I clinici e i ricercatori racchiudono questi sintomi nel gruppo dei cosiddetti deficit cognitivi della depressione. Essi sono un aspetto importante e centrale della sindrome depressiva e possono avere una diversa gravità e intensità. Queste alterazioni possono causare difficoltà nella vita quotidiana, nelle relazioni sociali, in ambito familiare e lavorativo. I principali deficit cognitivi coinvolti nella depressione riguardano la memoria e la capacità di apprendimento di nuove informazioni (Maj et al, 2020). Questi sintomi sono la manifestazione di alterazioni biologiche e di modificazioni di alcune aree cerebrali?
Deficit cognitivi e alterazioni cerebrali
Lo sviluppo delle neuroscienze degli ultimi anni ha stimolato i ricercatori a trovare la causa biologica di queste alterazioni. La maggior parte dei risultati ha documentato il coinvolgimento di alcune aree cerebrali che sono responsabili della memoria e della regolazione delle emozioni. Queste aree cerebrali sono connesse tra di loro. Esse sono costituite dal sistema limbico, dall’amigdala, dall’ippocampo, parte della corteccia del cingolo, e della corteccia prefrontale e dal nucleus striatus. L’ippocampo è l’area cerebrale maggiormente studiata ed è coinvolta nella memoria e nella regolazione delle emozioni. Nei pazienti depressi è stata trovata costantemente una piccola riduzione del volume (atrofia) dell’ippocampo in un range compreso tra l’8% e il 19%. È stato dimostrato che nei pazienti depressi nel tempo aumentano sia i deficit cognitivi sia l’atrofia dell’ippocampo (Mancini et al., 2022).
Come diagnosticare i disturbi cognitivi nella depressione
È necessario intercettare e diagnosticare questi sintomi il più presto possibile. Un pronto intervento consentirà di evitare un peggioramento delle alterazioni delle aree cerebrali coinvolte. Per diagnosticare i deficit cognitivi della depressione esistono diversi strumenti di valutazione. La maggior parte di questi strumenti risulta esser poco pratica nell’attività clinica di routine. La loro somministrazione è complessa e costosa e richiede percorsi di formazione da parte degli operatori sanitari. I clinici nella propria attività lavorativa di routine, anche in quella ambulatoriale, dovrebbero valutare attentamente tali deficit cognitivi. Sono necessari, quindi, strumenti di valutazione semplici, di facile somministrazione, accettati dal paziente e sarebbero ripetibili nel tempo. Tra i diversi strumenti di valutazione il THINC-integrated, possiede queste caratteristiche. Può essere somministrato facilmente ai pazienti attraverso una applicazione per telefonini e tablet che si scarica gratuitamente e ha una durata di esecuzione breve (5-8 minuti).
Terapie utili contro i deficit cognitivi della depressione
La presenza del deterioramento cognitivo nei pazienti affetti depressione ha implicazioni significative per la formulazione degli interventi terapeutici. È stato osservato che i farmaci antidepressivi e alcune psicoterapie (la terapia Cognitivo Comportamentale) possono indurre lo sviluppo dei neuroni e migliorare la neurogenesi dell’ippocampo. Per neurogenesi si intende il processo di formazione di nuove cellule nervose. La letteratura scientifica suggerisce, inoltre, di valutare l’assunzione dei farmaci che possono interferire sulle funzioni cognitive e la possibile loro sospensione. Questi comprendono gli antidepressivi triciclici, gli antipsicotici e le benzodiazepine. Le sostanze ricreative (ad es., Cannabis), che interferiscono con le funzioni cognitive dovrebbero essere evitate. Anche il miglioramento della qualità del sonno agisce positivamente sulle funzioni cognitive dei pazienti depressi. Altre terapie comprendono il rimedio cognitivo l’esercizio fisico e la neurostimolazione (ad es., la stimolazione magnetica transcranica)
Tac cranio e depressione
Negli ultimi anni, le tecniche di immagine cerebrali con la Tomografia computerizzata sono migliorate e hanno permesso di individuare alterazioni in alcune zone cerebrali. Alcuni studi hanno individuato gli effetti delle terapie su queste modificazioni cerebrali. La maggior parte di questi studi ha evidenziato che il trattamento farmacologico con antidepressivi rallenta o riduce la atrofia dell’ippocampo. Altri studi hanno confermato questa tendenza anche con psicoterapia (ad esempio, la CBT). Gli antidepressivi possono proteggere contro la progressiva riduzione dell’ippocampo, migliorare la plasticità neuronale alterata e facilitare lo sviluppo e le relazioni tra nuove cellule nervose. Un recente studio condotto da Tai e collaboratori (2021) ha confermato gli studi precedenti.
Conclusioni
Sia gli antidepressivi, sia la terapia cognitivo comportamentale possono proteggere i pazienti affetti da depressione contro la progressiva riduzione dell’ippocampo. I deficit cognitivi della depressione, così come i deficit della memoria, dell’attenzione e dell’apprendimento possono giovarsi della terapia. È indispensabile conoscerli, diagnosticarli e trattarli per migliorare la qualità della vita dei soggetti depressi.
Francesco Franza
Bibliografia
- Mancini A, de Iure A, Picconi B. “Basic mechanisms of plasticity and learning”. Handb Clin Neurol. 2022;184:21-34.
- Mclntyre R S. “The Thinc.Integraded tool (THINC-it) Screening assessment for cognitive dysfunction: validation in patients with Major Depressive Disorder.” J Clin Psychiatry 2017 Jul;78(7):873-881. doi: 10.4088/JCP.16m11329.
- Maj M et al. “The clinical characterization of the adult patient with depression aimed at personalization of management”. World Psychiatry. 2020 Oct;19(3):269-293.
- Tai HH et al. “Treatment-Specific Hippocampal Subfield Volume Changes With Antidepressant Medication or Cognitive-Behavior Therapy in Treatment-Naive Depression”. Front Psychiatry. 2021 Dec 24;12:718539.