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La Melancholia I di Dürer

L’arte come via di uscita dal “male di vivere”

Nei giorni nostri il confine tra melancholia e depressione è labile. Nella depressione tipica dell’uomo contemporaneo la malinconia si trasforma in una gabbia statica dove la creatività muore: la depressione. L’opera di Dürer, invece, ci porta a cambiare prospettiva ed il melanconico è colui che “fa”. Il malinconico è il genio e per genio intendiamo “colui che genera”, che produce possibilità di vita.


Una delle più celebri incisioni di Dürer, “Melancholia ” è un’opera che suscita un grande fascino. La produzione artistica di Dürer è notevole, sono più di tremila le opere che ci ha lasciato e a cavallo tra il 1507 e il 1514 realizza tre incisioni, tre grandi capolavori: il “Cavaliere e la Morte”, “San Girolamo” e, appunto, “Melancholia”.

Attraverso queste opere comprendiamo come Dürer sia venuto a contatto con i fondamenti della filosofia umanistica delle teorie di Marsilio Ficino e della pittura di Gentile e Giovanni Bellini e di Andrea Mantegna.


“Melancholia I” è un’opera, che pur oggetto di interpretazioni controverse, può rappresentare il simbolo di uno stato d’animo inquieto che determina un modo di essere: la melanconia.

Descrizione dell’opera

Nella penombra del crepuscolo una fanciulla alata siede in una terrazza, circondata da oggetti di vario tipo, tutti simboli appartenenti al mondo dell’alchimia. Secondo l’astrologia, l’alchimia era dominata dal pianeta Saturno, che era legato al sentimento della malinconia e al temperamento melanconico.

Una mano è appoggiata alla testa, in un atteggiamento pensoso e con l’altra impugna un compasso. Un cane dorme ai suoi piedi e un cherubino è seduto sopra una macina. Dietro appare uno strano edificio che affianca uno specchio d’acqua sopra il quale un pipistrello mostra un cartiglio con la scritta «MELENCOLIA I».

La fanciulla alata con il capo chino ha lo sguardo perso nel vuoto e assume la posizione evidente di tutti i malinconici. Seduta, con un pugno appoggiato alla guancia per reggere il peso della testa, sembra incapace di agire. I suoi occhi sono diretti verso un orizzonte che noi non vediamo e per molti studiosi questo vagare dello sguardo verso l’infinito, rappresenta lo stato d’animo dell’artista, oscillante tra attimi di “genialità” e di malinconia profonda.

Valutazione simbolica della Melancholia di Durer


Cosa rappresenta la”Melancholia I” di Dürer? Una “malattia” che colpisce l’uomo di “genio”? La”Melancholia” di Dürer è una malattia? In “Problema XXX, I” per Aristotele la bile nera (melaina kole) porta i grandi uomini a uno stato “melanconico per eccesso di umanità”.

“Tutti gli uomini veramente di rilievo, che si siano distinti in filosofia, in politica, in poesia, o nelle arti, sono melanconici. Alcuni di essi lo sono al punto che soffrono per il malessere prodotto dalla bile nera”.


Nella società moderna, la malinconia è stata vista solamente come stato d’animo negativo, come passo prossimo alla depressione e quindi malattia da curare. Ma nel passato non fu così.

Aspetti positivi della malinconia

La Melancholia I di Dürer vuole rappresentare la melancolia dell’artista/alchimista, è espressione di privilegio, di qualità geniale. Qui c’è un cambio di prospettiva, la melanconia del pittore non rappresenta una patologia ma uno stato di perplessità, una elevazione spirituale. Una condizione moderna di inquietudine e malessere, una esaltazione del temperamento melanconico. Il privilegio della genialità.

Procedendo a ritroso nel tempo, l’immagine del melanconico si arricchisce di un’apertura, della quale l’uomo contemporaneo non sembra subire il fascino. Il melanconico è colui che fa azioni atipiche, ma soprattutto è colui che “fa”. Il malinconico è il genio, laddove per genio intendiamo “colui che genera”, che produce.

La malinconia – che Victor Hugo definiva la “gioia di sentirsi triste” – va intesa, quindi, come condizione attiva che si nutre di emozioni che lasciano intendere dinamicità e possibilità di vita.

Nei giorni nostri, invece, il confine tra melanconia e depressione è labile e nella depressione tipica dell’uomo contemporaneo la malinconia si trasforma in una gabbia statica dove la creatività muore. Forse il disegno di Dürer ci insegna proprio questo, tra il chiaroscuro bisogna cogliere il potere dei simboli che inevitabilmente ci spinge ad andare oltre la misera condizione umana.

Leonardo Mendolicchio

Bibliografia

  1. Aristotele: “Problema XXX, I, Perché tutti gli uomini straordinari sono melanconici. A cura di Bruno Centrone, Ed. ETS . Parva Philosophica, 2018.
  2. Achille Bonito Oliva: “Preferirei di no” Cinque stanze tra arte e depressione. Electa. Milano, 1994.
  3. Panofsky, Albrecht Dürer, Princeton, 1943; trad. it. La vita e le opere di Albrecht Dürer, Milano, Feltrinelli 1967

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