Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

Suggerimenti di umiltà in psichiatria

Il lavoro degli operatori della salute mentale è un duro e ricco di insidie. I servitori di una umanità sofferente devono essere capaci di modulare i saperi e le emozioni con competenza e umiltà. Devono evitare interpretazioni, suggestioni, dottrine rigide e il conseguente caos. Gli operatori della salute mentale devono semplicemente prendersi cura dell’altro. E non è facile.

Mancanza di umiltà

Il 9 aprile 2025 sulla rivista scientifica Psychiatric Times è uscito un articolo che parla dei rischi e delle trappole in cui i professionisti della salute mentale possono incorrere. Gli autori di questo articolo, Nicolas Badre e David Lehman, sono due psichiatri americani che lavorano e insegnano a San Diego in California. Il loro articolo è intitolato “Tales of Overconfidence: 3 Stories to Refine Psychiatry”. In italiano può essere tradotto con “Storie di eccessiva sicurezza: 3 storie per perfezionare la psichiatria”. Questo articolo parla di storie cliniche, di dignità, di errori, di presunzione ma soprattutto di mancanza di umilità.

Lo scrittore scozzese J.M. Barrie scrisse «La vita è una lunga lezione di umiltà» (Chochinov, 2010). Avere umiltà significa conoscere i limiti delle proprie capacità, delle proprie conoscenze e del proprio ruolo. L’educazione scolastica insegna agli operatori della salute mentale le competenze e i saperi della professione. L’attività lavorativa quotidiana invita alla cautela e alla apertura mentale. Nicolas Badre e David Lehman descrivono tre storie cliniche. Sono storie di sofferenza, di valutazioni, di presunzione diagnostica e terapeutica, di sopravvalutazione e di mancanza umiltà (Franza, 2025).

Le storie

Gli autori dell’articolo per sostenere la necessità di un confronto e in difesa delle evidenze scientifiche in psichiatria raccontano tre storie. Con questi casi clinici Badre e Lehman hanno cercato di dimostrare l’importanza della scelta terapeutica e degli errori che si incorrono in caso di assenza di umiltà. Affermano. Sono racconti di errori, di eccessiva sicurezza, di rigide ideologie e di mancanza di umiltà. I professionisti della salute mentale sono invitati ad affrontare le storie dei propri pazienti «con umiltà e con un sano scetticismo».

La prima storia

Il ricovero di Ray Osheroff al Chestnut Lodge.

La prima storia iniziò nel 1979 quando un uomo di 41 anni, Ray Osheroff, giunse nel prestigioso ospedale psichiatrico del Maryland, il Chestnut Lodge. Soffriva di una depressione grave e disabilitante e quell’ospedale era un luogo famoso per la cura di tale malattia. In quel periodo nel Chestnut Lodge predominava la tradizione psicoanalitica. I farmaci erano visti come inutili o, addirittura, dannosi e pericolosi. A Roy fu diagnosticato un disturbo narcisistico di personalità e fu sottoposto a un intenso programma psicoanalitico.

La situazione clinica non migliorava. Ray era sempre più depresso. Aveva interrotto i rapporti familiari. Dopo sette mesi di terapia aveva perso 40 chili di peso. Badre e Lehman affermano nel loro articolo che «gli antidepressivi erano respinti come cura dalla rigida dottrina psicoanalitica che imperversava al Lodge».  Sotto pressione della madre, Ray lasciò l’ospedale per ricoverarsi presso un altro ospedale meno famoso. Qui iniziò un trattamento farmacologico che determinò nell’arco di un mese il miglioramento dei sintomi della depressione. La visione rigida del Chestnut Lodge associata a una mancanza di umiltà aveva bloccato la guarigione Ray. Questa storia ebbe una grossa risonanza mediatica e giuridica e secondo gli autori «indebolì il dominio freudiano e potenziò i trattamenti biochimici».

La seconda storia

Susannah Cahalan: Riduzionismo psichiatrico.

La seconda storia riguarda il caso di Susannah Cahalan, una giovane report di 24 anni. Anche in questo caso la mancanza di umiltà stava creando un danno irreparabile alla sofferenza di Susannah. La giovane donna iniziò ad avere sintomi di paranoia, di stanchezza e intorpidimento. Successivamente iniziò a presentare convulsioni e uno stato di agitazione psicomotoria. Le ipotesi diagnostiche furono l’astinenza da alcol ed episodio schizofrenico. Le furono somministrati antipsicotici che non risolsero il problema. Anzi la situazione peggiorò fino a quando un neurologo scoprì la vera causa: l’encefalite anti-recettore NMDA. Susannah era stata colpita da una condizione autoimmune che imita la follia. Il suo cervello era sotto attacco del suo stesso sistema immunitario che portava alla esplosione di una sintomatologia psicotica. La ragazza iniziò una terapia con steroidi e plasmaferesi che portò a un rapido miglioramento clinico. «La guarigione di Cahalan, affermano gli autori, ha messo a nudo le insidie ​​della fretta della psichiatria di etichettare piuttosto che indagare».

