comunicative” (Arenella et al, 2020).
Avere le corrette informazioni sulle possibilità di cura riesce in effetti a ridurre aspettative eccessive o, di contro, atteggiamenti disillusi e poco costruttivi. Sentirsi meno soli aiuta molto anche a migliorare la comunicazione in famiglia. Inoltre avere un confronto con chi vive esperienze simili e ci comprende riduce l’isolamento, lo stigma e la vergogna che accompagna il disagio mentale e depressivo.
In generale possiamo dire che offrire l’auto aiuto alle persone che sono accanto al paziente depresso può costituire una strategia migliorativa nel trattamento del disturbo.
D’altra parte, sostenere i caregiver in modo adeguato, tempestivo e continuativo, è un mezzo fondamentale di ristoro per il benessere psicologico della famiglia e della collettività.
Wilma Di Napoli
Bibliografia
- Arenella K., Steffen A. Self reassurance and Self efficacy for controlling upsetting thouths predict depression, anxiety and perceived stress in help seeking female family caregivers. International Psychogeriatrics. Vol 12 Iss2, 2019.
- Mc Cann T., Songprakun W., Stephenson W. Effectiveness of guided self help in decreasing espressed emotion in family caregivers of people diagnosed with depression in Thailand: a randomised trial. BMC Psychiatry 15, n 258, 2015.
- Mc Cann T., Songprakun W., Stephenson J. Effiacy of a self-help manual in increasing resilience in carers of adults with depression in Thailand. International Journal of Mental Health Nursing. Vol 25 Iss 1/ p 62-70, 2015.