Ogni generazione sceglie il proprio modo di comunicare per portare alla luce la difficoltà di crescere e diventare adulti. Quasi sempre questi canali assumono una piega violenta, conflittuale, in linea con il bisogno di ribellione dei giovani, espresso con la violenza filio-parentale.
In passato movimenti giovanili hanno contestato la società con azioni politiche aggressive verso le istituzioni e il potere. La contestazione, poi, si è insinuata nelle famiglie, mettendo in discussione ruoli sociali che esistevano da secoli. In questo modo l’autorità del padre è venuta meno, il rapporto con i professori e le figure autorevoli ha perso quel rigore che li caratterizzava.
La contestazione degli anni settanta e ottanta era carica di ideologia. Rinnegava i valori nei quali i giovani erano cresciuti e sognava un mondo nuovo e migliore.
Ad essa è seguito un vuoto di contenuti che ha lasciato le nuove generazioni prive di riferimenti valoriali. I giovani delle generazioni odierne crescono in un dorato benessere, rivolgono i loro interessi al quotidiano, ai videogiochi, alle uscite del sabato sera. Una generazione placida, apparentemente serena ma, per varie ragioni, profondamente fragile.
La violenza filio-parentale
In quest’atmosfera di apparente pacificazione compare il fenomeno della violenza filio-parentale che lascia sgomenti gli adulti e gli stessi operatori di salute mentale.
Il fenomeno è in notevole sviluppo in tutto il mondo occidentale e coinvolge un numero crescente di famiglie. Tanto da attirare l’attenzione degli psicologi e degli psichiatri. Non si tratta della violenza occasionale che colpiva qualche sventurata famiglia, tantomeno della violenza che è conseguenza di una malattia mentale. Abbiamo a che fare con una violenza gratuita, agita da giovani che stanno bene. Giovani che spesso, in contesti diversi dalla famiglia, sono educati e tranquilli. E che in famiglia diventano tiranni.
La violenza filio-parentale si manifesta insultando e picchiando il genitore, ma anche distruggendo beni e oggetti familiari.
È una forma di violenza priva di contenuti ideologici: non si contesta l’autorità genitoriale quanto il fatto che il genitore non esaudisce i desideri del giovane. Si litiga per un “no!”, oppure per ricevere più denaro. Anche solo per il fatto che il genitore ha cercato timidamente di rimproverare il proprio figlio. Si picchia per ragioni banali e ingiustificate.
Le vittime della violenza filio-parentale sono i genitori che vedono distrutta la propria immagine e il proprio ruolo e sono colpiti nella propria dignità personale. Ma anche gli stessi ragazzi sono vittime delle loro azioni perché uccidendo simbolicamente i genitori restano privi di una guida rassicurante e affettuosa.
Interventi operativi
Occuparsi di questo fenomeno è molto complesso. L’esperto deve gestire genitori molto fragili e ragazzi smarriti ma anche pericolosi. A volte è necessario il ricorso alle forze dell’ordine e ciò crea lacerazioni dolorose nel nucleo familiare.
L’esperto che si occupa di questi problemi si ritrova solo e percepisce i limiti dei mezzi di cura che ha disposizione. È auspicabile il ricorso a strumenti nuovi che indirizzino questi giovani verso percorsi di cura e non di punizione.
La violenza filio-parentale è, insomma, un fenomeno da scoprire, studiare e conoscere. Scontiamo una sua scarsa conoscenza che ritarda il ricorso alla cura. Le ricerche ci dicono che l’intervento precoce ottiene buoni risultati. Le famiglie, invece, si rivolgono tardivamente allo psicologo quando non hanno più alcun controllo sul figlio.
Cosa fare con questi ragazzi?
Il modo di intervenire è quello di recuperare una comunicazione familiare che passi attraverso il dialogo. Si cerca di insegnare ad esprimere i propri bisogni senza ricorrere alla violenza. Si punta a ricostruire relazioni serene tra genitori e figli. Occorre una specifica esperienza per interagire in situazioni di altissima conflittualità. Tuttavia un lavoro ben svolto porta a buoni risultati. Specie se l’intervento è precoce. Occorre quindi puntare sulla cura e la prevenzione per arginare questo triste fenomeno.
Migliorare la capacità di intervenire su questo problema è una sfida da cogliere perché il fenomeno è destinato a crescere nei prossimi anni. Diventa importante costruire sul territorio punti di riferimento per chi vive questo tipo di disagio. Anche il ruolo delle istituzioni deve essere ripensato. Intervenire per controllare gli atti violenti in un’ottica non punitiva ma di recupero del giovane diventa fondamentale.
Gino Aldi
Bibliografia
- Aldi G. Restless adolescence and psychopathology: between new ways of being and new psychiatric psychopathologies, Psichiatria Danubina
- Pereira R. Tra segreto e vergogna. La violenza filio-parentale Ed. Bordeaux
- Suigo V., Figli Violenti, Parentale abuso in adolescenza, Franco Angeli