È solito vivere le festività natalizie al lume delle candele che fanno da sfondo alle nostre tavole imbandite, alla festosità delle luci colorate dei numerosi addobbi natalizie. Fuori, alle le spettacolari luminarie che attraggono le nostre menti verso quello che è il periodo più dolce ed aggregante dell’anno. Ma il lume delle candele ci riporta anche alle numerose sfilate di solidarietà, miste a rabbia. Esse durante l’anno, hanno accompagnato il ricordo delle numerose donne scomparse e/o vittime di violenza: vittime di menti dal pensiero distorto o accecate da impulsi irrazionali e distruttivi. Si chiama violenza di genere.
Esistono purtroppo numerose connessioni tra la maschilità e la violenza. Da un lato, gli uomini sono i maggiori responsabili delle violenze e sono spesso conosciuti dalle vittime, si parla di partner, parenti e amici. Dall’altro, si tratta di uomini che appartengono ad ogni livello di istruzione e classe sociale. Solo in misura molto esigua si può parlare di persone con problemi psicologici (Capecchi, 2003).
Cause della violenza di genere
La violenza di genere trova le sue radici nella costruzione sociale delle identità e delle relazioni di genere. Ad esempio la violenza verso le donne fa parte di una cultura sociale di tipo patriarcale che vede la donna subordinata al dominio maschile. Esso percepisce l’altro sesso come “inferiore” “diverso” e “pericoloso”. Il comportamento discriminatorio e spesso violento del maschio non è pertanto l’espressione di una patologia psichiatrica, ma è la conseguenza di un’idea di potere e di superiorità del maschio. La società ha costruito tale convinzione creando così una disparità di genere e di ruoli e quindi di poteri asimmetrici, (Ruspini E.,2003). In un’epoca, la nostra, caratterizzata da grandi mutamenti sociali e tecnologici ed in cui è fortemente avvertita la necessità di comprendere ed applicare i concetti di parità e di pari opportunità di genere, si assiste spesso ad un atteggiamento cieco e sordo a tali istanze. Alcuni uomini hanno accettato tali sollecitazioni, altri le hanno rifiutate reagendo con paura e aggressività.
Conseguenze
L’abitudine di molti uomini a considerarsi “naturali” titolari di potere può innescare reazioni violente se tale convinzione viene messa in discussione. Tale fenomeno, laddove si verifica, è molto evidente in ambito familiare dove si consumano più frequentemente le più disparate forme di vessazioni e maltrattamenti, fino ai femminicidi.
La violenza provoca gravi conseguenze, alcune con esito fatale. Le donne vittime di violenza, oltre alle lesioni fisiche sono più esposte ad attacchi di panico, depressione, scarsa autostima, disturbi del sonno e dell’alimentazione, alcolismo, disfunzioni sessuali. Essi rappresentano l’esito di esperienze traumatiche (cumulative) che riguardano prevalentemente traumi interpersonali in cui sono inclusi l’abuso fisico, sessuale e l’abuso emotivo (DSM-5).
Forme di violenza di genere
La violenza di genere comprende una serie di atti di violenza di natura fisica, psicologica, sessuale ed economica. È compresa anche solo la minaccia di compiere tali atti, nonché la coercizione e la privazione arbitraria della libertà, sia in ambito domestico che extradomestico.
Quella fisica è la forma di violenza più visibile, perché comporta l’uso della forza contro le vittime, producendo danni evidenti. La violenza psicologica comprende, fra l’altro, intimidazioni, minacce, umiliazioni e disprezzo, sia in pubblico che in privato, isolamento sociale della vittima. L’obiettivo è quello di minare l’autostima, la fiducia in sé e la capacità di autodeterminarsi. Questa forma di violenza è indubbiamente collegata a tutte le altre. Il vero obiettivo dell’uomo che picchia, che minaccia, che disprezza, che violenta economicamente o sessualmente la propria compagna è, in definitiva, mostrarle che è lui a detenere il potere ed il controllo. Egli vuole indurre la vittima ad uno stato di soggezione e dipendenza fisica e psicologica.
La vittima, ovvero la donna, purtroppo, a volte, subisce tali aggressioni perché si sente sola e teme reazioni violente. Giustifica ed accetta tali comportamenti come fisiologiche espressioni di un rapporto asimmetrico o, infine, non è consapevole della loro natura e della loro portata. Di regola prevale il timore di avviare una lotta impari che la vede perdente e sopraffatta.
Lo stato psicologico frustrato ed impaurito non la sostiene a mettere in atto strategie difensive di fuga e di denuncia.
Anche lo stalking può essere considerato una forma di violenza di genere. Esso è caratterizzato da ripetute condotte persecutorie nei confronti di un’altra persona messa in una condizione di blocco emotivo ed incapace di trovare soluzioni. Non per ultimo, ricordiamo la violenza subita nel contesto lavorativo, in cui si parla di molestie sessuali sul lavoro e di mobbing basato sul genere.
Conclusioni
È sicuramente vero che le donne possono contare oggi su una più incisiva tutela giuridica, basti pensare al cosiddetto “Codice Rosso” e alle varie circostanze aggravanti da questo previste. Ma è altrettanto vero che se per un verso le sole leggi non bastano a operare da deterrenti, scoraggiando gli uomini a usare violenza contro le donne, per un altro queste ultime forse non si sentono adeguatamente comprese e sostenute.
Da qui la necessità di interventi preventivi educativi alla non violenza e di sensibilizzazione culturale alla risoluzione delle problematiche di genere, che coinvolgano la politica, le istituzioni e tutto il tessuto sociale (Ivone V., 2013). Ma è anche la necessità di portare avanti il concetto che l’individuo è dotato di un bene giuridico e morale da tutelare da qualsivoglia sopruso o danno: la sua salute mentale insieme alla sua integrità fisica.
Enza Maierà
Bibliografia
- Capecchi S. Intolleranza alla violenza e in/sicurezza nelle città. Paradigmi interpretativi, in
- Bimbi (2003)
- Ivone, V., (2013). Identità sessuale e diritti della persona nel nuovo millennio. La Camera Blu. Rivista Di Studi Di Genere.
- Ruspini E.,Le identità di genere, Carocci 2003.
- DSM-5 Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, Raffaello Cortina Editore, 2014.