Periodico dell’ EDA Italia Onlus, Associazione Italiana sulla Depressione

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Il familiare curante e le emozioni negative

Come essere forti nonostante la malattia, la capacità di prendersi cura di sé e la corretta gestione delle emozioni negative proteggono il familiare curante dalla depressione e dalle emozioni negative

Il familiare curante offre sostegno alla persona malata, principalmente attraverso l’attivazione delle sue risorse interne. Ciò che è importante è la capacità di essere resilienti, cioè forti e resistenti alle molteplici avversità della malattia. Un aspetto rilevante è la gestione delle emozioni negative.

La letteratura ha cercato di individuare le caratteristiche di queste persone, si è prestata attenzione ai processi psicologici implicati nella risoluzione positiva di eventi critici (Tugade e Fredrikson 2004). La parola resilienza ha origine in fisica, indica la possibilità di un metallo di riprendere la propria forma dopo aver ricevuto un colpo forte.

Potremmo paragonare la vita del familiare curante al medesimo metallo, di fatto è una persona che vive contraccolpi e stress ripetuti. Tutto ciò può provocare una sofferenza psichica importante da cui è possibile riscattarsi.

Emozioni negative del familiare curante

I familiari esposti continuamente alla malattia provano spesso emozioni e sentimenti diversi. Possono sentirsi tristi, scoraggiati, colpevoli, depressi o ansiosi. Il grado di angoscia può essere molto elevato, la persona curante può essere spaventata dall’intensità delle emozioni negative ed entrare in crisi.  

È possibile amare ed odiare allo stesso tempo la persona malata. Ad esempio il familiare curante può prendere la decisione di tenere a casa un familiare e allo stesso tempo desiderare di metterlo in una struttura. La confusione impedisce l’obiettività, si è in balia delle emozioni negative e soli nelle decisioni importanti. La dimensione della malattia è sempre presente nella vita familiare.

Un’emozione piuttosto frequente è la rabbia, si è arrabbiati con la persona malata per il fatto di trovarsi in una situazione senza via d’uscita, la malattia cronica non fa intravedere spiragli di speranza. La rabbia può essere distruttiva e sfociare in comportamenti aggressivi.

Sensi di colpa e depressione

Talvolta sono presenti sensi di colpa intensi, ad esempio, in alcuni momenti si prendono le distanze dalla persona sofferente e dalla malattia, si vorrebbe scappare lontano. Altre volte si ha la sensazione di fare poco, allora si sacrifica tutto, non esiste nient’altro.

È frequente che un familiare di un malato cronico possa sentirsi depresso e scoraggiato così come ansioso o irritabile. Si ha la percezione di affrontare tutto da soli, i carichi emotivi sono elevati.

I problemi della malattia possono sembrare enormi ed insormontabili, in certi casi emerge la depressione nella realtà quotidiana del familiare curante.

Un aiuto per il familiare curante

Sentirsi sempre stanchi è una difficoltà reale che vive il familiare curante in quanto spesso non riposa abbastanza o comunque l’ansia rende difficile il riposo notturno.

In caso di stress psicofisico è fondamentale non tentare di affrontare il problema da soli. È cercare interlocutori esperti che possano rispondere ai propri dubbi, al senso di solitudine e impotenza di fronte alla malattia. Ad un certo punto può essere necessario individuare servizi di supporto interni ed esterni alla famiglia per gestire il malato a lungo termine. Un sostegno emotivo è consigliato nella maggior parte dei familiari che assistono per tanto tempo il malato.

Una testimonianza racconta:

“La malattia in famiglia è arrivata presto, spesso mia madre stava in ospedale e ritornava che aveva bisogno di tutto, così io fin da piccolo ho dovuto aiutare in casa. Tante volte mi veniva una rabbia incredibile, avrei voluto scappare via, mi ricordo di continui mal di pancia, provavo ansia, rabbia e tristezza per la situazione. Sono stati anni per me strazianti e difficili.

Mi sentivo in colpa, pensavo fosse colpa mia e allora cercavo sempre di essere perfetto ed ubbidiente come figlio. Probabilmente ero stressato e depresso. Se volgo uno sguardo al passato, buona parte della mia vita l’ho spesa ad accudire e sostenere, per fortuna ora l’impegno non è così gravoso.

Ciò che mi ha strappato dal pericolo della depressione, ad un certo punto è stato delegare l’accudimento e soprattutto una parte dell’assistenza.  Mi capita di sentirmi stanco e scoraggiato, non è sempre facile. Il ritagliarmi spazi per me è stata un ulteriore conquista che mi sono concesso dopo tanto tempo”.

È possibile allora vivere esperienze emotive di riparazione dopo tanto dolore e sofferenza? Possiamo trasformare la malattia, lo stress in processo di crescita personale?  È possibile superare la crisi depressiva e le emozioni negative attivando tutte le risorse e potenzialità della persona; attraverso un supporto specialistico quando necessario. Il superamento della ferita emotiva permette di ritornare alla vita.

Donatella Costa

Bibliografia   

  • Malaguti E, ”Educarsi alla resilenza: come affrontare crisi e difficoltà per migliorarsi” 2005 Erickson
  • Tugade M. M., Fredrickson, B. L. “Resilent Individual Use Positive Emotions to Bounce Back From negative emotional experiences. Journal of Personality and Social Psychology, 86(2), 320-333
  • Piras J. “Il Caregiver familare” 2020 Book Sprint Edizioni   

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