Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

Memoria autobiografica e depressione

La memoria autobiografia ha un ruolo importante. I ricordi del passato colorano la nostra vita presente. Ma sono sempre attendibili i nostri ricordi? O risentono dello stato dell’umore attuale? Le neuroscienze ci possono aiutare a dipanare la matassa.

Memoria autobiografica: a cosa ci serve?

La memoria autobiografica ci permette di immagazzinare gli eventi della nostra vita e a recuperarli quando ci servono. Questi ricordi costituiscono la nostra identità personale attuale. La memoria autobiografica ci consente di risolvere i problemi della vita quotidiana e di progettare il futuro. Sembrerebbe tutto facile. Ci accorgiamo che non è così quando iniziamo ad aver dubbi sull’esattezza dei nostri ricordi. Quando la consorte alla rievocazione del nostro matrimonio sbotta con un: «ma non ricordi neppure come mi ha trattato tua madre!».

A quel punto la memoria autobiografica rievocando situazioni simili ci consente di assecondare, seppur dubbiosi, per affrontare con serenità il nostro futuro. A questo ci serve la memoria autobiografica: a sopravvivere.

Memoria autobiografica «overgeneral»

Il problema diventa ancora più complesso quando dobbiamo ricordare con precisione gli eventi e le emozioni provate in quel momento. Ricordiamo con precisione cosa ci è successo?  Quali emozioni e quali significati abbiamo dato in quel momento a quell’evento? Tutto inizia a diventare confuso. Quando iniziamo a temere che le emozioni provate siano solo il frutto dello stato emotivo attuale la colpa non è nostra ma è della “overgeneral memory» (Baddeley et al., 2021).

È una forma generalizzata della memoria autobiografia. È una tendenza a inserire i ricordi di un evento in categoria; insomma, a generalizzare. Questa memoria rende difficile il recupero di ricordi specifici di eventi specifici. Ancora di più; questo tipo di memoria autobiografica agisce sul recupero dei vissuti emotivi provati in quel momento. Diventa una sorta di cortina fumogena annebbiando i nostri ricordi.

Memoria autobiografica e depressione

Questo fenomeno è stato studiato in diversi disturbi psichiatrici, tra cui nella depressione e nel disturbo da stress post-traumatico. Nella depressione la memoria autobiografica “overgeneral (ipergeneralizzata)” trova terreno fertile. I pazienti affetti da depressione hanno la tendenza a dare risposte categoriali, a generalizzare i ricordi.

Cosa vuol dire? Quando ricordano un evento lo inseriscono in un contesto più ampio. Ad esempio: «quando viene chiesto di rievocare un ricordo specifico del periodo dell’università, rispondono con un categorico: “Dovevo sostenere gli esami”» (Sorenson, 2015). Nella depressione esistono processi cognitivi alterati e anche la memoria autobiografica «overgeneral» lo è.

Memoria autobiografica episodica e semantica nelle depressioni

La memoria autobiografica «overgeneral» può essere associata a due tipi di memoria, la memoria episodica e la memoria semantica. Qual è il loro ruolo nella depressione?

La memoria episodica è la memoria di un evento. Contiene i dettagli di come, quanto e dove si è verificato. I dettagli possono essere ricchi o poveri, scarni o complessi. Viene anche descritta come una «sorta di viaggio mentale nel tempo». La memoria semantica è, invece, la memoria di un fatto, di una informazione senza i dettagli contenuti in quella esperienza. È la memoria dei nomi, di luoghi e degli oggetti di quell’evento vissuto. Nei pazienti depressi è la memoria episodica a essere quella maggiormente compromessa.

I colori della memoria autobiografia nella depressione

Nella depressione non funziona bene né la memoria semantica né la memoria episodica. Tutto ciò è dovuto alla aberrazione di circuiti neuronali cerebrali specifici. Nella depressione c’è il fallimento della memoria autobiografica “overgeneral”. Le prestazioni dei pazienti affetti da depressione sono spesso un fallimento. In parole più semplici, la persona affetta da depressione ha difficoltà a selezionare ricordi specifici da un sottofondo in quanto li insereiscono in un complesso più ampio (Hallford et al., 2021).