La terza storia

Laura Delano: Patologizzazione infinita.

È la storia di un lungo cammino di “patologizzazione”. È la storia del lungo cammino psichiatrico di una adolescente, Laura Delano. All’età di 13 anni in seguito a un episodio critico di disagio, di inquietudine, che sfociò in un tentativo di suicidio, Laura consultò uno psichiatra. Già dopo il primo incontro le fu diagnosticato il disturbo bipolare. Iniziò ad assumere stabilizzatori dell’umore e antidepressivi. Iniziò una lunga storia di diagnosi (disturbo depressivo maggiore, disturbo alimentare, abuso di sostanze, disturbo borderline di personalità) e di farmaci (19 farmaci diversi). Poco dopo i venti anni Laura, in seguito a una ulteriore grave crisi, e osservato il fallimento delle terapie utilizzate, decise di separarsi dell’etichetta di “malata di mente”. Con l’aiuto di un altro psichiatria sospese gradualmente i farmaci e iniziò una nuova vita (Delano, 2025). «Le sue memorie pubblicate nel 2025 ritraggono una vita riconquistata – una carriera fiorente, un matrimonio amorevole, 2 figli. Sono la prova di una narrazione più ricca di quanto la psichiatria avesse consentito. (Questa storia) porta tutti a riflettere sulla nostra capacità di riconoscere quando i nostri trattamenti e le nostre etichette possono persistere al di là delle prospettive terapeutiche» (Badre & Lehman D, 2023).

Lezioni di umiltà

«L’eccessiva sicurezza di sé può eclissare la realtà del paziente».

«Le storie di Osheroff, Cahalan e Delano rivelano una verità fondamentale. Il potere della psichiatria non risiede nella rigida fedeltà a un singolo paradigma – psicoanalisi, diagnostica riduttiva o incessante patologizzazione. Risiede nella sua capacità di adattarsi e mettere in discussione sé stessa» (Badre & Lehman D, 2023).

Queste storie devono aiutarci a riflettere, ad evitare etichette. Ci invitano a non ancorarsi a dottrine. Ci inducono ad evitare di restare fermi nel confort delle proprie conoscenze e delle proprie idee. Ogni operatore della salute mentale deve fare un bagno di umiltà. 
Nicolas Badre e David Lehman sostengono che dobbiamo «onorare l’intricata umanità di coloro che serviamo, assicurandoci che la psichiatria rimanga un campo di guarigione, non di arroganza. Se c’è un aspetto che sottolinea l’azione di ciascun professionista sanitario è l’umiltà. L’umiltà emerge dal riconoscimento dei limiti del campo rispetto al vasto panorama della sofferenza umana». 

Considerazioni

Quando un professionista della salute mentale incontra il paziente incontra la sua angoscia, la sua sofferenza e non solo i suoi sintomi. Questi ultimi sono importanti perché consentono al terapeuta sulla base delle proprie conoscenze di analizzare, diagnosticare e curare l’altro. Gli strumenti e il sapere acquisito servono ad evitare che la psichiatria precipiti in una situazione caotica. Gli autori affermano che «senza di questi, la psichiatria rischia di scivolare nel caos, dove le etichette vengono applicate in modo approssimativo tanto da perdere il loro significato. […] eppure, questi modelli a volte vaghi si solidificano in caricature – il farmacologo riduzionista o il guru psicodinamico – e alimentano il tribalismo».

 Contro gli attacchi e le critiche ideologiche che non hanno alcun fondamento scientifico è necessario alzare uno scudo. È necessario, oggi più che mai, alzare una difesa dei modelli scientifici e culturali, ma senza innamorarsene. Bisogna restare vigili e in costante critica e rivisitazione. I pregiudizi, le dottrine alzano le barriere verso l’umanità sofferente (Badre & Lehman D, 2023).

Francesco Franza

Bibliografia

  1. Badre N, Lehman D. Tales of Overconfidence: 3 Stories to Refine Psychiatry. Psychiatric Time April 9, 2025
  2. Chochinov HM. Humility and the practice of medicine: tasting humble pie. CMAJ. 2010;182:1217-8.
  3. Delano L. Unshrunk: The Story of My Psychiatric Treatment Resistance. Viking; 2025.
  4. Franza F. Umiltà e pratica in medicina. 2025. https://www.neamente.com/umilta-e-la-pratica-della-medicina.

Foto: Envato Elements

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