Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

Quando la scuola può

La scuola è un luogo che permette di raggiungere bambini ed adolescenti e fornire loro lezioni fondamentali per la vita che, diversamente, non potrebbero mai ricevere

Nei mesi appena trascorsi abbiamo assistito all’allarme lanciato dai pediatri e dai neuropsichiatri al boom di richieste di aiuto da parte degli adolescenti e dei preadolescenti. Il fenomeno, è destinato a crescere in questo periodo di isolamento forzato e di pressione psicologica i giovani sono più preda a depressione, ansia, disturbi alimentari e sono anche più esposti alla violenza domestica (Salari et al, 2020). I bambini e i ragazzi, indipendentemente dall’età, possono manifestare vissuti di preoccupazione o disagio emotivo durante e a seguito di un’emergenza sanitaria. Possono attivare comportamenti di attaccamento verso chi si prende cura, sentirsi ansiosi, ritirarsi, sentirsi arrabbiati o agitati, avere incubi notturni, enuresi, frequenti cambiamenti d’umore (CSTS, 2020). Diverse sono state le iniziative di prevenzione attivate a livello nazionale nella scuola per arginare il fenomeno.

Prevenzione nella scuola

Gli interventi di prevenzione in scuola sono basati su due aspetti: uno di contenuto e uno di metodo. Il contenuto punta a definire obiettivi realistici e stimolanti, come affrontare e risolvere i problemi. Come il migliorare la comunicazione, facilitare la collaborazione, promuovere la conoscenza dei sentimenti propri e altrui.

Il metodo consiste nel proporre con esempi adatti alla cultura giovanile una serie di esercitazioni in piccolo gruppo. Oltre la possibilità di commentare in modo costruttivo le prestazioni di chi più si espone nelle esercitazioni.  

Un’indagine sulla salute mentale, condotta dai Centri di Controllo e Prevenzione delle Malattie di Atlanta (USA) è emerso che l’ansia e la depressione sono aumentate.  La causa è dovuta principalmente all’isolamento dai coetanei e per l’interruzione della routine scolastica. Questi fattori hanno hanno contribuito a far crollare la sensazione di stabilità percepita solitamente dai ragazzi (Pappa et al., 2020).

Ancora non abbiamo dati certi sugli effetti della pandemia perché sono ancora in corso. Ma studi in tutto il mondo hanno confermato che i disturbi che si manifestano in adolescenza sono per lo più quelli depressivi. Sicuramente i fattori che contribuiscono maggiormente in questo periodo particolarmente difficile è il mancato contatto interpersonale, causato dalle misure restrittive, dai pensieri negativi e dal mancato scambio con i coetanei.

Non dimentichiamoci che in questa fase della vita emerge il desiderio di autonomia e il sentirsi allo stesso tempo protetti. Se poi consideriamo che l’adolescente ha necessità di confrontarsi con i pari, con il desiderio di emergere a scuola ed in società, il disagio può amplificarsi.

Diventa molto importante, come ha sottolineato lo psichiatra Richard Friedman in un articolo sul New York Times, che sia gli operatori che si occupano di salute mentale, sia i genitori siano più attenti alle richieste degli adolescenti.

Proposte operative

Sarebbe necessario promuovere nuovi servizi di salute mentale, pensati specificamente per la prevenzione delle difficoltà tipiche dell’età adolescenziale. Sarebbe utile proporre contatti regolari con i coetanei, favorire relazioni “strette” con gli adulti fuori casa, come insegnanti e allenatori. Ma questo non basta.

La scuola, infatti, rappresenta il primo vero luogo di scambio tra pari, ed è quindi chiamata a rispondere attraverso azioni di sensibilizzazione e prevenzione nei confronti degli adolescenti. D’altro canto, i genitori dovrebbero incoraggiare i figli introversi a rimanere in contatto con i loro coetanei e condividere i propri sentimenti e i problemi comuni.

Diventa fondamentale preparare i genitori a riconoscere nei loro figli sintomi depressivi e segni che possano far pensare ad una patologia vera e propria.  

Maria Rosaria Juli

 Bibliografia

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