Il disturbo schizoaffettivo è una patologia psichiatrica estremamente invalidante, si caratterizza da una combinazione di sintomi psicotici e depressivi. La persona che viene colpita da tale disabilità non sempre viene subito diagnosticata. Questo determina un allungamento dello stato di malessere spesso associato a situazioni fallimentari che tendono a portare la persona in un vortice patologico.
Cause ed incidenza del disturbo schizoaffettivo
Si presuppone che l’insorgenza del disturbo schizoaffettivo sia determinato da più fattori che agiscono prevalentemente su aspetti biologici, organici, psicologici e sociali.
Dal punto di vista epidemiologico la patologia ha un’incidenza nella popolazione di circa 3‰, prevalentemente nelle donne con l’insorgenza in tarda adolescenza e in età adulta. Mentre il tasso di suicidio raggiunge il 5% nei soggetti affetti da tale disturbo (DSM-5, 2014).
I soggetti più predisposti hanno tra i familiari persone con disturbo schizofrenico e/o disturbi del tono dell’umore.
Sintomi
I soggetti con tale patologia alternano fasi del tono dell’umore (maniacali e depressive) e stati psicotici di tipo delirante e allucinatorio. La patologia può portare ad un appiattimento delle relazioni sociali e conseguente e progressivo isolamento.
Pensieri negativi, irritabilità, perdita dell’appetito, eloquio disorganizzato sono alcuni dei sintomi della patologia.
Il quadro clinico del disturbo schizoaffettivo può peggiorare e determinare un disturbo schizofrenico e in altri casi il disturbo schizoaffettivo precede un disturbo del tono dell’umore.
Diagnosi del disturbo schizoaffettivo
Il medico specialista formula la diagnosi di disturbo schizoaffettivo quando sono presenti nel paziente il disturbo psicotico e il disturbo del tono dell’umore. Se persistono deliri o allucinazioni per 2 o più settimane. Il disturbo non è attribuibile se il paziente ha effetti da abuso di sostanze e/o famaci o altra condizione medica.
Trattamento
Se la persona non viene trattata adeguatamente e in tempi ragionevoli si può assistere ad una chiusura sociale. Questo determina un progressivo isolamento dal contesto dei pari e successivamente, seppur meno frequente, anche dal nucleo familiare d’origine.
In questo caso, come in tutti i casi di disturbo mentale, per la buona riuscita del trattamento è condizione necessaria e imprescindibile la compliance del paziente. Se l’utente ha una motivazione indiretta, ciò sospinto anche solo da un familiare è comunque un buon punto di partenza. Comunque la motivazione interna dell’utente è il primo aspetto su cui lavorare.
Il trattamento del disturbo schizoaffettivo si caratterizza da interventi coordinati, preferibilmente in contesto di equipe multidisciplinare, di tipo:
Farmacologico: per ridurre i sintomi psicotici e la flessione del tono dell’umore. Figura professionale indicata: medico psichiatra.
Psicoterapia: per aumentare la consapevolezza della propria patologia e gestione dei sintomi negativi, lavorando sulle competenze residue, la gestione delle relazioni con i pari se presenti e con i familiari. Figura professionale indicata: psicoterapeuta.
Supporto sociale: interventi sociali per ripristinare una vita socialmente accettabile. Necessario lavorare su aree vitali, individuando gli obiettivi condivisi e sostenuti dal paziente, lavorando quotidianamente su motivazioni strumentali, intrapersonali e interpersonali. Figura professionale indicata: educatore professionale.
Wladimir Fezza
Psicologo e Titolare Scacco Matto srl
Bibliografia
DSM-5 (2014). Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Edizione Italiana di Massimo Biondi, Ed. Raffaello Cortina.