I ricordi diventano” un minestrone in una zuppa”. La persona con depressione non solo produce i ricordi in maniera meno specifica, ma li colora tutti in un colore grigio. È lo stesso colore attuale e futuro. Però i depressi ricordano altro. Ricordano i nomi, i luoghi, gli oggetti in quanto la loro memoria semantica è meglio conservata. Tutto sempre colorato di “cinquanta sfumature di grigio”.

Memoria autobiografica, sistemi neuronali e depressione

Oramai è accertato che la rievocazione dei ricordi dipende da aree specifiche del cervello. La memoria autobiografica “risiede” soprattutto nell’ippocampo e nella corteccia del lobo temporale medio (MTL).  Cosa succede nelle persone affette da depressione? Senza rischiare di fare “di ogni erba un fascio” possiamo affermare che nella persona con depressione, spesso, succedono “memorie…strane”.  

Le persone affette da depressione hanno un volume dell’ippocampo più piccolo. Quando viene attivato l’ippocampo sembra andare in difficoltà.  Questa funzione alterata è associata direttamente con delle alterazioni del recupero dei ricordi causate dalla memoria autobiografica «overgeneral».

Ovviamente non è tutto così semplice in quanto nel malfunzionamento della memoria autobiografica entrano in scena altri attori. I principali sono il paraippocampo, la corteccia del cingolo latero-parietale e del cingolo posteriore. Ma questa è un’altra storia, anche perché l’atto di ricordare è molto più complesso di quanto sintetizzato finora (Kredlow et al. 2024).

“Reintegrazione corticale” e memoria autobiografica

Nel ricordare sono coinvolte diverse aree cerebrali. Quando si ricorda la memoria attraversa le aree delle emozioni, delle percezioni, del dolore. Si manifesta ciò che Danker e Anderson (2010) chiamano “reintegrazione corticale”.

Durante le rievocazioni si attivano infatti diverse regioni cerebrali. Sono quelle responsabili della vista, degli odori e dei sapori, dei suoni, delle emozioni, ma anche dei ritmi fisiologici. La reintegrazione corticale durante la rievocazione di un ricordo riflette una esperienza vissuta nella sua complessità. Ma se queste strutture corticali hanno una funzione alterata così come succede nella depressione il risultato della rievocazione della memoria autobiografica può essere “un disastro”.

L’ippocampo durante la decodifica di un ricordo riceve input dalla corteccia cerebrale superiore che sono alterati dal tono dell’umore presente. Il ricordo dell’esperienza vissuta elaborata nell’ippocampo viene reinviata alla corteccia cerebrale che attiva lo schema dell’attività cerebrale vissute in quel momento. L’intero circuito corticale si posiziona in «modalità depressione».

Conclusioni

La memoria autobiografica delle persone con depressione è alterata. Risente della integrazione delle diverse attività dei circuiti del cervello responsabili del mantenimento di un equilibrio che è alterato nella depressione.

Il tono dell’umore attuale colora anche gli eventi passati che non fanno altro che rinforzare negativamente il presente. La diagnosi e la cura diventano l’unica strategia possibile per diradare la nebbia della sofferenza attraverso una rimodulazione dell’equilibrio delle attività cerebrali e psicologiche. Sto meglio, penso meglio e ricordo meglio. Per lo meno così mi sembra di ricordare

Francesco Franza

Suggerimenti bibliografici

  1. Baddeley A, Eysenck MW, Anderson MC. La memoria. Il Mulino; 2° edizione, 2021
  2. Danker JF, Anderson JR. The ghosts of brain states past: remembering reactivates the brain regions engaged during encoding. Psychol Bull. 2010;136(1):87-102.
  3. Hallford DJ, Rusanov D, Yeow JJE, Barry TJ. Overgeneral and specific autobiographical memory predict the course of depression: an updated meta-analysis. Psychol Med. 2021;51(6):909-926.
  4. Kredlow MA, Fitzgerald HE, Carpenter JK, et al. Recurrent negative autobiographical memories and mental health. J Mood Anxiety Disord. 2024;8:100074.
  5. Sorenson JE. Overgeneral autobiographical memory in major depressive disorder is associated with abnormal neural activity during retrieval. Stanford University, 2015

Foto: Envato Elements

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